Wisteria sinensis (Sims) DC. Il nome scientifico fu assegnato da Augustin P. de Candolle nel libro che scrisse nel 1825 con altri naturalisti dal titolo lunghissimo Prodomus systematis naturalis… e ci fermiamo qui. Il Candolle fu un naturalista svizzero rampollo di una nobile famiglia originaria della Francia. Pubblicò nel 1804 il volume Synopsis plantarum in flora Gallica descriptarum. Inoltre per tutta la vita dedicò non pochi sforzi a elaborare un proprio metodo di classificazione naturale alternativo a quello di Linneo, che lui riteneva artificiale (ma quale sistema non lo è dopotutto?)
Le pagine 389 e 390. Ho riportato per prima la descrizione del genere per il quale il Candolle non lesina caratteri (li ritroveremo tutti nella foto del post). Mentre per la sinensis egli segnala l’ovario peloso.
Etimologia Il nome del genere fu imposto da Thomas Nuttal, biologo statunitense, a pagina 115 del volume The genera of Nord America plants, 1818. Egli lo volle dedicare a Caspar Wistar, medico e professore di anatomia all’Università della Pensilvania. Doveva amarlo molto a giudicare dalle belle parole con cui volle descrivere l’uomo. (A questi link troverete una incisiva biografia del Wistar). Forse sarebbe stato più appropriato che Nattal avesse usato il termine Wistaria con la ‘a’, ma tant’è.
Lacerti delle pagine 115 e 116 del The genera. Interessante il fatto che ancora nel 1818 il Nuttal adottasse il sistema linneano.
Fenologia minimaAreale di origine (native range): Sud Est della Cina.
Rampicante dalla fioritura esuberante e profumata (di…: glicine) cantato da poeti e pittori. Comune in città, poiché a quanto pare molti giardinieri non si fanno mancare le cascate lillà, più o meno intenso, dei nutriti grappoli e, in assenza di quelli, il verde tenue del fitto fogliame.
Via Cernaia, incredibile il numero di piante di glicine che si affacciano dal cornicione in questo tratto di mura, che in aprile si colora di violetto.Giovani virgulti, pronti a tutte le necessità dei giardinieri padovani (di ogni età e genere), al mercato del sabato in Prato della Valle.La specie è un’abile arrampicatrice. Nella foto una incredibile scalata – siamo lungo il Brenta, presso Limena. Come spesso accade la foto non rende.Cortile di Palazzo Zuckermann, l’abito invernale mostra bene la tecnica che adotta per inerpicarsi. Ed ecco i nutriti grappoli in una eccezionale gradazione di viola. L’elegante persiana sullo sfondo è di un edificio dell’Orto Botanico di Torino, un posto che merita una gita. (Foto di Giuliana Z.)Le sfumature dei colori sembrano artefatte, ma, a parte la mediazione di lenti, pixel e quant’altro, è tutto ‘vero’.Infiorescenza in boccioPoco dopo, il grappolo si distende. Ogni fiore è protetto da brattee diafane.L’infiorescenza, come si è detto, è un grappolo, mentre il singolo fiore ha forma papilionacea. Il colore non è affatto uniforme, poiché il vessillo ha pagina interna molto chiara, caratteristica grandemente accentuata da striature giallo oro verso l’attaccatura. Sono i petali della carena e delle ali, che fanno emergere il colore viola più intenso.Nella foto la corolla smontata. Le unghie sono sottilissime, ma non per il vessillo. Per far emergere stami e pistillo basta pizzicare la carena e spingerla verso il basso. Gli stami sono dieci, nove dei quali saldati fra loroe uno libero (diadelfi); del pistillo, imprigionato, emerge solo lo stigma a capocchia di spillo. Incontro ravvicinato. A sinistra il calice dai vividi colori; separato, lo stame singolo; del pistillo si distingue parte dello stilo (giallognolo) e lo stigma ambrato – i peli sono dell’ovario; giallissime le antere.Tolta la guaina, formata