Anche quest’anno Unalberoalgiorno onora il Dantedì, e lo fa dedicando un post al Giardino dell’Eden, così com’è descritto nella Seconda cantica. Per una fortuita coincidenza oggi cade anche la giornata mondiale della poesia.


Primariamente l’ubicazione geografica. Che dovesse essere ad est non c’era alcun dubbio: Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l’uomo (Genesi 2:8); fosse a nord o a sud dell’equatore o proprio su questo circolo massimo, la questione era controversa.

Procedendo dall’alto (punto cardinale Est) si incontrano: il Paradiso terrestre, i fiumi Gange, Tigri e Eufrate, Gerusalemme, la Sicilia, Roma, Parigi, la Spagna col fiume Ebro e le Colonne d’Ercole.
Dante, districandosi fra le indicazioni dei dotti esegeti primi fra tutti i parigini, risolve la faccenda a modo suo collocando la Montagna del Purgatorio agli antipodi di Gerusalemme. Ma come facciamo a saperlo? Dai suoi versi, naturalmente…
Latitudine del Purgatorio – Inferno Canto XXVI
È il canto di Ulisse, quello della celebre terzina (vv. 118-120):
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza.
E per seguirla, tutti i suoi uomini, sebbene avanti negli anni, si mettono alacremente ai remi:
Io e i compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dove Ercole segnò li suoi riguardi
a ciò che l’uom più oltre non si metta;
dalla man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta. (vv. 106-111)






Decisi puntano la prora a ovest e la poppa a est, di poi proseguono piegando costantemente a sinistra. Dopo sappiamo come va a finire: il terribile naufragio. Ma questa è un’altra storia.

dei remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino. (vv. 124-126)
Che attraversino proprio l’equatore, Dante ce lo dice in un modo sottile nella terzina (vv. 127-129):
Tutte le stelle già dell’altro polo
vedea la notte, e il nostro tanto basso
che non sorgea fuor dal marin suolo.
Succede infatti che il Polo nord celeste (punto della volta celeste prossimo alla Stella Polare) sia alto sull’orizzonte di una certa località esattamente quanto misura la latitudine del luogo. Così quando ci si trova all’equatore la sua altezza è zero. In queste condizioni si vedono tutte le stelle di entrambi gli emisferi celesti. Dante lo sapeva, poiché uno dei primi insegnamenti del De Coelo di Aristotele è che procedendo verso sud si osservano costellazioni invisibili alle nostre latitudini; argomento che il maestro di color che sanno usava per dimostrare la sfericità della terra.
Longitudine del Purgatorio – Purgatorio Canto XXVII
Poco prima di incontrare l’Angelo a guardia del Purgatorio e attraversare il fuoco (è il canto del Gelso che diventò vermiglio ricordate?) Dante, nell’incipit solenne e maestoso del canto, dà una indicazione oraria: il Sole faceva vibrare i suoi primi raggi (sorgeva) a Gerusalemme; la costellazione della Bilancia era alta in cielo al meridiano dell’Ibero (fiume Ebro in Spagna); alla foce del Gange era mezzogiorno (inizio dell’ora nona); qui in Purgatorio il Sole tramontava.
Sì come quando i primi raggi vibra
là dove il suo Fattor il sangue sparse,
cadendo Ibero sotto l’alta Libra,
e l’onde in Gange da nona riarse,
sì stava il Sole; onde il giorno sen giva,
quando l’angel di Dio lieto n’apparse. (vv. 1-6)

In fine di canto, dopo che son successe tante cose (passano per il ‘foco’, si inerpicano per una scala scavata nella roccia, si addormentano un po’ per la stanchezza un po’ perché il Sole era tramontato, Dante sogna la bellissima Lia), Virgilio invita Dante a riprendere il cammino, non prima di avergli dato un’ultima dritta sul luogo sacro:
Vedi lo sol che in fronte ti riluce;
vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli
che qui la terra sol da sé produce.
Beh, era abbastanza noto anche a noi che nel Paradiso terrestre non si dovesse coltivare la terra…
Matelda
Muovendo verso est Dante e le sue guide entrano dunque nella foresta folta e fiorente (spessa e viva).

la divina foresta spessa e viva
ch’a li occhi temperava il nuovo giorno,
senza più aspettar, lasciai la riva,
prendendo la campagna lento lento
su per lo suol che d’ogne parte auliva. (Purgatorio, XXVIII, 1-6)
La selva è percorsa da un vento leggero e costante da est e anche questo lo sappiamo, ma tra breve Matelda ne spiegherà la natura. Intanto gustiamone ancora una volta la descrizione e il paragone con la Pineta di Classe (dalla quale pineta è presa la foto).

