Laurus nobilis L. Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753.
Sempreverde fortemente radicato nel territorio e in tutto il bacino del Mediterraneo, molto amato in cucina, grandemente cantato dai poeti. In città è presente nei giardini pubblici e privati, il motivo è presto detto: è bello, si lascia modellare in dimensioni contenute, non ha bisogno di grandi cure.
I fiori, sia maschili che femminili, presentano residui dell’altro sesso, segno che la pianta deve aver avuto una differenziazione travagliata nel corso dell’evoluzione. Un aspetto curioso e interessantissimo che all’inizio spiazza e disorienta il Cacciatore di Alberi.
Spigolature
L’alloro è un albero dalle forti connotazioni simboliche che andrebbero ricordate, ma il post è diventato un po’ lungo. Dobbiamo fermarci. Ricordiamo soltanto l’amato alloro di Dante, che non a caso fa rima con l’ultimo lavoro, e il Lauro dell’arazzo dell’Incontro tra Fromont e Gerart. Ma non so resistere alla tentazione di citare il Poeta della conchiglia, padovano di adozione. (La targa è in Via Zabarella)
Pascoli
Nell’orto, a Massa – o blocchi di turchese, alpi Apuane! o lunghi intagli azzurri nel celestino, all’orlo del paese!
Un odorato e lucido verziere pieno di frulli, pieno di sussurri, pieno de’ flauti delle capinere.
Nell’aie acuta la magnolia odora, lustra l’arancio popolato d’oro – io, quando al Belvedere era l’aurora, venivo al piede d’uno snello alloro.
Slanciato avanti sopra il muro, al sole dava la chioma. Intorno era un odore, sottil, di vecchio, e forse di viole.
Io sognava: una corsa lungo il puro Frigido, l’oro di capelli sparsi, una fanciulla… Ancora al vecchio muro tremava il lauro che parea slanciarsi.
Un’alba – si sentia di due fringuelli chiaro il francesco mio: la capinera già desta squittinìa di tra i piselli –
tu più non c’eri, o vergine fugace: netto il pedale era tagliato: v’era quel vecchio odore e quella vecchia pace;
il lauro, no. Sarchiava lì vicino Fiore, un ragazzo pieno di bontà. Gli domandai del lauro; e Fiore, chino sopra il sarchiello: Faceva ombra, sa!
E m’accennavi un campo glauco, o Fiore di cavolo cappuccio e cavolfiore.