Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazioneAreale di origine. L’albero, originariamente diffuso in tutto l’emisfero settentrionale, ha gradatamente ridotto il suo areale, con le diverse glaciazioni, fino a limitarlo alla sola Cina sudorientale.
Albero grandemente decorativo per l’esuberante fioritura e le ampie foglie lungamente picciolate. Originario della Cina, fu portato in Europa dal Giappone nella prima metà dell’Ottocento. Porta il nome di una principessa russa poi regina d’Olanda, il botanico Siebold gli dedicò il genere in segno di riconoscenza (una storia interessante ma troppo lunga da raccontare).
I vistosi fiori viola disposti su grandi candelabri eretti iniziano a sbocciare già in aprile prima che spuntino le foglie, e continuano fino in maggio.Belli da guardare nelle loro incredibili gradazioni di viola.Corolle, calici, foglie e rametti coperti di peluria a volte lieve a volte un vero e proprio tomento (da cui il nome, appunto)All’interno pistillo con un solo stigma, e quattro stami. Caduta la corolla si intravede l’ovario. Anche il calice è bellissimo: marrone avana e vellutato al tatto.Non è facile ottenere una foto con gli organi interni del fiore, troppo lunga e stretta la corolla. Quattro stami ripiegati verso la parete interna e pistillo con avorio pronunciato.
Purtroppo in città la fioritura è sempre un po’ deludente, anche se ogni anno i boccioli settembrini sembrano promettere una straordinaria abbondanza di fiori in primavera. Il fatto è che queste gemme temono le gelate che semplicemente le fanno cadere dalla pianta; micidiali i giorni della merla.
Ottobre 2020, la Paulonia che abita presso il Ponte dell’Osservatorio carica di gemme da fiore. Giovane pianta bellissima che è stata di recente abbattuta. Oggi resta a suo ricordo una cicatrice nel muretto.L’albero in primo piano sulla sinistra è un Ailanto carico di frutti, a fianco una Paulonia con i candelieri curiosamente allineati per quattro e colmi di boccioli. Canale Santa Chiara lungo Riviera Tiso da Camposampiero. Febbraio 2021, per questa Paulonia in Via del Carmine le cose non sono andate troppo bene. Lei in giugno. Le foglie in estate sono di un indimenticabile verde profondo. Sullo sfondo campanile e cupola del Carmine. La forma delle foglie richiama spesso un pentagono irregolare a simmetria bilaterale; attenzione però, poiché presentano uno spiccato polimorfismo fogliare: le ‘punte’ del pentagono possono non esserci tutte o addirittura mancare completamente.Osservando attentamente si nota che non c’è una sola nervatura principale: dall’attaccatura del picciolo se ne diramano cinque. Così quei manuali che classificano la foglia come lobata sembrano aver ragione. Almeno se è corretto partire dalle nervature per stabilire qual è la forma delle foglie.Tanto per trovare un controesempio ecco la foglia di Zizifus jujuba.
Dai fiori nascono frutti caratteristici: grosse capsule che si aprono in due e sono stracolme di leggerissimi semini alati, uno spettacolo a dir poco singolare.
Fiore appena fecondato, sono ancora visibili stigma e stilo. Frutti immaturi alla fine dell’estate.In febbraioRiuscite a vedere i semi?Miriadi di semi con un’ala che sembra un tutù da ballerina.
L’albero è fecondo e si è ben adattato al clima del vecchio continente, lo si trova spontaneo anche in città. Recentemente ho scoperto una colonia di esemplari sul versante nord del Monte Grande (Colli Euganei), all’altezza di Rovolon.
Al centro della foto in alto a sinistra un bel esemplare veglia sul cammino; a lato, disegnato sul tronco, il segnavia del Sentiero 14; in basso a sinistra: pronta a fiorire. Anche se a Unalberoalgiorno non piace parlarne, in realtà c’è un problema con queste piante che scappano dai giardini e si naturalizzano. Se sono rapide nel propagarsi, possono inibire la crescita di altre specie riducendo la biodiversità degli ambienti che colonizzano. Le tre giovani paulonie già incontrate lungo il Calane Santa Chiara, sono forse figliedi quella del ponte dell’Osservatorio (la macchia più chiara in fondo a sinistra).O forse tutte loro sono progenie di un’altra che vive nella stessa Piazza Delia, vicino al ponte di ferro sul Tronco Comune.E se invece fossero tutte discendenti di questa monumentale Paulonia che abita in un giardini privato di Via Boito? Han cercato di contenerla più volte, ma lei non può fare a meno di crescere.
Del tronco abbiamo già parlato ma vale la pena guardarlo un po’ meglio.
La corteccia è variamente colorata: fondamentalmente grigia, ma con strisce verdi rossastre lì dove si è fessurata, mentre la parte intatta conserva la lucentezza della corteccia giovanile. Il tutto a formare un reticolo damascato.I giovani rami hanno curiose lenticelle in corrispondenza degli strappi conseguenza della crescita.
Altri luoghi in città
Un grande esemplare in Via Berlinguer. Il portamento è sempre un po’ scapigliato con grossi rami che vanno in tutte le direzioni. Quasi difronte, in un prato incredibilmente scampato al consumo di suolo, un individuo molto più giovane, forse spontaneo.Il suo aspetto invernale ci aiuta a capire la struttura di tronco e branche principali, nonché di rami e rametti. Portamento decisamente espanso. Un esuberante esemplare oltre il muro del giardino dell’attuale sede del Museo della Storia della Terza Armata, difronte all’entrata principale del Centro San Gaetano.Due giovani e rispettabili paulonie vivono al Parco Europa.Lungargine Piovego, un curioso abbraccio fra Paulonia e Bagolaro, quest’ultimo a sinistra con già tutte le foglie. Sulla destra un filare di robinie e dall’altra parte del fiume (Via Gradenigo) platani. La coppia merita una seconda citazione. Foto in inverno. Una coppia di paulonie al Giardino Alicorno. Chi guarda chi?