Chaenomeles japonica – Cotogno giapponese

portamento; foglia; stipole; fiore; frutto; corteccia; rametti; spine; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli

Chaenomeles japonica (Thunb.) Lindl. ex Spach
Il botanico svedese Carl P. Thunberg, allievo di Linneo, la scopre in estremo oriente; un suo collega inglese, John Lindley, la descrive collocandola correttamente (Transactions of the Linnean Society of London, Volume 13, pagina 97, 1821), infine il botanico francese Édouard Spach fissa definitivamente il nome e i caratteri della specie a pagina 159 del secondo volume, dell’imponente opera (14 tomi) Histoire naturelle des végétaux, 1834.

La pagina incriminata mostra come prima dell’intervento di Lindley alla pianta furono assegnati molti generi diversi: Cydonia, Malus, Pyrus. Come detto in altre occasioni, non è mai facile collocare una specie all’interno di una complessa e vasta architettura tassonomica. (Fonte bibliografica)
Verso la fine della sua descrizione dettagliatissima Spach ci informa che la pianta fu portata in Europa nel 1796, e che a Parigi non fruttificava. Il Nostro visse tutta la vita a Parigi o meglio al Museo di Storia Naturale, scavando fra le collezioni lì conservate.
Doveroso segnalare che le fonti non sono in accordo nell’attribuire la priorità. Anche in Orto sembrano indecisi…

Fenologia minima: ripresa vegetativa, fioritura, fruttificazione
Areale di origine – Native range

Arbusto dalle dimensioni modeste, ma con intensi momenti di gloria, uno lo abbiamo già vissuto nell’appassionante racconto dell’assegnazione del nome. Ma naturalmente siamo interessati ai caratteri e così, questi momenti, li troviamo nella straordinaria fioritura e negli impressionanti frutti.

Alla fine dell’inverno i lunghi rami spogli si riempiono letteralmente di fiori, creando ampie macchie colorate di rosso. Nella foto, Giardino privato in Via della Valle, Brescia.
Simmetria pentagonale, ampia corolla, apparato riproduttivo completo (bisessuale).
Isolati o in piccoli gruppi hanno peduncolo brevissimo, ricettacolo bicolore e sepali arrotondati.
I cinque petali ampi, e perciò sovrapposti, sono portati da un’unghia sottile.
Una miriade di stami, screziati di rosa (il colore è stimolato dalla luce?), disposti in doppia fila attorno al pistillo e sormontati da gialle antere.
Pistillo a ovario infero e lungo stilo, che in alto cambia colore, imitando i petali, e si apre dividendosi in più parti.
In cima stigmi dalle curiose volute come in un merletto.
Un mesetto dopo la fioritura (foto in aprile) il frutto prende forma. Nella foto, istruttivo esempio di evoluzione del ricettacolo nel caso di ovario infero. Il fiore ha perso la corolla, ma conserva ancora il calice e tutti gli organi sessuali.
Il frutto ingrossa molto e l’assenza del peduncolo, già notata nel fiore, produce curiose configurazioni.
Maturando (foto in agosto) la pelle si tinge di giallo. Nella foto si distinguono caratteristiche macchioline bianche, di cui è ricoperta la buccia, e la completa perdita del calice.
Non può sfuggire la stretta somiglianza del frutto con quelli del genere Cydonia, il che giustifica il travagliato processo della collocazione tassonomica della pianta.
Foglia piccola di forma allungata ma con lamina di larghezza varia.
Pagina superiore verde scuro. Vertice da acuto a ottuso, a volte addirittura fessurato
Base acuta che si spinge fino a inglobare il picciolo tanto da farlo sembrare troppo breve.
Glabra anche da giovane, nervatura principale in rilievo, secondarie a andamento incerto e presto ramificate, terziarie reticolate. Bordo seghettato con denti ben allineati.
Le nuove foglie sono arrossate o bronzee.
Da segnalare la presenza di stipole (comuni tra le Chenomeles), ma solo sui rami più lunghi e non su tutti gli esemplari. Larghe e seghettate vanno spesso a coppie.
Rametti bruni e glabri. Spine robuste e numerose

Il portamento è arbustivo, con rami sottili che partono dal terreno e si allargano a ventaglio formando una sorta di tronco di cono rovesciato.

Due compagni, dalla chioma canonica, che abitano i Giardini dell’Arena, presso il confine con la Cappella degli Scrovegni.
Un intero filare nel Giardino dell’Ospedale Busonera.
Due esemplari vivono in Orto, questo all’interno del recinto è fatto crescere tutto in verticale (lo spazio è poco e le aiuole in trachite sono piccole).
In settembre. Il ramo fruttifero che fa capolino a sinistra, è della cultivar ‘Roseo Alba’ di cui parleremo prima o poi.
Un altro dimora presso la vecchia entrata, in un’ampia aiuola e cresce più liberamente.
Corteccia liscia e bruna, come si era detto per i rametti. I frutti tendono a rimanere sulla pianta per buona parte dell’inverno.

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