Gli alberi possono essere inseriti per ornamento in un quadro, oppure ritratti per il loro significato simbolico, religioso, mitologico. Ma Corot li dipinge per quello che sono, semplicemente alberi. Individui capaci di stupire e suscitare emozioni, tanto da poter dire che i suoi sono veri e propri ritratti.
C. Corot, Le Catalpa, souvenirs de Ville d’Avray, 1869, Musèe d’Orsay.Che si tratti di catalpa è detto nel titolo, e molti caratteri sembrano confermarlo. Primariamente le ampie foglie mirabilmente tratteggiate. Sembrano come sospese, quasi fluttuanti, ma non è una licenza poetica: la specie ha il picciolo lungo e sottile.
Il colore fa pensare all’autunno, anche se la mancanza dei frutti (i lunghi e esili baccelli) lascia un po’ perplessi. Ma potrebbe dipendere dalla distanza: l’albero è ritratto da un ventina di metri.
Più o meno la stessa distanza da cui è presa questa foto in Orto (presso la Porta Est). Il periodo è metà ottobre, le foglie sono alcune gialle altre ancora verdi con riflessi azzurrognoli e i piccioli non si distinguono come pure i baccelli.Foglia a lamina ampia, vertice pronunciato. In questo particolare della foto precedente si distinguono i piccioli lunghi e sottili e i baccelli alcuni già aperti.La specie fu introdotta proprio in Francia a metà Settecento, e ci piace immaginare la sorpresa dell’artista nel trovarne un esemplare alquanto fuori l’abitato di Ville d’Avray (villaggio a metà strada tra Parigi e Versailles). Di certo doveva essere scappato da qualche giardino, come capita ancora oggi.Areale di origine di Catalpa bignonioides: dalla Louisiana alla Florida.
La scena è ambientata fuori dal paese probabilmente dove cominciava la Foresta demaniale di Fausses Reposes. La Catalpa è al centro circondata da betulle, a giudicare dalle cortecce bianchicce e dalle chiome leggere. Sullo sfondo, dietro il bosco, si vedono le case del villaggio, e all’estrema sinistra, in alto, alberi dalla chioma più scura, forse castagni molto abbondanti nella selva.
Solo tre figure compaiono nel dipinto. A sinistra due giovani donne, una intenta a raccogliere legna, col tipico gesto di chi sta per spezzare un ramo aiutandosi col ginocchio, l’altra in piedi tutta presa a osservare qualcosa che tiene con entrambe le mani. Indossano grembiale, mantellina e copricapo da lavoro. Insomma, si vede che sono a far legna, anche se la più giovane sembra alquanto distratta.Una terza figura, appena visibile sulla destra, cammina trasportando qualcosa di simile a un libro; se fossimo in un’altra epoca, si direbbe un cartone per pizza. La luce viene da sinistra e sembra quella del mattino. Una delle tre grosse branche, in cui si divide il tronco, è completamente in ombra ed è avviluppata da un convolvolo con pochissimi fiori. Questa pianta inizia a fiorire a fine primavera e poi va avanti per tutta l’estate, mentre la catalpa fiorisce tra maggio e giugno; ed è uno spettacolo che non passa inosservato. Insomma, tutto lascia pensare che siamo in settembre, forse anche ottobre.La Catalpa dell’Orto con i suoi tre grossi rami che si dipartono tutti assieme dal tronco.Le catalpe non mancavano di certo in Francia, e Corot deve averne viste molte a Parigi e dintorni. L’esemplare nella foto vive nei Jardin de Luxembourg e sembra molto vecchio. Altrettanto vetusta questa Catalpa che abita il Petit Trianon (Versailles), la targa la fa risalire al tempo di Luigi Filippo (1830-48). Così doveva essere un’adolescente quando Corot dipingeva quella di Ville d’Avray.
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2 pensieri su “Camille Corot e la Catalpa”
Sono lieto che le sia piaciuto. Quanto alle catalpe a Genova, non dovrebbe esserle difficile trovarne negli innumerevoli giardini. In questo periodo punti sui baccelli.
Piacevole leggere questa pagina in cui l’arte è focalizzata dall’esemplare di pianta. Non ho ancora incontrato la Catalpa… Chissà se a Genova c’è un esemplare!
Sono lieto che le sia piaciuto. Quanto alle catalpe a Genova, non dovrebbe esserle difficile trovarne negli innumerevoli giardini. In questo periodo punti sui baccelli.
Piacevole leggere questa pagina in cui l’arte è focalizzata dall’esemplare di pianta. Non ho ancora incontrato la Catalpa… Chissà se a Genova c’è un esemplare!