Nel Marzo 2019 è stata inaugurata una nuova scultura arborea nell’ambito dell’iniziativa UrbArt del Comune. Opera di Marco Zecchinato dal titolo Intus legere.
Particolare del manifesto.Il posto non è molto felice, situato com’è all’incrocio fra Via Sorio e Via Castelfidardo: zona di traffico intenso. Il che non aiuta ad ammirare l’opera, quasi completamente coperta, per di più, da una fittissima segnaletica. Un vero peccato, poiché è una scultura molto interessante. Penso si possa definire una composizione astratta, non sembra avere infatti una forma o figura di riferimento (referente). L’artista pare aver seguito l’andamento del tronco, sottolineando le sinuosità con linee decise (strette e profonde scanalature), e le asperità con ampie zone chiare (scortecciamento). ‘Leggere dentro’, è il motto scelto da Zecchinato. Assecondare le forme di tronco e corteccia ottenendo però qualcosa di qualitativamente diverso. (Particolare del manifesto)Il tronco dà veramente una sensazione di potenza. Ciò nonostante un temporale estivo (2018) ha rotto una grossa branca, facendolo diventare, a detta del Comune, potenzialmente pericoloso. E ciò è bastato per decretarne la morte; senza neanche una perizia, almeno io non l’ho trovata – sarei grato a chi me la segnalasse. (Foto da Google Maps)Così appariva venendo in auto dall’Aeroporto. (Foto Google Maps; non ho purtroppo foto precedenti il taglio, né subito dopo il temporale del Luglio 2018).Anche se molto è rimasto della corteccia originaria, non è facile riconoscere la specie: Salix matsudana Tortuosa, un salice alquanto raro a Padova. Albero da rametti e foglie che crescono in modo contorto disegnando linee sinuose e incerte. Nella foto uno splendido esemplare che abita Riviera Paleocapa.Forse l’artista tracciando linee ondeggianti e vistose volute, intendeva richiamare questa caratteristica della specie.Anche il gioco dei pieni e dei vuoti si presta bene alla scopo.In questa foto dell’Aprile 2019 si distinguono bene i tipici rametti del matsudana. Pochi sparuti rigetti in un ultimo vano tentativo di soddisfare al fabbisogno energetico provocato dall’asportazione delle foglie.
Proprio questi rigetti han dato adito a molte polemiche sull’iniziativa (qui un intervento dell’Assessora Gallani). Operare su una pianta non ancora morta provoca reazioni. Un conto è abbattere un albero, altro è ‘prepararlo’ per ottenerne una scultura. Lui, anche se pesantemente potato, per qualche tempo tende a reagire ai tagli prima di morire. Così una bellissima iniziativa finisce coll’incontrare, in casi come questi, asprissime critiche.
Meglio sarebbe affidare agli scultori piante già morte o lasciare che l’albero emetta eventuali polloni ad ornamento dell’opera artistica. Cosa, fra l’altro, che almeno in questo caso sarebbe stata in sintonia con lo spirito dell’opera, tutta tesa a trovare una simbiosi fra Arte e Natura.Col tempo il legno ha cambiato colore, e l’opera ha guadagnato ulteriore fascino.Ha attecchito anche un piccolo Gelso, e son cresciuti perfino dei funghi, bell’esempio di comportamento spontaneo della piante in città. Speriamo che nessun solerte giardiniere con un malinteso senso della pulizia porti via tutto…