Tamarix gallica è specie che ama il mare, adora affondare le estese radici fino alla falda intrisa di acqua marina e vagheggia farsi accarezzare dal vento che sferza i litorali e l’aiuta a smaltire il sale trasudato dalle piccolissime foglie.
Tamerici spontanee al Lido di Venezia (Murazzi). Come facciano a nascere tra le fessure delle lastre di calcaree o di cosa vivano, con le radici immerse nella sabbia, è un mistero. Più facile ipotizzare da dove arrivino: forse da seme o forse per polloni radicali di piante che vivono oltre la muraglia posta a difesa del lembo di terra dalla furia del mare invernale gonfiato dallo scirocco.Oltre i murazzi si estende un’ampia fascia di vegetazione praticamente spontanea. Nella foto, in Giugno, si distingue in secondo piano una striscia di tamerici con grandi pennacchi: infruttescenze che le fanno assomigliare al cotinus. In primo piano rovi (Rubus ulmifolius) mescolati a Phragmite australis (cannuccia di palude). Sullo sfondo abitazioni. Anche l’uomo ci mette del suo. Una delle spiagge del Lido (Quattro Fontane) ornate da filari di tamerice e più oltre pini domestici. Il verde chiaro di questi ultimi bene asseconda il glauco delle Nostre.A Padova non è molto comune. Naturalmente la si può trovare in Orto, dove uno degli esemplari dà addirittura il nome ad una delle quattro zone (quarti) che si dividono lo spazio del recinto antico. La foto è presa alla fine di maggio: i fiori cedono il posto ai frutti. Sono già spuntate le prime foglie che tra un po’ diventeranno visibili anche da lontano.C’è poi anche un grazioso giardinetto che prende il nome da due splendidi esemplari, dal portamento prostrato, che lì abitano: Giardino delle Tamerici in Via Sografi.Novembre, al centro un Acero palmato e vicino un Ligustro giapponese. I rametti delle due cominciano appena ad ingiallire.Così appaiono i rami in inverno mentre le foglie ingiallite tardano a cadere. I rametti più vecchi han colore rosso mattone, e si protendono con stretti angoli verso il cielo.Rametto terminale in maggio. Le foglie sono appena spuntate. Foglia squamiforme, caso raro tra le angiosperme. Apice acuto quasi uncinato, fillotassi opposta con foglie disposte su quattro file. Le foglie portano ghiandole atte a espellere il sale in eccesso. La tamerice fiorisce fra aprile e maggio con una messe di fioretti dal rosa al bianco, tutti assiepati sui rametti.Aprile. Via Galvani (traversa di Via Peschiera), una piccola strada per un grandissimo scienziato. La pianta fiorisce prima di mettere le foglie. Fiore con cinque petali; dalla corolla emerge il pistillo sfrangiato in cima. Cinque sepali appressati fra loro. I petali si ripiegano in fuori, mentre gli stami portano antere rosa più scuro, si direbbe fucsia. Nella foto si distingue il pistillo a struttura piramidale con base approssimativamente triangolare. I rametti che portano i fiori seccano appena i frutti maturano. Questi sono capsule che evocano la forma del pistillo.Capsula a tre falde. Semi muniti di pappo (un piumino dalla forma caratteristica), per facilitare la dispersione. Non è stato facile scovare i semi col loro piumino, sono essi così minuti che è impossibile osservarli volteggiare o posarsi. La corteccia delle giovani piante è liscia, grigia con sfumature rosso-verdastre, ricca di lenticelle. Negli esemplari vetusti si corruga finemente e diventa grigio-marrone.Giardini dell’Arena, all’entrata meridionale del sottopasso di Viale Perlasca.Un giardino privato in Via Duca degli Abbruzzi. Un individuo dalla strana forma pendente.Via Gozzi (foto Dicembre 2021).Via Carducci, un esemplare dalle notevoli dimensioni. Tamerice gallica non supera i nove metri d’altezza. Ha tronco che si dirama presto (il portamento è spesso arbustivo) e i rami sono mossi e si aprono dando alla chioma un aspetto espanso.Ma tutto è relativo quando si parla di dimensioni… un esemplare al Lido.
Spigolature
Anche il pittore Giovanni Fattori al pari delle tamerici amava il mare, e nel dipingere le sue marine, spesso ritraeva anche l’albero.
Fattori, La libecciata, 1880, Palazzo Pitti. (Foto da Wikipedia, per i crediti agli autori si veda il link) La Tamerice ritratta è diventata famosa, ad Antignano (Livorno) esiste una Spiaggia delle Tamerici che potrete visitare con l’aiuto dell’Omino Street View.
I letterati spesso evocano la pianta. Una poesia per tutte: La pioggia nel pineto. Per D’Annunzio le tamerici son ‘salmastre’, chiaro riferimento alle foglie essudate di sale marino; e ‘arse’, qui il riferimento è forse ai luoghi che prediligono, visto che la pianta anche nei giorni più affocati ha sempre un aspetto fresco e spensierato.
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, …
Il nome della specie deriva da un fiume della Galizia, il Tambre (antico Tamara), sulle cui rive viveva. Ho cercato con scarso successo lungo il fiume con l’aiuto dell’Omino Street View la presenza delle storiche tamerici, ne ho trovate poche e rade solo verso il fiordo che ne forma la foce. In compenso se vorrete andare al link che ho preparato, troverete tanti improbabili eucalipti…