dai filamenti saldati, appare l’ovario peloso. Il frutto sarà un baccello.Sezione longitudinale della guainaLa struttura del fiore è affascinante, tanto che vale la pena disegnarne il diagramma fiorale. I cerchi concentrici sono, per convenzione, le tracce lasciate dalle diverse sezioni, nell’ordine: calice, corolla, antere, ovario.In figura i diversi piani utilizzati. Nel caso degli stami si bara un po’ giustapponendo bellamente le sezioni delle antere.Le strane evoluzioni dello stame libero lì dove si attacca al ricettacolo. Per fare la foto ho spellato il calice.Ovuli.I frutti sono baccelli vellutati (ricordate l’ovario peloso?) Foto in agosto.Pendono tutti assieme come salumi. Ogni grappolo ne produce uno o due.A maturazione diventano marrone. Anche i semi all’interno hanno lo stesso colore, la forma è di piccoli dischi.Nella foto si riconoscono l’ilo, la macchia biancastra al centro, la buccia leggermente maculata, l’endosperma marrone chiaro, con macchioline scure, e i cotiledoni giallini.L’embrione è diritto e fornito di plumula; a sinistra la radichetta. La macchia al centro è la cicatrice di uno dei cotiledoni asportati.Con un po’ di fantasia, e tanta buona volontà, si distinguono le due foglie composte che ricoprono la regione apicale.È una pianta che non si fa mancare proprio niente: anche il foliage è accattivante. In questa foto, in Via Monte Grappa, l’ospite è un ligustro giapponese variegato. Le foglie diventano giallo ocra.Queste poi sono composte, imparipennate e a disposizione alterna. Il colore verde leggero è ancora più tenue al risveglio vegetativo, e resta tale per tutti i mesi primaverili.Il numero di foglioline è sempre contenuto: da quattro a sei coppie, molto raramente di più. Picciolo proporzionato con guaina piuttosto ingrossata; piccioletti cortissimi.Foglioline allungate con base acuta e apice aguzzo. Nervature dritte, parallele e leggermente infossate. Bordo intero.Pagina inferiore più pallida e nervature a sbalzo.Corteccia con piccole e fitte rughe, colore bruno grigiastro. I diversi rami tendono ad attorcigliarsi e accavallarsi l’un l’altro.I manuali non ne parlano, ma a me sembra che la pianta sia longeva, avendo incontrato non pochi vegliardi dall’aspetto massiccio. Nella foto Via S. Trinità a Ravello; il soggetto dell’haiku iniziale. Prato della Valle a Padova.Un vecchio glicine in uno dei tanti cortili dei palazzi del centro storico di Napoli (forse Via Benedetto Croce). Di questa pianta abbiamo già mostrato la corteccia qualche foto più in dietro. Immancabile nelle ville di rango la composizione a lunghi viali. Nella foto Villa Pisani a Stra (VE), in fondo si intravvede l’Esedra.Villa d’Este, Tivoli.
Come non finire con una poesia? ma quale scegliere? Non ho dubbi: Gozzano: I sonetti del ritorno. Sei sonetti della rime asciutte e puntute e dalla metrica che taluni vogliono incerta, ma che a me sembra esaltante. Sei sonetti, in tutto una dozzina di quartine e di terzine rispettivamente, queste ultime che ripropongono caparbiamente sempre lo stesso ordine delle rime: ABC, ABC. Sei sonetti per tre temi: il glicine, il nonno, la malattia. E volentieri ne parliamo in un blog sugli alberi essendo la figura dell’avo strettamente legata alla botanica. (Futile riportarli nel post, li troverete qui)
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2 pensieri su “Wisteria sinensis – Glicine”
Grazie Daniela
magnifico post per un dono meraviglioso della natura che quando esplode nella sua fioritura crea scenografie profumatissime
Grazie Daniela
magnifico post per un dono meraviglioso della natura che quando esplode nella sua fioritura crea scenografie profumatissime