Hovenia dulcis Thunb. Il nome fu imposto da Carl P. Thunberg (allievo di Linneo all’università di Uppsala e poi suo successore) nella prima parte del volume del 1781 dei Nova Genera Plantarum. Thunberg ha studiato nei paesi di origine sia la flora sudafricana sia quella giapponese.
La pagina 8 di Nova Genera Plantarum, dove, al primo posto, compare la descrizione della dulcis. L’esposizione è puntuale e prosegue dettagliatissima alla pagina successiva. Mentre nella precedente il nostro eroe assegna il nome al genere; la scelta è fatta in onore di David Hoven uno dei finanziatori dei suoi viaggi.
Il frontespizio dell’opera, uno dei suoi numerosi lavori sulla flora del Giappone. Il nome traslato in latino risulta Carolus.
Fenologia minimaAreale di origine – Native range
Albero quasi sconosciuto ma con notevoli proprietà ornamentali e di grande interesse economico nei paesi di origine. In città è presente solo in Orto, ed è lì, più esattamente nell’arbusteto vicino alle serre nuove, che l’ho conosciuto. Bello, elegante, misterioso ha fusto slanciato e rami aperti con conseguente chioma piramidale.
Il verde tenue delle foglie nuove (inizio maggio) risalta sulla vegetazione retrostante. Si distinguono i rami più bassi quasi orizzontali.Foglia a lamina ampia, base arrotondata (per i manuali anche cordata), vertice acuto finanche acuminato. Colore (foto in maggio) verde smeraldo… …poi si scurisce e diventa quasi cupo. Niente foliage, le foglie sembrano aver fretta di cadere e non aspettano neanche d’ingiallire per farlo.Appena spuntate sono bronzee e lucidissime. Bordo dentato, picciolo proporzionato, fillotassi alterna. Foglia liscia al tatto su entrambe le pagine, consistenza corposa che tende col tempo a diventare cartacea.Interessanti le nervature, le primarie sono tre e si dipartono dal picciolo, le due esterne hanno venature secondarie solo su un lato. Il colore è ocra verso il picciolo poi sfuma diventando gialloverde.Il curioso comportamento delle venature esterne si distingue bene nella foto. Vicino al bordo le secondarie formano occhielli. Fra giugno e luglio si ricopre completamente di estese infiorescenze tra il giallo e il verde, che sembrano piccoli cuscini adagiati sulle fronde.Le foglie si sono ormai scurite e l’effetto cromatico è accentuatoRiconoscere la forma dell’infiorescenza non è immediatoPiù facile con i boccioli: da un asse principale si diramano due assi secondari, poi lo schema si replica identico, ma mutando le direzioni di biforcazione. La cosa si ripete più volte e alla fine, su esili peduncoli, troviamo i fiori. Ancora più evidente in questa sorta di scheletro, rinvenuto sulla pianta all’inizio di ottobre. I singoli fioretti sono completi di calice e corolla. Stilo giallognolo e prominente, in alto si divide in tre con i rispettivi stigmi poco appariscenti.L’interno del ricettacolo è peloso. I sepali sono triangolari e al tatto carnosi. I petali (alternati ai sepali) avvolgono quasi interamente gli stami, come a proteggere le antere; carattere raro. Petali, filamenti e pagine superiori dei sepali bianchi e diafani. Ricettacolo tondeggiante e verdolino, lo stesso colore hanno le pagine inferiori dei sepali.Vista zenitale
Per orientarsi nella complessa struttura del fiore conviene aiutarsi con un disegno (diagramma fiorale). Lungo il cerchio più esterno sono raffigurate le sezioni dei cinque sepali; seguono i petali i cui spaccati danno luogo alle strane forme a ‘C’, all’interno delle quali sono tracciate le recisioni delle antere. Fin qui il fiore ha simmetria pentagonale, diventa ternaria proseguendo verso il centro. Per primo troviamo l’ovario, di cui in questo gioco di troncamenti è mostrata la parte più bassa, si distinguono tre giunzioni le quali più in alto daranno luogo ai tre stili separati; al mezzo della figura, infine, le sezioni dei tre ovuli. La regine gialla è il vasto nettario.
Ma il carattere più singolare della pianta sono queste strane formazioni dall’aspetto di galle, che compaiono alla fine dell’estate.In realtà si tratta degli steli delle infiorescenze che si ingrossano smisuratamente, dapprima verdi poi ambrati. Sono commestibili e hanno il sapore dell’uva passa, da qui il nome comune della pianta.I veri frutti sono minuscole capsule sferiche dal peduncolo ricurvo e terminante in un grazioso disco residuo del calice. Foto in agosto.OttobreNon sembra si aprano spontaneamenteL’involucro coriaceo ha tre valve ostiche da schiudere. All’interno tre semi a guisa di dischi. Al centro del seme di destra è visibile la cicatrice dell’articolato collegamento fra ovulo e ovario.Immagine astratta in aprile, con frutti e peduncoli dell’anno precedente. La corteccia è grigia e fessurata a coste (cioè con solchi sottili e creste larghe) come in certi tessuti di velluto.Invecchiando il carattere si accentua. Nella foto il tronco di un altro esemplare che vive in Orto, lo potrete trovare nel settore dedicato alla piante introdotte per la prima volta in Italia: il cartellino recita ‘1842’.Rametti inizialmente verdi poi marrone (nella foto si distingue bene la transizione fra i due colori) ricoperti di lenticelle bianche e allungate.Due robuste perule proteggono le gemme. Nella foto la schiusa in marzo.
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2 pensieri su “Hovenia dulcis – Albero dell’uva passa”
Grazie Anna
Sempre interessantissimi i tuoi post,non avevo mai sentito parlare di questo albero.Grazie!
Grazie Anna
Sempre interessantissimi i tuoi post,non avevo mai sentito parlare di questo albero.Grazie!