Ruscus Hypoglossum L. Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753.
La pagina 1041. Linneo appunta l’attenzione sui fiori che spuntano sotto una fogliolina. Uno strano comportamento che non tralasceremo di documentare. Seguono i consueti riferimenti a numerose sue opere precedenti, e poi altri nomi esotici: Lauro alessandrino dato da Bauhin; due assegnati da Fabio Colonna: Ipoglosso di Dioscoride e Laurotasso di Plinio. Pianta collocata nella terribile classe delle Dioecia Syngenesia: dioica e con le antere saldate tra loro. Mentre per Jussieu è prima di tutto una monocotiledone con stami perigini. La famiglia è delle ‘Asparagi’; e fra le Asparagaceae Juss. si trova tuttora.
L’etimologia del nome di specie è divertente: il prefisso hypo vale sotto e glossa è lingua (tutto dal greco, ma in latino). A quale parte si riferisca ve lo lascio scoprire da soli. L’etimo del nome di genere è incerto.
Fenologia minima. Ripresa vegetativa in primavera, in questo periodo la pianta produce nuovi steli.Areale di origine (Native range) – Mediterraneo orientale e parte dell’Europa centrale.
Arbusto sempreverde dal portamento strisciante. Come, e meglio, delle sorelle mediterranee sopporta lunghi periodi di siccità, ama la penombra (pronto ad occupare angoli poco appetiti da altre piante più nobili) e non richiede cure particolari per crescere o difendersi da avversità. Nonostante tutti questi meriti è poco apprezzato dai giardinieri, ma forse i gusti si modificheranno col cambiamento climatico in atto.
Una macchia di ipoglosso ai piedi di un platano al Giardino TrevesDa diversa prospettiva. Sullo sfondo il tempietto e a sinistra l’edicola in pietra di Vicenza.Diversi esemplari vivono in Orto. Nella foto una bordura nell’aiuola presso la vecchia entrata; al centro una magnolia.Lungo il muro perimetrale cinquecentesco, presso la porta ovest.La canaletta (diramazione dell’Alicorno) che divide la parte antica dalla nuova. Si fronteggiano una teoria di ipoglosso e una di bambù. L’arbusto è fitto di fusti e di ampie strutture che a prima vista sembrano foglie……in realtà rametti modificati (tecnicamente cladodi o fillocladi), le vere foglie sono le formazioni più piccole al centro di quelle.I fillocladi han forma allungata con base e vertice acuti; inserzione alterna.Le foglioline sono attaccate alla ‘venatura’ centrale del cladodio e rivolgono la faccia inferiore all’osservatore.Al centro dei fillocladi la traccia dell’attaccature delle vere foglie. Si distingue una brattea protettiva alla base. La crescita di fusti e rametti è affascinante, ma troppo complicata per un misero post, per curiosi e interessati un poderoso articolo a questo link (si veda la figura 4)A volte la foglia si riduce a un’unghia, o squama. Nella foto sotto la fogliolina l’infiorescenza; si noti che (così come deve essere) i fiori spuntano all’ascella della foglia; insomma, tra foglia e rametto.Talvolta si trovano sulla pianta fillocladi privi dei tessuti molli, e le foglioline con loro; è possibile allora seguire i percorsi delle venature.
Si distinguono bene le nervature rigorosamente affiancate (concorrenti alla base e al vertice), a conferma della natura monocotiledone della pianta. Sono presenti anche venature del secondo ordine che collegano le principali.
Pianta dioica (fiori maschili e femminili su individui diversi – Linneo avrebbe detto: marito e moglie vivono in case separate).L’infiorescenze è un mazzolino di pochissimi e piccolissimi fiori che da lontano appaiono bicolori: verde fioco e viola acceso.Il fiore (all’aspetto uguale nei due sessi) ha sei tepali lunghi e stretti. Tre più grandi disposti secondo angoli di 120 gradi di colore verde pallido, e tre lungo le bisettrici di un viola molto tenue. Li sormonta una struttura viola culminante, nei fiori femminili, in uno stigma blu notte che sembra una pallina giustapposta,… …in quelli maschili da antere bianche un po’ mosse. La piccola infiorescenza. Si distinguono due boccioli, un fiore femminile e un complesso di squamette protettive cartacee.Fiore femminile, si riconosce lo stigma a bottoncino. La struttura viola è formata da tre (?) filamenti di antere abortite (staminodi) saldate fra loro. Il peduncolo è piuttosto lungo (relativamente alle dimensioni del tutto).Da diversa prospettiva. Si riaccendono i dubbi sul numero di filamenti saldati, sembrano sei come i tepali.La struttura viola smontata. In basso il pistillo coll’ovario allungato, il breve stilo e il curioso stigma.
Pianta non molto efficiente nel produrre frutti (la sferetta rossa al centro), in compenso si propaga con facilità per via vegetativa.Il frutto è una bacca scarlatta. Sferica o allungata. Conserva quasi tutto dell’infiorescenza.Si riconoscono resti di stilo e stigma, dalla parte opposta vestigia di sepali e, seminascosti, avanzi rinsecchiti di staminodi.Sezione trasversale del frutto. Una bacca.