Acer palmatum – Acero palmato

Specie dalle numerose varietà e dalle mille cultivar, di certo dovute alla grande mutevolezza dei caratteri riscontrata in natura, soprattutto le foglie che possono assumere forme e colori impensati. Anche la forma della chioma e l’andamento dei rami sono variabili, a volte ha rami svettanti e chioma aperta in alto come ad imitare un cono rovesciato, a volte i rami si piegano agli estremi per formare una cupola. Il carattere bizzoso si manifesta perfino nelle dimensioni che cambiano molto con l’esemplare, da alberello o piccolo arbusto a vero albero di medie dimensioni.

Fenologia minima
Areale di origine
Un notevole esemplare in Via Pio X. Si distinguono bene i rami ad angolo acuto.
Bellissimo palmatum in Orto al risveglio vegetativo. Tronco sempre breve.
Da diversa angolazione. Lui vive nell’arboreto assieme a piante enormi, ma fa ugualmente bella figura.
Giovane esemplare in una aiuola privata in Via Gabelli. Dietro, la cultivar Acer palmatum Atropurpureum, spesso i giardinieri li accoppiano.
Corso Vittorio Emanuele II, all’incrocio con Via A. Mario. Le sfumature violacee sono dovute ai piccoli fiori appena emersi dalla rosse perule. Aprile.
In autunno si infiamma di violapurpureo. Via Duca degli Abruzzi.
Nella foto il Nostro è sulla sinistra, appena coperto da un Atropurpureum. Giardino del Settore Servizi Sociali del Comune, all’incrocio fra Via Giotto e Via del Carmine. Ottobre.
Lui, al centro in questa foto, al primissimo risveglio fra marzo e aprile. Si distinguono altri Atropurpureum; come si è detto i giardinieri amano mescolare la specie con le sue cultivar.
Un significativo esempio di quest’arte combinatoria si può gustare nella aiuole all’entrata del Centro di Calcolo dell’Università in Via del Padovanino. Il palmatum è l’arbusto verde chiaro sulla destra.
Foglia piccola. Profondamente lobata con nervature principali, le sole evidenti, che si dipartono dal lungo picciolo.
Da cinque a nove lobi lunghi e stretti grandemente assottigliati al vertice. Nervature più evidenti sulla pagina inferiore.
Bordo doppiamente dentato
Il colore delle foglie per questa specie è grandemente variabile: verde brillante in primavera e estate, diventa rosso o violaceo, a seconda dell’esemplare, in autunno. Un po’ a imitazione del liquidanbar, col quale condivide anche la forma delle foglie, ma non le dimensioni.
Al risveglio vegetativo il verde è così tenero da sembrare quasi giallo e ciò crea grande contrasto colle rossissime perule. Insomma, questa pianta riempie dei suoi colori il giardino, settimana dopo settimana.
I piccoli fiori sono disposti in infiorescenze a corimbo
Calice rosso e corolla che lentamente diventa gialla o bianchiccia
La pianta è monoica con fiori ermafroditi o solo maschili
Maturazione asincrona dell’apparato maschile e femminile; un vecchio trucco volto ad evitare l’autofecondazione
Fiore privato di sepali, petali e stami che mostra pudicamente l’acerbo pistillo con ovario già munito di alette, pronto a trasformarsi nelle samare che verranno
Fiore maschile. Si distingue, al centro del ricettacolo, un moncone di pistillo
Fessurazioni nelle sacche polliniche lasciano trapelare il giallissimo polline.
I frutti sono piccole e precoci samare dalle ali rosse orientate ad angolo fortemente ottuso
Maturano alla fine dell’estate e permangono a lungo sulla pianta, aspettando i venti del tardo inverno per esibirsi nel classico volo elicoidale.
La corteccia all’inizio verde e liscia si ricopre presto di lenticelle in senso sia verticale che orizzontale
Coll’avanzare dell’età si screpola leggermente e tende al grigio con un vaghi riflessi verdastri.

Un vero labirinto le cultivar, e non meno complicato capire quali varietà abbiano generato i cloni. Ma il post si è protratto troppo e trattare questa materia ne richiede uno a parte.

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