Fenologia minima: periodo vegetativo, fioritura, fruttificazione.Areale d’origine. Importato in Europa nel 1600; a Venezia nel 1642. (P. Giulini, comunicazione personale)
Bellissimo albero, o alberello, dai riflessi argentati: foglie, gemme, rametti, perfino fiori e frutti immaturi, tutto contribuisce a donargli questo affascinante aspetto. La specie è rarissima a Padova, che io sappia, un solo esemplare in Orto nell’area delle nuove serre. Non ha etichetta e così se volete andare a trovarlo portatevi dietro un manuale.
Le foglie non sono molto grandi ma compaiono numerosissime sui rametti e orientate in modo vario tra loro, così rami, rametti, e ramicelli sembrano punteggiati di lucenti stelline. Sullo sfondo, Santa Giustina.Un luogo dove trovarne numerosi, facili da osservare e completamente naturalizzati (circostanza sempre esaltante per i cittadini) è il Lido di Venezia. Nella Foto i Murazzi, verso la Spiaggia degli Alberoni.Isola del Lido di Venezia, in evidenza le aree citate nel post. Fonte GoogleMyMaps, modificato.Pineta degli Alberoni, in maggio. Un compendio di tonalità argentineFoglia allungata, bordo intero, base e vertice arrotondati. Somiglia all’ulivo, ma forse maggiormente a Salix alba. Pagina superiore verde scuro con nervature evidenti e ricoperta di peluria.Pagina inferiore con fitta peluria argentata.Squamette bianchicce a foggia di anemoni di mare. Pagina inferiore, la trama s’infittisce…Anche i giovani rametti sono ricoperti da squamette.Fillotassi alterna con foglie ruotate di un angolo compreso fra novanta e centottanta gradi: improbo scovare una regolarità.La fioritura è maggiolina quando ormai le foglie sono formate da un pezzoGialli fioretti isolati o a gruppi di due o tre compaiono alle ascelle delle foglieDolcemente profumatiFiore privo di corolla. È il calice che la simula: un tubicino a sezione quadrata, che termina con quattro denti triangolari, argentato all’esterno è giallo smagliante internamente. Stigma arricciato a pastorale e ricoperto di sostanza attaccaticcia Quattro antere gialle e amaranto con due sacche polliniche separate longitudinalmente.Volute e sinuosità: la danza del pistillo.Filamenti aderenti alla parete interna del caliceBocciolo. Il ricettacolo è inizialmente insignificante, poi cresce e prende parte attiva alla formazione del frutto.Fiore fecondato con ricettacolo ingrossato e allungato.Sezione dell’ovario. A destra il fiore secco.Luglio, esattamente un mese dopoFrutti in ottobre Le foglie non ingialliscono, ma semplicemente si accartocciano e aspettano il vento per cadere.La pianta è munita di robuste spine, che meglio si possono osservare quando è spoglia. I rametti crescendo perdono a poco a poco l’argentatura e lasciano vedere numerose lenticelle. Gennaio, gemme piccole, rotonde, argentate.La corteccia inizialmente liscia e grigia……si screpola in lunghe e strette strisce molto tormentate; allorché dai tessuti sottostanti emerge un colorito rossastro.Lido di Venezia, Spiaggia della Diga di San NicolòRobinie, olivi di Boemia e pioppi presidiano l’imbocco del sentiero che conduce alla Diga.Il complesso di dune in formazione che separa la spiaggia degli Alberoni e la Pineta. Pini, perlopiù marittimi, e Elaeagnus si dividono lo spazio.In febbraio.Novembre. Murazzi, Lido di Venezia, sullo sfondo il campanile di Malamocco. Esemplare di notevoli dimensioni.Scenografica apparizione di Elaeagnus angustifolia all’estremo di un laghetto in un giardino privato, Ancignano (VI)Giardini della Place de la Tour de Saint Jacques, Parigi.
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2 pensieri su “Elaeagnus angustifolia – Olivo di Boemia”
Grazie per i complimenti e anche per l’informazione. Non conosco bene il posto ma a questo punto vale una gita.
Albero meraviglioso e -per me incomprensibilmente- ignorato come specie ornamentale nelle nostre zone, pur essendo assai rustico e poco esigente. A riprova di questo, se può interessare vi sono parecchi esemplari di olivagno nella “terra di nessuno” in località Fusina (VE), nell’area compresa tra la centrale termoelettrica ENEL e il terminal traghetti. Belle foto!
Grazie per i complimenti e anche per l’informazione. Non conosco bene il posto ma a questo punto vale una gita.
Albero meraviglioso e -per me incomprensibilmente- ignorato come specie ornamentale nelle nostre zone, pur essendo assai rustico e poco esigente. A riprova di questo, se può interessare vi sono parecchi esemplari di olivagno nella “terra di nessuno” in località Fusina (VE), nell’area compresa tra la centrale termoelettrica ENEL e il terminal traghetti. Belle foto!