Il Parco è immediatamente a sud del Ponte di Voltabarozzo fra Via Vecchia e Via Piovese e prende il nome da tre splendidi faggi a foglia di felce (‘1’ nella mappa) che vivono nella zona centrale. Uno di essi è censito come monumentale e risale, almeno, all’insediarsi degli ultimi proprietari (Sgaravatti) negli anni venti del secolo scorso.
Un esemplare veramente notevole, incute soggezione il solo avvicinarsi. Vive oltre una recinzione nel giardino della Scuola Media ‘Stefanini’, che occupa la vecchia dimora degli Sgaravatti.Gli altri due stanno oltre il vialetto, verso Via Piovese. Nella foto, sullo sfondo il Nostro e dietro la scuola. La caratteristica foglia di questa cultivar.Veduta del Giardino verso nord, oltre i faggi fitta vegetazione.
Brevi cenni sulla storia del luogo
Le prime notizie certe sul luogo (si veda questo link) risalgono a fine ‘700 inizio ‘800, con la presenza di una casa padronale denominata Ca’ Cittadella, dal nome del proprietario.Nel 1855 il fondo diviene proprietà di Leopoldo Ferri che fra il 1857 e il 1860 costruisce una Villa dal sapore mitteleuropeo denominata Villa Giulietta (l’attuale sede della Scuola Elementare ‘Stefanini’). Nel 1927 la proprietà passa a Vittorio Sgaravatti e diviene la sede della società ‘Sgaravatti Sementi’. A nord di Villa Giulietta è costruito, nel 1928, un edificio, dalle agili linee, adibito a deposito per sementi. Oggi sede della Scuola Elementare ‘I. Nievo’.Nel contempo Vittorio arricchisce l’appezzamento di terreno attorno a Villa e Semenzaio di piante pregiate, facendogli assumere l’aspetto di un vero e proprio orto botanico.Nel 1970 il Comune di Padova diviene proprietario di tutti gli immobili, alberi e edifici.I manufatti presenti nel Giardino.
Gli alberi del Giardino
Figura elaborata da GoogleMaps Il Giardino è abitato da numerosi spini di Giuda (2 nella mappa). Nella foto due all’angolo sudovest.Tutti rigorosamente armati.Presso l’entrata vive un gruppo di tre noci del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia) (3 nella mappa), notevoli per dimensioni ed età, di certo risalenti ai primi del ‘900. Fa una certa impressione avvicinarsi ai possenti fusti. Vetusta Fotinia (4 nella mappa) a sud dell’area giochi. Una delle tante perle del Giardino è un Cefalotasso (una femmina) (5 nella mappa). Quasi certamente è coetanea dell’esemplare dei Giardini dell’Arena. Si trova vicino all’area giochi; nonostante l’ubicazione delicata non credo rischirealmente: bambini troppo piccoli e sempre accompagnati da genitori premurosi.La specie ha corteccia coloratissima, e il Nostro non è da meno, come mostra la foto presa dopo un temporale.Numerosi sono i tassi (6 nella mappa) che abitano il Giardino, questo splendido esemplare, che vive presso l’entrata, si distingue per l’altezza e il portamento slanciato. Notevole Agazzino (Pyracantha coccinea) (7 nella mappa), per una volta non a guisa di siepe. L’altezza ne denuncia l’età, ma ancora si riempie di melette rossissime che allietano la vista per tutto l’inverno. Suggestiva quinta di cedri dell’Atlante impreziosita dal rosso della corteccia di un Pino silvestre (troppo frettolosamente ucciso nel 2019).Macchia di bambù (Phyllostachys mitis) (8 nella mappa) al risveglio vegetativo in aprile; dietro un splendido Olmo dalle samare gialline.Dicembre. L’Olmo spoglio e a fianco due ligustri carichi di frutti; si distingue sull’estrema destra la chioma di un Pino marittimo (Pinus pinaster).La fontana prospiciente l’ex Semenzaio, si trovava al centro di un piccolo giardino all’italiana. Anche di ligustri giapponesi (Ligustrum lucidum) (9 nella mappa) se ne contano parecchi. Nella foto un esemplare, dalla chioma particolarmente folta, che abita a ridosso di Via Piovese e chiude un breve filare di cedri dell’Atlante. Qui siamo immediatamente a nord dell’ex Semenzaio. Questo ligustro, assieme ai due presso l’entrata, è uno dei più vecchi del Giardino. A sinistra un Negundo con le giovani foglie in aprile, e in primo piano a destra il tronco di un notevole Tiglio selvatico.Il vecchio tiglio (10 nella mappa) vive assieme ad altri due compagni; il gruppo è unico per dimensioni e età in città. Altri cordata sono stati piantati, ma tutte cultivar selezionate per crescere poco.Il Giardino ospita uno degli alberi più singolari della città, e anche dei più anziani: un Lauroceraso dal portamento prostrato (11 nella mappa).Il tronco fortemente inclinato è un paradiso per bambini di tutte le età.Dirigendoci verso l’angolo nordovest del Giardino fra aceri, frassini e carpini incontriamo la grande Sequoia (12 nella mappa) che abita questo luogo ricco di piante così importanti. Il fusto è imponente e diritto, privo dei rami più bassi come tipico della specie. Per ammirarla in tutta la sua altezza si deve andare sull’argine sinistro del Canale Scaricatore, giacché le grandi piante che la circondano ne ostacolano la vista.La corteccia spessa, profondamente fessurata e quasi feltrata al tatto.Ritornando verso sud si incontra un altissimo, per la specie, Albero di Giuda (Cersis siliquastrum) (13 nella mappa). Deve essere cresciuto così tanto perché vicino ad altri grandi alberi. Ha per compagno un Ippocastano rosa, anche lui insolitamente alto per la specie. Nella foto entrambi fioriti.Ripercorrendo i sentieri a ritroso guadagniamo l’uscita, non prima, però, di contemplare un gruppo di palme cinesi (Trachycarpus fortunei) (14 nella mappa) disposte simmetricamente attorno a quella che sembra una vera da pozzo. Il tutto dominato da un pino nero cresciuto biforcuto.Lo spazio circostante è suddiviso in dodici settori, suggerendo che la composizione richiami le ore del giorno o forse lo zodiaco. Nulla posso aggiungere poiché non ho trovato documenti o studi in proposito. L’incredibile corteccia del Pino nero.Pubblicato il post, ricevo dalla mia amica Carmen (la Passionaria del Parco dei Faggi) la foto dello scoiattolo che abita il Giardino.