Il sistema di Torunefort 4 – Note a margine

Il post è l’ultimo di quattro (12, 3, 4) dedicati al sistema di Tournefort. A conclusione del percorso faremo alcune brevi riflessioni sul suo punto di vista.

1 – Sul confronto colla teoria sessuale
Tournefort è scettico sulla teoria della riproduzione sessuale, il punto di vista che assume si potrebbe definire teoria del nutrimento. Dalla prospettiva dell’uso didattico della storia della scienza ciò rende la lettura interessante, poiché si può comparare il modo di guardare ai fiori nelle due teorie (come ricordato spesso nel blog, la comparazione genera metacognizione). In una il fiore è un organo riproduttivo, nell’altra (come vedremo fra pochissimo) ha la funzione di nutrire e prendersi cura dell’embrione. Ora tenetevi forte perché gli argomenti di Tournefort vi sembreranno molto strani…, ma non azzardatevi a sorriderne…

Elemens, pagina 50, Tomo 1.Funzioni delle parti del fiore’. ‘Il peduncolo 7 porta il nutrimento alle foglie [petali] 1,…,6 le quali lo digeriscono [come fa l’intestino] e lo trasferiscono al giovane frutto 8 [indica l’intero pistillo]. I petali inoltre mandano gli scarti agli stami [o vasi escretori] 9,…,14 attraverso i filamenti i rifiuti arrivano alle antere [l’equivalente dei reni] 15,…,20 dove vengono ridotti in polvere.‘ (Immagine, Tomo 2, tavola 1)

(parte inferiore della tavola): ‘La foglia A è attaccata, attraverso vasi molto delicati, alla base del pistillo C; questi vasi portano il nutrimento al giovane frutto o embrione D. Inoltre dalla foglia si erge, nel punto B, lo stame H che funge da vaso escretore attraverso l’antera I. In E è mostrata la proboscide [stilo] del pistillo, che in questo esempio di fiore è cava come mostrato in G. Infine in F distinguiamo le tre camere del giovane frutto in cui si formano gli embrioni dei semi.’

Vale la pena di ritornare alla schematizzazione del fiore che abbiamo dato nel glossario. Lì siamo stati ben attenti a innestare i petali sul ricettacolo in modo che l’unghia risultasse chiaramente separata sia dal pistillo sia dai filamenti.

Naturalmente ci sono fiori in cui gli stami sono effettivamente innestati sui petali, ma si capisce che questo comportamento è solo una singolarità. Nella foto, filamenti aderenti alla parete interna del calice nel genere Eleagnus.

Il grave errore nella morfologica del fiore è un ottimo esempio di come la teoria guidi l’osservazione (detto in termini più brutali: ognuno vede quello che si aspetta di vedere): una volta ipotizzato che i petali forniscono il nutrimento all’embrione, ci deve essere necessariamente un contatto diretto tra petalo e pistillo; analogamente ci deve essere contatto diretto tra petalo e stame, come conseguenza dell’ipotesi che i petali producono rifiuti.
Tournefort avrebbe potuto difendere la sua teoria da questa falsificazione immaginando che il ricettacolo (il ‘calice’ avrebbe detto lui) avesse al suo interno opportuni condotti tra unghia e base del pistillo da una parte, e unghia e base dei filamenti dall’altra. Un po’ come facevano i tolemaici aggiungendo cerchi su cerchi al loro sistema.

2 – Una questione di etimo
Tournefort usa termini come pistillo, stame, antera, evidentemente antecedenti alla teoria sessuale, nasce così spontanea la ricerca dell’etimo. Pistillo viene dal latino pistillus, pistillum che vale pestello, e la sua forma, in specie nel caso di stigma capitato, ne giustifica ampiamente l’origine. Stame deriva dal latino stamen, staminis che indica la parte più lunga della fibra di lana, mentre antera viene dal greco anthirós che vale fiorente; come per stame anche in questo caso l’origine non è certo elettrizzante. Più piccante semmai è l’uso che Boccaccio fa del lemma pistillo: ‘s’ella non ci presterà il mortaio, io non presterò a lei il pestello‘, ma, evidentemente, con significato sessuale invertito…

L’opera di Tournefort ebbe un grande successo e su di essa si formarono generazioni di botanici. Si capiscono allora le resistenze al sistema sessuale: esse non dipendevano solo dal diverso modo di collocare le piante (e quindi di identificarle) ma anche da consolidati presupposti teorici: la asessualità delle piante appunto. Pensate a una persona formatasi sugli Elemens, la poverina avrebbe dovuto riorganizzare le proprie conoscenze riconvertendo, ad esempio, lo stame da rene a membro maschile (Linneo ci andava giù pesante, si esprimeva proprio così). Insomma, le reali critiche al sistema sessuale non erano certo di carattere morale come troppo spesso si riferisce.

3 – Lo strano caso del sambuco
Un terzo aspetto su cui riflettere è la divisione in piante erbacee e non. Ora si dà il caso che lo stesso Tournefort descriva generi di tal fatta, come ad esempio il sambuco.

Elemens, pagina 478, I Tomo. Genere Sambucus (IV sezione, XX classe), alla settima riga dal basso troviamo Sambucus ebulus, una ben nota erbacea appunto.

Rigoglioso ebulus cresciuto spontaneo presso il Ponte dei Tadi
Steli erbacei. Alcuni seccano e muoiono, foto in ottobre.

Ancora uno dei numerosi casi in cui i sistematici si sono ben guardati dall’applicare rigidamente le regole che essi stessi si erano dati. Ottimo l’esempio dei frassini in Jussieu.

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