Unalberoalgiorno onora la festa della Repubblica Italiana nata dalla Lotta di Liberazione dall’occupazione nazifascita con un post dedicato ad uno dei suoi simboli, l’emblema con stella, ruota dentata e elementi vegetali. L’interesse da parte di un blog sugli alberi nasce ovviamente da questi ultimi, i due rami richiamano alberi fortemente legati al territorio e in essi l’ideatore, Paolo Paschetto, e i Padri costituenti hanno voluto che gli italiani si riconoscessero. Così come si riconoscono nella bandiera, nell’inno (di Mameli) o nello stendardo presidenziale.


Per il Cacciatore di Alberi è stato facile riconoscere i generi. Sull’ulivo non ci sono dubbi, non si può confondere con l’alloro (che pure non è risparmiato nell’araldica) poiché quest’ultimo ha fillotassi alterna, mentre nel primo è opposta. Ma per la quercia è più complicato risalire alla specie.


Le specie candidate, cioè quelle che abitano il territorio italiano, sono tante. Procederemo per esclusione. Elencandole tutte abbiamo: farnia, rovere, roverella, cerro, farnetto e, naturalmente, leccio e sughera. Ma le ultime due hanno areale troppo ristretto, circoscritto alla sola Italia meridionale e insulare, e le escluderemo subito. Lo stesso vale per altre specie meno frequenti, come ad esempio Quercus coccifera.






Che dire della farnia? la presenza del peduncolo potrebbe essere un buon indizio, ma sembra troppo corto. Inoltre c’è un carattere dirimente riguardo a questa specie: i lobi alla base hanno, molto spesso, forma di orecchiette e ricoprono di frequente il picciolo, mentre nel disegno la base delle foglie è chiaramente acuta.


La scelta si riduce fra rovere e roverella, e qui le cose si complicano poiché gli elementi a disposizione non danno appigli, infatti entrambe le specie han base perlopiù acuta e frutti simili a quelli del disegno (a parte il picciolo che nell’illustrazione è forse troppo lungo). Non resta che ricorrere a un argomento extra botanico: nell’immaginario collettivo è la rovere, o il rovere, a rappresentare la forza e la tenacia cui l’emblema vuole rimandare. Dunque rovere sia. Anche se la povera roverella non ha nulla da invidiarle in termini di forza e resistenza e anche di dimensioni nonostante il nome volgare.


Appendice
Uno specifico post sarà dedicato a distinguere le due specie fra loro, tuttavia non voglio concludere senza dare almeno un carattere discriminante: entrambe hanno foglia vellutata al tatto, specialmente al risveglio vegetativo, ma quella della roverella dà una sensazione molto diversa poiché sembra addirittura ovattata. Il motivo è da ricercare nella peluria che ricopre la pagina inferiore.
