Il post è un approfondimento delle voci ‘Gineceo’, ‘Pistillo’ e ‘Carpello’ del glossario. Ho dovuto ricorrere a questo espediente poiché non era possibile condensare in due o tre blocchi tutto quello che c’era da dire. I tre termini sono legati dalle seguenti definizioni (Judd et al., Botanica sistematica, Piccin, 2019, pag. 77)
Gineceo: termine collettivo per indicare tutti i pistilli del fiore
Pistillo: parte del fiore che contiene gli ovuli; formato da uno o più carpelli
Carpello: parte del fiore che contiene gli ovuli.
Possibile, in alternativa, definire il gineceo direttamente in termini di carpelli
Gineceo: termine collettivo per indicare tutti i carpelli del fiore.
Carpello: parte del fiore che contiene gli ovuli.
Spesso in rete, ma anche nei manuali, sono date definizioni non appropriate (dal punto di vista epistemologico) del termine carpello, ma per non interrompere il flusso del discorso parleremo di questo alla fine del post. Chi proprio non dovesse resistere alla curiosità, vada al link; mentre noi riprendiamo il nostro racconto.
I vocaboli carpello e pistillo non esprimono lo stesso concetto, ricorriamo a un esempio per orientarci.

Nel caso della configurazione di sinistra i due termini sono equivalenti, mentre la struttura a destra aiuta a capire come i pistilli possano essere formati da più carpelli. (Confronta Judd et al., Botanica sistematica, Piccin, 2019, pag. 78)

Ci attendono ora quattro esempi relativi alle rispettive configurazioni dell’ultima figura.
Prima configurazione
Clematis vitalba: n carpelli distinti, n pistilli semplici (n = più di 20); n ovari, n stili, n stigmi






Seconda configurazione
Fatsia japonica: 5 carpelli saldati, 1 pistillo composto; 1 ovario, 5 stili, 5 stigmi




Terza configurazione
Malus domestica: 5 carpelli saldati, 1 pistillo composto; 1 ovario, 1 stilo con 5 rami, 5 stigmi



Quarta configurazione
Euonymus japonicus: 4 carpelli, 1 pistillo composto; 1 ovario, 1 stilo, 4 stigmi (o lobi stigmatici)



Appendice epistemologica
Il termine epistemologia indica il modo in cui procede la conoscenza scientifica. Una componente essenziale della conoscenza scientifica è la costruzione di teorie scientifiche, è infatti attraverso queste ultime che cerchiamo di spiegare il mondo. Fatta questa necessaria premessa passiamo senz’altro ai nostri carpelli.
Spessissimo in rete e nei manuali, anche universitari, è data la seguente definizione di carpello:
Carpello: una foglia modificata con funzione riproduttiva che contiene gli ovuli.
Ma non è una buona definizione poiché introduce il concetto di ‘foglia modificata’ che fa riferimento a una ben determinata teoria, mentre le definizione degli oggetti devono essere indipendenti dalle teorie. La definizione data all’inizio di questo post soddisfa il vincolo che ci siamo dati.
Cercherò di spiegarmi con un esempio preso dalla fisica. La temperatura è definita come una grandezza fisica che si misura con il termometro. Se si dice invece che la temperatura è l’energia cinetica delle particelle, oppure che è la densità di calorico di un corpo, non si dà una buona definizione poiché nel primo caso si fa riferimento alla Teoria cinetica e nel secondo alla Teoria del calorico.
Tornando al nostro carpello, se parlo di foglie modificate introduco un concetto evolutivo che spiega come si sarebbe formato e non cosa è un carpello. Certo l’ipotesi che i carpelli si sarebbero formati dalle foglie ha molti riscontri, ma non è questo il punto. Ripeto, quello che vogliamo è che le definizioni siano svincolate della teorie perché, come ci ha insegnato la storia della scienza, queste ultime sono provvisorie e sempre soggette a essere prima falsificate e poi sostituite. A proposito di teorie superate, ricordo che atomi e molecole non sono affatto particelle (assimilabili e biglie perfettamente elastiche), ma sono descritti in termini di funzione d’onda dalla Meccanica Quantistica, una teoria scientifica che da tempo ha sostituito la Teoria cinetica, che a sua volta aveva falsificato la Teoria del calorico.