Prunus armeniaca – Albicocco, Armellino

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; gemma; stipola; ghiandole; spigolature; fenologia; areale di origine; dove trovarli

Prunus armeniaca L.
Annomato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, 1753. Carl Nilsson Linneaus fu un (o piuttosto ‘il’) naturalista svedese, concepì la moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, e introdusse la nomenclatura binomia (Systema Naturae, 1735).

Fenologia minima: risveglio vegetativo, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range): Cina settentrionale

Albero dal frutto delizioso e dalla pelle vellutata. Il nome specifico millanta un’origine armena, ma sappiamo che proviene dalla Cina settentrionale. Controverso è l’arrivo sulle coste del Mediterraneo, forse a più ondate ad opera di greci, romani, arabi. Piccolo alberello a fusto eretto e chioma espansa, con rami principali che emergono quasi perpendicolarmente al fusto.

Vecchio esemplare in un brolo privato a Voltabarozzo.
La corteccia da adulto è grigiobruna con strette placche.
I giovani rami, dal colore grigiorossastro, hanno numerose lenticelle chiare che col tempo si saldano in solchi poco profondi.
I giardinieri, per non correre rischi, amano servirsi di portainnesti (nella foto, ciliegio dolce): il Cacciatore di Alberi è avvisato.
Foglia a lamina larga (rara fra i Prunus), bordo dentato, o piuttosto doppiamente dentato, con denti arrotondati
vertice acuto e sporgente, base ottusa o cordata. Nervature secondarie tenui e distanziate.
Talvolta presenza di ghiandole all’attaccatura del picciolo, carattere non segnalato nei manuali.
Pagina inferiore con nervature chiare e in rilievo
Colore di un bel verde tenero, e non solo al risveglio vegetativo; piccioli inizialmente rossi come i nuovi rametti. Presenza di stipole dalla breve durata.
Fillotassi alterna
La fioritura è marzolina e avviene prima di mettere le foglie. Sui rametti bruni spiccano i primi boccioli dai sepali rossi venati di nero.
Fioritura spettacolare, non per la grandezza dei fiori ma per l’abbondanza, e una distribuzione quasi uniforme sui rametti.
Corolla bianca, a volte sfumata di rosa, dalla simmetria pentagonale per cinque petali a lamina larga e unghia sottile, tanto da lasciar intravedere il calice sottostante.
Numerosi stami lunghi, bianchi e recanti piccole antere giallo ocra. Pistillo solitario con un unico stigma. Si fa fatica a identificarlo perché collocato alla stessa altezza delle antere e simile a queste per colore e dimensioni.
Cinque sepali ripiegati all’indietro. Alla base del calice perule scure e quasi attaccate al rametto (fiore pressoché sessile). La gemma a foglia è protetta da innumerevoli perule rossonere e ha forma appuntita.
Frutto quasi completo già in aprile. Inconfondibile l’incisione longitudinale che ne permette la divisione in due parti simmetriche, complice il nòcciolo inaderente alla polpa (polpa spicca).
La più classica delle drupe
…aranciata a maturità, per l’incredibile concentrazione di betacarotene, ottimo per l’abbronzatura, come sanno tutte le ragazze.
Giovane pianta in un giardino privato in Via Palestro
Alberello grandemente prolifico.
Sentiero dei limoni, Maiori
Un giovane albicocco vive con molti colleghi in un piccolo orto aggrappato all’argine in Riviera Mussato, presso il Ponte dei Tadi. Grazie al lavoro appassionato di Gianni Boetto, medico delle piante, alla memoria del quale dedicheremo prima o poi un post.
Lui è il numero 5. Pesco (1), Fico (2), Ulivo (3), Oleandro (4), Nespolo (6), Ciliegio (7),
Banano (8), Melograno (9).
Fiorito ai primi di marzo.

Spigolature

Fiorì stamane il giovane albicocco
primo e solo, nell’orto ancora ignudo.
Nei tre più alti rami
fiorì leggero: in sua bianchezza alata
ride all’azzurro con stupor d’infanzia.
Signore, in nome
di questi primi fiori
d’aprile, che innocenti aprono gli occhi
fra odor di sangue, eco di stragi, pianto
di popolo, perdona,
perdona a noi, Signore.

Bellissima poesia di Ada Negri. Spaccata in due fra una descrizione attenta e sapiente della giovane pianta fiorita e il tormentato lamento (forse tardiva presa di coscienza dell’errore di una adesione convinta al fascismo) per l’arrivo in Italia di quella guerra che il regime aveva portato, spavaldo, in casa d’altri; tormentato anche il metro in questa seconda parte, credo non a caso proprio lì dove è nominato Gesù.

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