Syringa vulgaris – Lillà

Pianta il cui nome è legato a un particolare profumo e a un particolare colore.

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione.
Areale di origine
La pianta ha portamento arbustivo. Questo cespuglio si trova nel giardino di una casetta di campagna in Via Ponte della Cagna, laterale di Via Romana Aponense nel quartiere Mandria.

Nonostante la delicatezza del profumo e del colore dei fiori si tratta in realtà di una pianta rustica che non ha bisogno di particolari cure, e pertanto si presta molto per l’uso ornamentale. Tuttavia personalmente non l’ho ritrovata in molti giardini e parchi della città. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che, se non lo si coglie nel momento della fioritura, è un alberello che rischia di passare inosservato.

Il momento dell’anno più indicato per l’identificazione della pianta è aprile, il periodo della fioritura. Difficile restare indifferenti di fronte a tale sfoggio di colori e di profumi.
Esemplare all’Orto Botanico in aprile.
Questo esemplare al Parco d’Europa sembra essere tutto fiori!
Foglie opposte. Lamina larga con forma slanciata, margine intero, apice appuntito e base cuoriforme. Il picciolo è corto e ha una scanalatura che continua nella parte basale della nervatura centrale.
Il nome del genere rivela una caratteristica dei rami: il fatto di avere un midollo chiaro che col tempo lascia un canale vuoto, tanto da far assumere ai rami vecchi le sembianze di cannucce (syrinx).
Infiorescenza piramidale con numerosi fiori profumatissimi. La fioritura avviene ad aprile. Ogni fiore ha una corolla tubolare formata da quattro petali fusi insieme che sulla sommità si aprono a stella.
I petali sembrano minuscole sculture di cera. La loro simmetria tradisce l’appartenenza alla famiglia delle Oleaceae.
Qui è evidente la forma tridimensionale dei petali, alcuni formano un uncino come le punte di certe pantofole orientali. I colori possono variare dal viola, all’azzurro ceruleo e al rosa antico, a seconda delle cultivar.
Il pistillo è nascosto dalle gialle antere in attesa di essere fecondato, dopodiché inizierà la modificazione dell’ovario.
All’interno del fiore: i due stami sono privi di filamento e così le antere sono direttamente attaccate alla corolla. Ecco rivelato il pistillo, con il grosso stigma in evidenza.
A questi ingrandimenti sono visibili i singoli grani di polline.
Il frutto è una capsula deiscente formata da due carpelli. Qui, i frutti ad agosto.
Frutto in via di maturazione, ancora chiuso,
…e frutto aperto formato da due carpelli.
All’interno, ogni carpello ha una parete centrale che lo suddivide in due vuoti, ognuno dei quali contiene un piccolo seme piatto, che ricorda un po’ nella forma il seme alato di certi pini. Dunque, un totale di 4 semi per frutto.

A questo punto è d’obbligo citare il mito di Syringa, una Naiade (= ninfa delle acque dolci) che, secondo vari autori venne inseguita da Pan. Syringa chiese aiuto alle proprie sorelle le quali la tramutarono in un fascio di canne di fiume. Secondo Ovidio il fauno, sentendo il dolce suono delle canne accarezzate dal vento, ne legò alcune insieme e formò con esse uno strumento musicale, che da allora sarebbe diventato il suo simbolo più caratteristico! La parola syrinx può significare tanto ‘canale’, ‘condotto’ quanto ‘flauto’. Una prova della capacità degli antichi di legare i nomi delle cose a delle storie che colpivano l’attenzione e restavano impresse nella memoria di chi le leggeva.

Il mito di Syringa secondo Francesco Zugno, pittore veneziano allievo del Tiepolo. La tela è conservata ai Musei Civici di Padova.

Curiosamente, a ereditare il nome dalla ninfa non fu la canna comune (Arundo donax, L.) in cui ella si trasformò, bensì per l’appunto la pianta di lillà.

Ringrazio per le foto dell’Orto, del Parco d’Europa, degli ingrandimenti del fiore e del Museo Civico il Cacciatore di alberi.

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