Welwitschia mirabilis Hook.f. Annomata nel 1862 da Joseph D. Hooker nel periodico britannico di orticoltura The Gardeners’ Chronicle. Hooker scelse di onorare il botanico austriaco Friedrich Welwitsch che scoprì questa specie nel 1859. Si capisce che dare un nome a un albero non è un semplice esercizio lessicale, ma è necessaria una approfondita indagine tassonomica onde collocarlo nel posto giusto. Il racconto affascinante del lavoro di Hooker lo trovate in un dotto articolo di Wikipedia.
Areale di origine – Native range. Vive solo nel deserto del Namib, una lunga fascia costiera a cavallo del Tropico del Capricorno.
Pianta dalle incredibili peculiarità, introvabile se non negli orti botanici. A una prima impressione sembra manchino strumenti per una osservazione adeguata. Naturalmente non può essere così, anzi studiarne le parti e i caratteri è un utile esercizio di comparazione fra le numerosissime e disparate forme che possono assumere alberi e arbusti. Insomma, un’avventura intellettuale.
L’interesse di Unalberoalgiorno per questa pianta nasce da un casuale incontro con il Signor Silvio Russo, Giardiniere dell’Orto Botanico di Portici (NA), che, dopo averci regalato generosi chiarimenti sulle palme dell’Orto e su un pino himalayano, ha indirizzato la nostra attenzione su questa specie che vive in numerosi esemplari (diciotto!) nelle serre delle succulente. E per tutto ciò gliene siamo profondamente grati.Per una volta conviene partire dalla classificazione: è l’unica specie del genere Welwitschia, a sua volta unico genere della famiglia delle Welwitschiaceae, unica famiglia dell’ordine della Welwitschiales, e questo la dice lunga sulle sue origini ancestrali (ricordate il caso del ginkgo o della cycas?).Breve tronco con chioma composta da due uniche foglie che si adagiano mollemente sul terreno.Foglie nastriformi, innestate sulla cima del tronco, dal colore verde tenue, quasi glauco; coriacee e spesse: fatte apposta per ritenere una gran quantità di acqua.Nervature parallele e fillotassi opposta. Picciolo assente (foglia sessile).La piante è sempreverde, ma con una importante differenza rispetto al consueto comportamento: le foglie non cadono mai, si generano continuamente dall’attaccatura col tronco e… …si seccano in punta sfilacciandosi e accartocciandosi.Il tronco misura una ventina di centimetri negli individui adulti,… …e la corteccia marrone è solcata longitudinalmente. Si sarà già capito che mancano del tutto i rami.La pianta è dioica e gli apparati riproduttivi, sia maschili sia femminili, emergono dagli stessi tessuti che alimentano la crescita delle foglie.I coni maschili han colore aranciato e sono disposti in strutture simili a corimbi.(Foto, cortesia S. Russo)Le sacche polliniche a maturazione affiorano da due brattee protettive.(Foto, cortesia S. Russo)Assolto il loro compito restano a lungo sulla pianta. Nella foto i coni dell’anno prima.ParticolareAnche i coni femminili sono disposti in conformazioni corimbiformi. (Foto, cortesia S. Russo) Assumono un colore verde metallizzato e portano gli ovuli racchiusi in brattee appressate. (Foto, cortesia S. Russo)A maturazione hanno la forma di una pigna allungata Seme protetto da brattea a consistenza cartacea.Circondato da un’ala. (Foto, cortesia S. Russo) Molte fonti riferiscono della presenza di un esemplare di weltwischia nelle serre nuove dell’Orto, ma non sono ancora in grado di documentarlo: pare scomparso.La welwitschia compare nello stemma della Namibia assieme ad altri simboli nazionali (l’aquila pescatrice e due orici). Animali e piante compaiono spesso nell’araldica delle nazioni.