Fenologia minima: ripresa vegetativa, fioritura, fruttificazioneAreale di origine (native range). La storia di questa pianta è complessa e molto si discute sulla sua introduzione da parte dei romani in Italia. Unalberoalgiorno propende per una interpretazione più estesa.
I Musei agli Eremitani di Padova conservano un dipinto del Mansueti che ritrae, riconoscibilissimi, un considerevole numero di pini domestici. Certo fanno parte del paesaggio e servono a ornare l’evento miracoloso, ma la cura e il realismo profusi nel dipingerli fanno pensare ad una particolare intenzione dell’artista.
Giovanni Mansueti, Assunzione della Vergine, Musei agli Eremitani, Padova, 1510-15. (Particolare)Sulla sinistra della composizione compare un vero bosco di pinea con tutti i fusti dritti come effettivamente avviene quando molti alberi sono in concorrenza per la luce.Mentre a destra si vede un filare di pinea con le chiome aperte che sembrano fare da sostegno agli angeli.
Impensabile non citare poi, parlando del pino domestico, Otorino Respighi e il suo capolavoro I Pini di Roma. Ve lo propongo nell’interpretazione di Fritz Reiner con la Chicago Symphony Orchestra. Potete far partire il video e tenerlo come sottofondo mentre leggete il post.
Roma, Via dei Fori Imperiali. (Devo questa foto a Nicola C.)E a proposito di romanità gli splendidi pini dei Giardini dell’Arena; la parte chiusa al pubblico da tempi immemorabili…
L’albero è a tutti familiare per quel suo aspetto inconfondibile: il tronco sale su dritto, per certi esemplari più per altri meno, diramandosi con grosse branche ascendenti, quando improvvisamente…
…i rami degli ordini successivi si dispiegano gradatamente, ma inesorabilmente, lungo linee vieppiù orizzontali dando alla chioma la caratteristica forma ad ombrello.
Ma non è sempre così. Da giovane ha chioma globosa quasi sferica, rendendo problematica l’identificazione.
Non c’è nulla in questa chioma che faccia presagire la futura forma ad ombrello…E visto che parliamo di giovanotti, ecco un certo numero di virgulti allo stato naturale nella Pineta di Classe.E il pensiero va a Dante – Un’aura dolce, senza mutamento… In questa suggestiva pineta convivono pacificamente Pinus pinea e pinaster.Poco più a nord in località Alberoni, nell’Isola del Lido (VE), un’altra pineta di pinea e pinaster corre lungo lo stesso Mare Adriatico.Continuando con le suggestioni: un secolare pino domestico a Villa Ruffo, Ravello (SA). Ed altri più in là.Splendido esemplare al Giardino di Ninfa (Norma – LT). Un giardino all’inglese con ruderi ‘originali’.Ma anche in città non mancano, o non mancavano, scorci affascinanti con pini domestici di tutto rispetto. Primi fra tutti vanno ricordati i ‘tre pini’ dello stadio omonimo presso l’Antoniano. (Foto Wikipedia)Porte Contarine, luogo fra i più suggestivi di Padova, ornate da numerose piante fra le quali spiccano due pinea.Grazioso e singolare giardino pensile in Via del Portello. Ai lati del Nostro tuie orientali. Gli aghi raccolti a fascetti di due sono verde brillante, robusti ma flessibili, puntuti, sottili e lunghi fra 10 e 20 centimetri.Crescono paralleli ai rami e si dispongono sui rametti terminali in modo da arrivare tutti alla stessa altezza, come certi piumini per la polvere.I fiori maschili (microsporofilli) sono vistosi e posti alla base del germoglio. Spuntano in maggio, inizialmente gialli……quindi maturando diventano arancione e liberano il polline, fino ad allora protetto da innumerevoli squame.Il fiore femminile (macrosporofillo), rosso e squamoso, molto meno appariscente del maschile è disposto in cima al nuovo rametto.Indistinguibile da quello del cugino pinasterAppena fecondato assume già la forma della pigna che verrà.I coni ci mettono tre anni a maturareCosì bisogna cercarli in posizione piuttosto arretrata rispetto alla cima del ramo.La pigna è un grande e pesante ellissoide poco schiacciatoLa parte terminale della squama (scudo o apofisi) è una sorta di piramide a base perlopiù esagonale, la cima (umbone) ha colore più chiaro ed è coperta di resina.La parte interna della squama ha due cavità nelle quali sono alloggiati i grossi semi……i famosi pinoli, naturalmente. Il robusto involucro esterno è cosparso di polvere nerastra.Al seme del Pino domestico l’uomo si è sentito sempre debitore e lo ha celebrato in vari modi. Nella foto una spianata al Parco dei Mostri di Bomarzo (VT), il perimetro è punteggiato di pigne e ghiande. Anche in città non si manca di onorare il frutto, qui un giardino privato in Piazza Capitaniato.La corteccia comincia a fessurarsi sin da giovane in solchi più o meno ampi a seconda dell’individuo. Ma è molto simile a quelle di tutti gli altri cugini pini, rendendo l’identificazione problematica. Tuttavia, poiché è fatta a strati, come se ci fossero una successione di scaglie sovrapposte, col tempo quelli superiori si staccano lasciando comparire le tipiche macchie rossicce. Per assumere alfine, in molti individui, la nota forma.
Il post è diventato troppo lungo e non c’è tempo per parlare di tutti gli altri pini domestici che vivono in città – è un po’ quello che succede con tutti gli alberi importanti. Vi rimando perciò ad un articolo apposito.