Sempreverde fortemente radicato nel territorio e in tutto il bacino del Mediterraneo, molto amato in cucina, grandemente cantato dai poeti. In città è presente nei giardini pubblici e privati, il motivo è presto detto: è bello, si lascia modellare in dimensioni contenute, non ha bisogno di grandi cure.
Giardino privato in Via RezzonicoIl tratto di Bacchiglione fra i ponte di Corso Milano e il Ponte San Leonardo; un giardinetto ricavato sull’argine sinistro. Se lasciato crescere indisturbato, come qui in Orto (l’albero più scuro al centro), si innalza parecchio assumendo forma conica; i rami fitti e protesi al cielo gli danno un aspetto compatto ed elegante. I giardinieri approfittano della sua malleabilità per farne siepi, e questo sarebbe il meno……più spesso li potano in improbabili fogge che snaturano e ridicolizzano la povera pianta. Qui al Giardino Storico Treves.Un giardinetto privato. Si notino i polloni ricacciati dal giovane Alloro e le numerose cicatrici sul tronco. E di polloni, che si confondono con tronchi, questo esemplare in Via Orsini ne ha proprio tanti. Visto dall’esterno. Veramente imponente.La foglia è stretta e appuntita sia al vertice che alla base, il colore è verde scuro con venature chiare. Coriacea e lucida sulla pagina superiore, ha bordo finemente ondulato; se stropicciata, emana fragranza di… alloro. Pagina inferiore più chiara. Disposizione alterna.All’inizio della primavere può accadere di trovare sulla pianta contemporaneamente fiori e frutti maturi. Albero dioico – piante con soli fiori femminili e piante con soli fiori maschili. I maschi hanno fioritura esuberante, l’albero cambia addirittura colore in aprile Fiori maschili ricchi di giallissime antereLe antere hanno curiosi sportellini che a maturazione si sollevano scoprendo cavità pollinifere. I fiori femminili sono più chiari, quasi bianchi, e hanno al centro un pistillo verde e lucido; lo stigma è bianco avorio.Per entrambi i generi i fiori sono disposti in piccole infiorescenze a ombrella.
I fiori, sia maschili che femminili, presentano residui dell’altro sesso, segno che la pianta deve aver avuto una differenziazione travagliata nel corso dell’evoluzione. Un aspetto curioso e interessantissimo che all’inizio spiazza e disorienta il Cacciatore di Alberi.
Fiore femminile. Le strane strutture giallognole alla base del pistillo, che si alternano ai petali, sono aborti di stami (staminoidi); composte da un corpo centrale allungato, di colore verdino, e da due appendici giallognole orientate secondo lo stesso asse. Più difficili da osservare, nel fiore maschile, i pistilli sterili: le strutture verde oliva al centro del fiore. Frutti già formati in giugno, ma non ancora maturiSettembre, i frutti ricordano per forma e colore le olive, ma odore e sapore sono completamente diversi.La corteccia è liscia dal colore grigio o talvolta bruno; con l’età si corruga leggermente.Tutti appena possono piantano un alloro: troppo richiesto in cucina. Un giardino privato ricavato fra le mura e le case che si affacciano su Via Volturno; per vederlo bisogna andarci apposta, imbucandosi per un’entrata di servizio nei pressi del Bastione Savonarola. Appena più in là, si incontra un esemplare notevole, cresciuto alquanto scompostamente, ma bello da guardare e toccare. Sulla destra oltre le Mura cinquecentesche le piante che ornano Via Orsini; in fondo si intravvede il Bastione Savonarola. Un esemplare dalla forma simile al Giardino TrevesSempre al Treves, uno dall’aspetto più austero.Il vicino Vicolo Santonini Un fioritissimo e poderoso Alloro in uno slargo di Via Brondolo.L’entrata del Giardino Zantomio, una gemma della città che ancora aspetta una adeguata sistemazione. Dopo essere sfuggita quasi per miracolo dalla furia edilizia che troppo spesso aggredisce questa città. Venezia, le Zattere, sullo sfondo il Campanile di Santo Stefano.Fenologia minimaAreale di orgine
L’alloro è un albero dalle forti connotazioni simboliche che andrebbero ricordate, ma il post è diventato un po’ lungo. Dobbiamo fermarci. Ricordiamo soltanto l’amato alloro di Dante, che non a caso fa rima con l’ultimo lavoro, e il Lauro dell’arazzo dell’Incontro tra Fromont e Gerart. Ma non so resistere alla tentazione di citare il Poeta della conchiglia, padovano di adozione. (La targa è in Via Zabarella)
Odio l’allor che, quando alla foresta le novissime fronde invola il verno, ravviluppato nell’intatta vesta verdeggia eterno. Pompa dei collli; ma la sua verzura gioia non reca all’augellin digiuno; ché la splendida bacca, invan matura, non coglie alcuno. (Egoismo e carità) Il poeta liquida impietosamente il Nostro in due quartine (per gustare tutta la poesia, qui), ma forse è un po’ troppo ingiusto. Anche se non conosco uccelli che se ne cibino, troppo aromatizzati i frutti, le fronde dell’alloro, che sovrastano le altre piante della Macchia mediterranea, forniscono riparo e comodi punti di osservazione agli augellin. Nella foto, Alloro selvatico ai Murazzi, Lido di Venezia.
Aggiornamento
Giardino privato a Città Giardino, il ceppo di uno splendido Alloro mi ha fatto pensare ad una tristissima poesia del Pascoli, Il lauro, Mirice 1905.
Nell’orto, a Massa – o blocchi di turchese, alpi Apuane! o lunghi intagli azzurri nel celestino, all’orlo del paese!
Un odorato e lucido verziere pieno di frulli, pieno di sussurri, pieno de’ flauti delle capinere.
Nell’aie acuta la magnolia odora, lustra l’arancio popolato d’oro – io, quando al Belvedere era l’aurora, venivo al piede d’uno snello alloro.
Slanciato avanti sopra il muro, al sole dava la chioma. Intorno era un odore, sottil, di vecchio, e forse di viole.
Io sognava: una corsa lungo il puro Frigido, l’oro di capelli sparsi, una fanciulla… Ancora al vecchio muro tremava il lauro che parea slanciarsi.
Un’alba – si sentia di due fringuelli chiaro il francesco mio: la capinera già desta squittinìa di tra i piselli –
tu più non c’eri, o vergine fugace: netto il pedale era tagliato: v’era quel vecchio odore e quella vecchia pace;
il lauro, no. Sarchiava lì vicino Fiore, un ragazzo pieno di bontà. Gli domandai del lauro; e Fiore, chino sopra il sarchiello: Faceva ombra, sa!
E m’accennavi un campo glauco, o Fiore di cavolo cappuccio e cavolfiore.