‘La migliore potatura è quella che non si vede‘, ‘la potatura fa soffrire sempre e comunque la pianta‘, ‘le ferite lasciate dalla potatura sono porte aperte ad ogni sorta di agente patogeno‘, così recitano i manuali, e questo scrivono e dicono da un po’ di tempo i divulgatori. Una scuola di pensiero che lentamente e faticosamente si sta sostituendo a quella precedente, secondo la quale: ‘la potatura serve a rinvigorire gli alberi‘, ‘alcune specie si possono potare anche drasticamente senza pregiudicare la vitalità della pianta‘. Povere riflessioni a margine delle vicende dell’Acero di monte leopoldii che abita il Giardino all’Arena. Ma procediamo con ordine.
Caratteri della specie








La potatura




La ricrescita
La storia continua. Cosa fa la pianta? Immediatamente emette nuovi rami, o più propriamente polloni. Vale a dire rami improvvisati, che servono, alla mal capitata, per compensare il deficit energetico causato dalla soppressione di una cospicua parte del sistema fogliare.





Tutta questa faccenda è ancora più preoccupante perché questo esemplare è l’unico, che io sappia, della sua specie in città. Così se dovesse ammalarsi, a causa delle ferite, saremmo tutti privati dello spettacolo offerto dalle sue foglie.

Bibliografia
Parola un po’ impegnativa per un semplice post, ma bisogna pur giustificare le affermazioni fatte in apertura.

Grazie: ha tanto bisogno di incoraggiamento, con tutto quello che gli han fatto…
Saluti. Piero
Non conoscevo questa varietà di acero montano, veramente singolare il colore delle foglie … forza acero pseudoplatanus leopoldii!!! Saluti. Paolo Aluigi