Sempreverde. Fenologia minima: risveglio vegetativo, fioritura, fruttificazione.Albero longevo e, come tutti sanno, originario dalla California. Il nome Redwood deriva dal colore del legno. Il quale legno è da sempre altamente apprezzato.
Albero maestoso al cui cospetto si è pervasi da un senso di ammirazione per l’opera della Natura e contemporaneamente dal timore dell’inadeguatezza del genere umano nei confronti di quest’ultima. Amara riflessione forse dettata dai tragici momenti che stiamo vivendo in Europa. Ma tant’è… Si diceva che la conifera è molto grande e perciò non facile da trovare in giardini e orti botanici. In città, che io sappia, vivono solo quattro esemplari, due dei quali al Giardino Storico Sgaravatti (Parco dei Faggi).
Mentre il nome del genere deriva da un affascinante personaggio, la cui straordinaria biografia non è possibile nemmeno riassumere brevemente; la potrete trovare qui. Foto Wikipedia: Henry Inman, Portrait of Sequoyah, 1830, National Portrait Gallery, Londra. Uno lo abbiamo già incontrato nel post dedicato alla cronologia degli alberi dell’Orto, e ne abbiamo raccontato le disavventure.Da diversa prospettiva: finestra della Biblioteca dell’Orto Botanico. L’albero è molto alto e bisogna sfruttare tutte le occasioni per fotografarlo. La maestosa sequoia del Giardino Sgaravatti, vista dell’argine sinistro del Canale Scaricatore, presso il Ponte di Voltabarozzo. Il Giardino è abitato anche da un’altra sequoia, più giovane e più scomposta; forse cimata tempo fa. Foto da Via Vecchia; l’edificio è l’ex deposito delle sementi dei vivai Sgaravatti, ora aule della Stefanini (scuola elementare).Un ultimo esemplare vive presso l’entrata di un Consultorio della ULS 6 in Via Fistomba.
Il portamento è slanciato e piramidale, ma il volume della chioma è forse un po’ modesto rispetto all’altezza; e non solo perché gli esemplari padovani soffrono gli spazi angusti o le alte temperature estive ma è la specie che è fatta così.
Giardini Sgaravatti, vista dall’interno; inquadratura quasi obbligata…Il fusto è imponente e diritto con rami, non molto grossi, che escono perpendicolarmente (patenti) al tronco. La specie perde presto i rami bassi fino ad altezze considerevoli.La corteccia è spessa, profondamente fessurata e quasi feltrata al tatto. Adatta a sopportare il fuoco degli incendi, come segnalano immancabilmente tutti i manuali. Il tronco poderoso di un esemplare ai Giardini Generalife a Granada. Ogni volta che se ne incontra uno l’impressione è sempre grande. Gli aghi sono disposti disticamente su brevi rametti che crescono un po’ a zig zag In maggio, nel pieno del periodo vegetativo. Anche la crescita dei rametti è distica.Gli aghi sono piatti, coriacei, leggermente piegati in punta, disposti su un unico piano; verde scuro la pagina superiore, più chiara quella inferiore che appare solcata longitudinalmente da due strisce bianchicce.Avvicinandosi: lunghe file di stomi candidi, fitti e ordinati.Sui rametti principali le foglie crescono isolate e spiraleggianti. Nella foto (gennaio), le gemme appiattite in punta sono dei nuovi rametti, le appuntite dei coni.Primi di aprile, i rametti iniziano a dispiegarsi.I coni maschili crescono sui rametti dell’anno precedente. Sono piccoli, giallognoli e sembra che non si aprano mai.Fra le squame protettive si distinguono i sacchi polliniciFiori femminili in aprile. Difficili da osservare, mostrano la loro vera natura solo col passare del tempo.Maggio: han preso decisamente la forma che uno si aspetta. Mentre il cono cresce, all’interno procede il lavorio incessante della fecondazione.Qualche settimana dopoMetà giugnoPoi lignifica e resta sulla pianta per tutto l’anno.