Ulmus pumila – Olmo siberiano

portamento; foglia; fiore; diagramma fiorale; frutto; corteccia; rametto; gemme; perule; stipole; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; grafiosi dell’olmo

Ulmaceae
Ulmus pumila L.
Il nome fu imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753

La pagina 226. Linneo colloca il genere nella classe con cinque stami e nell’ordine con due pistilli. Molte le informazioni sulle foglie: piccole, glabre, seghettate uniformemente, a base simmetrica. Tutte da tenere a mente.

Etimologia
Il nome del genere è quello latino dell’olmo; per il nome della specie: ‘pumilus’ vale ‘piccolo’ in riferimento alle foglie.

Fenologia minima
Areale di origine – Native range. Areale originario molto ampio, abbraccia tutta la zona temperata della regione dell’Asia centrale.

Quando nel 1920 (e più tardi in una seconda ondata negli anni Sessanta) esplose in Europa la grafiosi dell’olmo ad opera del fungo Ophiostoma ulmi si pensò di sostituire gli alberi morti (in Italia in particolare i campestri) col loro cugino siberiano, una specie immune. Così molti dei pumila che ornano i giardini e le strade di Padova, e in molte altre città, sono quelle piccole piante. Poi per fortuna successe che i nuovi virgulti degli olmi autoctoni risultarono meno inclini ad ammalarsi, così il tutto si ricompose. Ma nel frattempo, per la nostra delizia, si era affiancata una specie in più da ammirare.

L’albero può raggiungere e superare i venti metri, in questo è più piccolo del campestre, ma come quello ha portamento slanciato e chioma folta e piumosa. Foto, giovane esemplare al Giardino dei Salici.
I rami secondari tendono a essere decombenti, un carattere che lo distingue dal minor. Qui un giovinetto al Parco Mirò ad Albignasego.
Alcuni esemplari si biforcano presto in cima restando più bassi e con chioma molto allargata. Via Raggio di Sole, presso Porta Savonarola.
Molti siberiani vivono in Via Raggio di Sole in uno splendido filare. Purtroppo il taglio dei rami bassi (e anche medi) ne ha snaturato il portamento, facendoli assomigliare troppo al campestre. Come se non bastasse è in atto una sistematica sostituzione di questa specie (piuttosto rara in città) con alberi più piccoli e a portamento fastigiato per non insistere troppo sulla cortina delle Mura cinquecentesche che per un buon tratto corre parallela al filare.
Una politica un po’ miope che presto priverà la città di molti scorci suggestivi. Gennaio, rami interamente vestiti di fiori, come amano fare gli olmi.
Rametti in febbraio ricoperti da minute infiorescenze a capolino. Le foglie sono di là da venire: si distinguono qui e là gemme da foglia, scure e appuntite.
Le piccole infiorescenze sono protette da fittissime perule dal colore rossastro tendente al moro.
All’interno tanti minuscoli fioretti disposti in capolino. Nella foto, in gennaio, si distinguono le antere dapprima rosse (quasi amaranto) poi prestissimo annerite e solcate da macchie di polline bianco. Bianchi sono pure i filamenti, mentre i sepali sono cremisi.
Infiorescenze poco tempo dopo, tutti i toni si attenuano.
Singolo fioretto, quattro stami, calice con sepali saldati alla base e quattro lobi in cima. Il calice comincia ad arrossire dai lobi.
Rimossi alcuni fiori e molte perule, si distingue la struttura del capolino. I fiori hanno breve peduncolo e sono protetti da squame marrone e pelosette. A sinistra cicatrice fogliare.
Nella foto si sono ripiegati i lobi per mostrare il pistillo, o almeno quello che si intravvede.
Bifido e ben nascosto
Appiattito e tondeggiante, l’aspetto prefigura il frutto che verrà.
All’interno un unico ovulo.

Diagramma e formula fiorale dei bagolari. P = perigonio (involucro fiorale non distinto in calice e corolla), pedice numero tepali; A = androceo (sezione delle antere), pedice numero stami; G = gineceo (sezione dei due carpelli), al centro l’unico ovulo dell’unico loculo.

Marzo. Alla base residui di brattee protettive e filamenti, in alto quello che resta dello stigma. Il seme è al centro a differenza del campestre che ce l’ha verso la cima. Ma non c’è da fare molto affidamento su questo carattere, così come per i fiori. Solo le foglie, come vedremo, permettono una sicura distinzione fra le due specie.
Tanti fiori e di conserva tanti frutti. All’inizio di marzo gli olmi appaiono verdolini, sembrano aver messo le prime foglie, ma in realtà si tratte di tenere samare.
Aprile, in terra tappeti di frutti secchi, dal giallo all’ocra.
La foglia del pumila è lunga e affusolata, più stretta e più piccola di quella degli altri olmi. Rilevante, ai fini dell’identificazione, la base simmetrica, particolarmente nelle giovani foglie.
Glabra su entrambi i lati ha consistenza elastica, quasi gommosa, le nervature secondarie sono fitte e diritte e ricordano quelle del carpino. La pagina superiore e verdissima e lucida.
Mentre l’inferiore è più chiara con nervature pallide e in rilievo.
Il bordo è doppiamente dentato. Con una regolarità impressionante.
Presenza di stipole, presto caduche. Rametti e peduncoli inizialmente rossastri diventano presto grigi.
Il classico rametto degli olmi: fillotassi alterna e andamento distico.
Le gemme da fiore sono tonde e protette da fitte perule
Le quali perule sono coriacee e pelose (dritto e rovescio).
Gemme da foglia, molto più strette e puntute. Anch’esse perulemunite.
La corteccia è grigia con sfumature rossastre nel fondo dei solchi; ricorda quella del pioppo nero, per il modo in cui si intrecciano le alte creste .
Il tronco possente di un aitante pumila presso l’entrata dei Giardini della Biennale a Venezia.
Eccolo nel pieno della fase vegetativa in luglio.
La specie regala uno splendido foliage in novembre e dicembre. Foto, Via Raggio di Sole.

2 pensieri su “Ulmus pumila – Olmo siberiano

  1. Unalberoalgiorno è orgoglioso di essere stato utile per una prova così importante e impegnativa.

  2. Buonasera, mi chiamo Enrico Valdesolo. Sono vicentino e vivo a Roma, dove lavoro come Tree climber. Nel mese di settembre ho conseguito la certificazione European Tree Worker. Una delle materie da affrontare consisteva nel riconoscimento fogliare degli alberi e, grazie soprattutto al vostro utilissimo “Un albero al giorno, ho agevolmente superato l’esame.

    Grazie di tutto e cordiali saluti

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