Platanus x acerifolia – Platano comune

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
In verde areale di P. x acerifolia; in giallo e azzurro areale di origine (native range) di P. orientalis e P. occidentalis rispettivamente.

Il Platano è albero di primissima grandezza, ed è proprio la sua imponenza che colpisce l’osservatore. Forte e prolifico, come molti ibridi naturali (Platanus orientalis, P. occidentalis), domina i luoghi ove dimora.

Il possente esemplare in Piazzetta Nievo. Un luogo di intenso traffico; avranno i frettolosi passanti tempo sufficiente per ammirare questo gigante?
Il fusto poderoso e diritto, una particolarità della specie, visto dall’imbocco di Via Sant’Eufemia.
Campo più largo. Senza il ligustro: la città cambia continuamente…
Giardini Treves, albero censito come monumentale dal Ministero (MATTM).

Ma abbandoniamo per il momento questa caratteristica della specie, e cerchiamo di costruire strumenti un po’ più efficaci per l’identificazione. Primariamente direi la corteccia.

Essa si squama a placche, mostrando la parte sottostante più chiara.
L’analogia con una tuta mimetica è immediata.
Placche più o meno grandi e diversamente colorate, a seconda dell’individuo.
Anche nella forma c’è grande varietà.
Giardino città d’Italia, un piccolo ma grazioso spazio vicino Via Siracusa.
Passeggiata dei Nobel, questo giovane esemplare ha una tendenza piuttosto marcata al verde.
Avanzi di corteccia. Particolato e sporcizie varie, che avvelenano la corteccia degli alberi cittadini, possono uccidere le piante. Non così per il Platano, egli si libera della vecchia rigenerandone una sempre nuova.
Foglia di Platanus x acerifolia, tri o pentalobata. Simile alla foglia dell’acero come recita il nome specifico.
A sinistra foglia di Acer pseudoplatanus, a destra di platanoides.
Un loop verbale non infrequente nella tassonomia alberesca.
Giovani foglie dalla strana consistenza cartacea, al tatto sembrano quasi secche.
Le infruttescenze sono globi (capolini) composti da frutti volatili, questi ultimi disposti secondo una rigorosa simmetria sferica.
Frutti muniti di uncino ad un estremo e di un minuscolo piumino all’altro. Come non meravigliarsi o commuoversi davanti a tanta bellezza?

Le infruttescenze sono portate a gruppi di due, ma anche di più a volte, da lunghi peduncoli, nelle fogge e nei modi più strani. E permangono a lungo sulla pianta.

In fila per due…

Le infiorescenze femminili spuntano dalle gemme già in marzo, compaiono dapprima dei globuli verdastri, e quando gli stigmi cominciano a distendersi assumono una colorazione rosso fuoco. Mano a mano che i fiori maturano e vengono fecondati si allungano anche i peduncoli, e il frutto assume la configurazione ben nota. Le infiorescenze maschili sono più schive, e somigliano molto a quelle femminili, tranne nel colore che è giallognolo.

I singoli fiori sono attaccati perpendicolarmente al supporto
Fiore femminile
Le infiorescenze maschili stanno più indietro sui rametti e hanno un colore giallastro.

Durante il periodo della fioritura la pianta non si fa notare particolarmente, sebbene osservati da vicino i fiori appaiano piuttosto vistosi; forse a causa del grande volume nel quale sono dispersi. Non altrettanto avviene nel periodo autunnale, quando l’albero, in specie al tramonto, sembra infiammarsi.

Il grande acerifolia che vive quasi addossato al parapetto del Ponte dei Tadi. In marzo ricoperto di foglie non ancora formate e da fiori in bocciolo. Suoi sono i fiori delle foto precedenti.
Campo dei Girasoli
Parco d’Europa
Bastione Santa Croce.

L’albero è enorme, e questo post rischia di diventarlo pure lui. Rimando ad un prossimo articolo le indicazioni su dove trovare altri esemplari in città.