Il post è dedicato al Melograno nelle arti e nelle lettere oltre che nelle diverse attività umane. Molti i riferimenti di certo dovuti al frutto intensamente colorato e dalla struttura singolarmente composita che si presta a simbolismi di ogni genere.

L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.

Un haiku di O. Hosai (1885-1926), altrettanto fulmineo, ma dal tenore fortemente ironico.
Un frutto di melograno,
bocca aperta che irride
quel mio insulso amore.
I. Iarocci a cura di, Cento haiku, Guanda, 2021, pag. 131

Una coincidenza? o forse una concordanza percettiva a distanza di secoli.
Piene sono le pinacoteche di opere dove compare la pianta, legata com’è a numerosi miti pagani e di altre religioni.

L’abbondanza di semi racchiusi in uno scrigno dalla struttura complessa e misteriosa indica fecondità. Mentre il colore allude al martirio di Cristo, e proprio a quell’orizzonte per ora lontano sembrano rivolti gli sguardi dei due protagonisti. Alcuni angeli sono invece un po’ distratti.




Oltre la balaustra rappresentazione accuratissima di melograno, colpisce la precisione delle foglie oblunghe e a margine intero.

In una rassegna, anche se necessariamente limitata, sul melograno non può mancare un richiamo alla città di Granada in Andalusia che ha fatto del granato il suo simbolo.



A rischio di sembrare un po’ provinciali torniamo a Padova.

