Bougainvillea glabra – Buganvillea

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; gemma; spine; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; tavola botanica

Bougainvillea glabra Choisy
Nome imposto da Jacques Denys (Denis) Choisy nella voce, da lui curata, dedicata alla famiglia delle Nyctaginaceae dell’opera monumentale di August de Condolle, Prodromus systematis naturalis regni vegetabilis, Volume 13, Parte 2, 1849. Choisy era un teologo innamorato delle botanica, svizzero di nascita a Ginevra conobbe il Condolle (Augustin).

La pagina 437, in alto ho riportato il titolo del capitolo con l’indicazione del curatore. Descrizione minuziosa, che ritroveremo documentata nelle foto, e precisissime indicazioni sui luoghi dove la pianta fu rinvenuta.

Etimo.
Il nome del genere fu dato in omaggio a Louis Antoine De Bougainville comandante della spedizione durante la quale la pianta fu scoperta. Quello della specie è facile da capire, ma, come vedremo, i peli, anche se non si sentono al tatto, ci sono eccome.


Fenologia minima (in costruzione)
Areale di origine (Native range) – Brasile

Bellissimo rampicante dai colori accesi, numerose sono le cultivar, ma perlopiù si veste di viola. Soffre i freddi invernali, ma non mancano in città esemplari prosperosi – rigorosamente esposti a sud nonché in luoghi particolarmente riparati.

Grande e florida buganvillea in Via de Amicis. La pianta lancia lunghi e sottili rami (sarmenti) in ogni direzione aggrappandosi ad ogni tipo di supporto fidando su spine arcuate.
Giardino di Ninfa, Cisterna di Latina (LT). Foto della tarda estate, ancora largamente fiorita.
Capanne dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia. Ideale come pianta ornamentale.
In compagnia di un piccolo evonimo giapponese.
Foglie piccole, consistenti ma non coriacee, allungate con vertice pronunciato e base ottusa. Bordo intero, venature discrete, rade le secondarie, assenti le terziarie. Il picciolo si innalza perpendicolarmente alla lamina.
Disposizione alterna. Giovani rametti verdi, poi marrone chiaro.
Muniti di spine piccole e ricurve.
Spine, giovani rametti e pagina inferiore delle foglie sono coperti da peluria praticamente invisibile e non percepibile al tatto.
Anche le gemme sono pelose e anche per loro è difficile accorgersene. Il motivo risiede nella natura dei peli piccolissimi e morbidissimi, come lanugine.
La bellezza della pianta è nei fiori dai colori vivaci. Ma anche la loro struttura non è da meno, e esercita sul Cacciatore di Alberi un fascino irresistibile.
In realtà la parte appariscente è composta da tre brattee, che racchiudono i veri fiori, piccoli e dai colori pallidi.
Ogni fiore ha il peduncolo attaccato alla nervatura mediana della brattea, sulla parete interna. Il solo calice è libero. Il quale calice è molto allungato e termina in lobi colorati che simulano la corolla.
I lobi hanno forma e colori diversi, imitando due giri di sepali, uno dal colore più scuro e l’altro più chiaro e con lobi più ampi. La simmetria è pentagonale.
Che si tratti di lobi terminali del calice non v’è dubbio.
Singolari i boccioli con tutti i lobi accartocciati e ancora indecisi sul colore.
Le brattee han forma e struttura di foglie, ma consistenza cartacea, apice acuto e base cordata. Quando seccano assumono colore marrone lasciando meglio vedere le nervature; le secondarie formano almeno due serie di occhielli, le terziarie sono reticolate.
Infiorescenza smontata. I frutti sono acheni allungati che spesso restano all’interno del calice essiccato. Non è facile procurarseli poiché molti esemplari che si trovano nei giardini sono cultivar sterili.
Il calice è un tubicino lungo e stretto…
…a sezione pentagonale. Carattere che la distingue dalla similissima B. spectabilis che ce l’ha circolare. All’interno gli stami recisi (la specie ne ha otto), e al centro la sezione dell’ovario.
Gli stami sono lunghi ed esili e se ne stanno, come si è visto, tutt’intorno al pistillo
Alla base sono fusi. Nella foto al centro l’ovario.
Pistillo al completo. Ovario supero, sottile e allungato, stilo quasi assente e lungo stigma.
Singolarmente sfrangiato, assomiglia a certi scovolini da pipa.
Spaccato trasversale dell’ovario, all’interno un unico ovulo.
Corteccia grigio rossastra. Si screpola in piccole placche irregolari.
Il tronco si separa molto presto.

Abbandoniamoci al fascino delle vecchie tavole botaniche e soffermiamoci sui disegni dei particolari. La tavola porta il nome della spectabilis ma si tratta di certo della glabra poiché il calice ha sezione pentagonale. La storia della scoperta della buganvillea è straordinaria-mente ricca di uomini e donne amanti dell’avventura e sprezzanti delle convenzioni sociali.

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