Magnolia grandiflora L. Il nome scientifico fu assegnato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, 1753. Carl Nilsson Linneaus fu un (o piuttosto ‘il’) naturalista svedese, concepì la moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, e introdusse la nomenclatura binomia (Systema Naturae, 1735).
Fenologia minima. (Sempreverde)Areale di origine (Native range)
Magnolia grandiflora è la Magnolia per antonomasia, un sempreverde maestoso e molto decorativo. Questa specie è tra le più diffuse in città sia negli spazi pubblici sia nei giardini privati.
La Magnolia del Santo, nel chiostro che da essa prende il nome, forse la più antica della città. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento c’era già, ma Carducci in questa poesia non la nomina. Sí come fiocchi di fumo candido tenui sfilando passan le nuvole su l’aëree cupole, sovra le fantastiche torri del Santo; passan pe l’ cielo turchino, limpido, fresco di pioggia recente; sonito di mondo lontano par l’eco tra le arcate che abbraccian le tombe… Carducci, Nel chiostro del Santo, Rime e ritmi,1898, in Liber LiberUna delle numerose Magnolie all’entrata del Museo Comunale agli Eremitani. Sullo sfondo si intravede l’abside della Cappella degli Scrovegni.Un esemplare dallo splendido portamento colonnare al Giardino AlicornoUn gruppo di magnolie ai Giardini dell’Arena, qui le piante di questa specie sono numerose sia in esemplari singoli che a gruppi.Esedra di Via Quattro Novembre uno dei luoghi con maggiore concentrazione di magnolie.La statua del Petrarca nell’omonima piazza e sullo sfondo una magnolia.Sullo sfondo campanile e cupola della chiesa del Carmine.Un incredibile filare di magnolie in Via Scrovegni.Ma niente a che vedere con quello doppio di Piazzola sul Brenta, 700 metri, che conduce a Villa ContariniOgni ultima domenica del mese si tiene un importante Mercatino dell’Antiquariato che attira frotte di avventori e curiosi.Se lasciati crescere liberamente i rami inferiori assumono portamento decombente, come per questo esemplare in uno dei chiostri al Santo.
Le foglie sono lanceolate, grandi e coriacee; la pagina superiore è lucida e verde brillante, mentre quella inferiore è pelosa e variamente colorata: dal verde pallido al marrone chiaro a seconda della stagione e dell’età. Il fiore è bianchissimo e molto grande, come ricorda il nome scientifico.
Avvicinarsi a questo fiore dalle dimensioni considerevoli e dal candore immacolato intimidisce e stupisce anche i più distrattiI petali sono carnosi al tatto. I fiori solitari emanano un intenso profumo.
L’osservazione di questo fiore dai caratteri primordiali meriterebbe da sola un post. Tutto in esso è singolare, così la comparazione con un fiore diciamo classico, si pensi ad esempio al tiglio, risulta interessante e istruttiva.
Grandi sepali che racchiudono corolla e organi maschili e femminili.I segmenti gialli che si sovrappongono fra loro sono stami, mentre in alto assiepati, come squame di una pigna, i pistilli. Nella foto le strutture verdino sono gli ovari, e i ricciolini gialli stigmi. A maturazione gli stami portano il polline per tutta la loro lunghezza, e gli stigmi, diventati caramello, si ricoprono di una secrezione atta a convogliare il polline verso l’ovario. Gli stami, nella foto simili a fiammiferi svedesi, mano a mano si staccheranno tutti.Liberando la parte più bassa del ricettacolo.Nella foto si vedono bene le cicatrici lasciate sul ricettacolo da sepali, petali e stami nell’ordine. Ma si può apprezza anche la struttura arcaica di questo intrigante fiore. Nella parte più alta dell’infiorescenza si distinguono i singoli pistilli che sono ormai diventati frutti...…questi ultimi compaiono in giugno, inizialmente verde chiaro imbruniscono a maturazione.Frutti a maturazione. I semi sono rosso vivo, brillanti e profumati.Corteccia liscia e a lenticelle da giovane, ben presto si fessura in placche irregolari.