avere in sé, mi feria per la fronte
non di più colpo che soave vento;
per cui le fronde, tremolando, pronte
tutte quante piegavano a la parte
u’ la prim’ombra gitta il santo monte;
non però dal loro esser dritto sparte
tanto, che li augelletti per le cime
lasciasser d’operare ogne lor arte;
ma con piena letizia l’ore prime,
cantando, ricevieno intra le foglie,
che tenevan bordone a le sue rime,
tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in sul lito di Chiassi,
quand’Eolo scirocco fuor discioglie. (Purgatorio, XXVIII, 7-21)
Dante si imbatte in un fiumiciattolo che gli taglia la strada scorrendo verso la sua sinistra (dunque verso nord), oltre il quale vede una ‘gran variazion di freschi mai’, forse rami fioriti come capita in maggio, o forse, con una interpretazione solo apparentemente azzardata, un boschetto di maggiociondoli.

una donna soletta che si gia
e cantando e scegliendo fior di fiore
ond’era pinta tutta la sua via.
…
Non credo che splendesse tanto lume
sotto le ciglia a Venere, trafitta
dal figlio fuor di tutto suo costume. (Purgatorio, XXVIII, 40-42, 64-66)


Ad ogni buon conto ecco la spiegazione: l’aria (è qui da intendersi la Sfera dell’Aria della cosmologia aristotelica) ruota trascinata dalla sfera immediatamente superiore, la Sfera del Fuoco, che è trascinata da quella della Luna e su su fino al Primo mobile, l’Empireo, origine ti tutti i moti celesti. Dunque la natura del vento è cosmologica, per questo spira sempre dallo stesso punto e ha intensità costante.
Ma la donna va oltre e ci informa sul fatto che è da questo giardino che vengono i semi (la sua virtute) all’altra Terra, la quale a seconda del terreno (da sè) e del clima (ciel) produce da semi diversi piante diverse. Insomma, questo luogo è il ‘Paradiso della biodiversità’!
e la percossa pianta tanto puote,
che de la sua virtute l’aura impregna
e quella poi, girando, intorno scuote;
e l’altra terra, secondo ch’è degna
per sé e per suo ciel, concepe e figlia
di diverse virtù diverse legna. (Purgatorio, XXVIII, 109-114)
Non contenta, si lancia in una dotta disquisizione. È sempre da questo luogo che vengono i semi delle piante non seminate da alcuno – con la qual cosa Dante mostra che almeno in quel caso non è coinvolta la generazione spontanea. Non solo, ma qui vive anche ogni pianta che non è ancora state colta (schianta) di là sulla Terra – e con ciò Dante si palesa creazionista e fissista: Dio ha creato tutte le specie note e pure quelle che ancora non conosciamo. Così scopriamo che il Paradiso terrestre ricopre il ruolo di ‘Banca mondiale del seme‘.
Non parrebbe di là poi meraviglia,
udito questo, quanto alcuna pianta
senza seme palese vi s’appiglia.
E saper dei che la campagna santa
dove tu se’, d’ogne semenza è piena,
e frutto ha in sé che de là non si schianta. (Purgatorio, XXVIII, 115-120)


A mo’ di conclusione
Molte altre incredibili e importanti cose accadono nei canti seguenti fino alla fine della seconda cantica, ma poco altro di significativo si potrebbe dire delle occorrenze botaniche. Se non lo scoppiettante e pirotecnico poliptoto (così si chiama questa figura retorica, come mi ha pazientemente spiegato il Professor Luca Zuliani, caro amico) degli ultimissimi versi, quando l’immersione nella santissima onda (fiume Eunoè) – ancora una volta ad opera di Matelda – lo rende simile a pianta novella, rinnovellata di foglie novelle.
S’io avessi lettor, più lungo spazio
da scrivere, io pur canterei in parte
lo dolce ber che pur non m’avria sazio;
ma perché piene son tutte le carte
ordite in questa cantica seconda,
non mi lascia più ir lo fren dell’arte.
Io ritornai dalla santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire a le stelle. (Purgatorio, XXXIII, 136-145)



Nota bene
Non si è parlato dell’Albero della vita e dell’Albero del bene e del male, ché troppo lungo sarebbe diventato il post; chissà in un’altra occasione…
