Wisteria floribunda – Glicine del Giappone

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; dove trovarli 2

Fenologia minima
Areale di origine (native range) limitato al solo arcipelago giapponese.

Wisteria floribunda (Will.) DC.
Il nome scientifico fu assegnato da Augustin P. de Candolle in Prodomus systematis naturalis…, Parigi, 1825, lo stesso volume (e alla stessa pagina) della sinensis. Un sinonimo molto frequentato è Wisteria multijuga Van Houtte.

Dalla pagina 390. Il Condolle ci informa che la specie non è sufficientemente nota e a quanto pare non è sicuro del genere. Un po’ generico il riferimento a ‘steli e foglie lisci’, più significativo quello relativo ai grappoli che dice ‘lunghi e bellissimi’.

Ovvia l’etimologia per la specie; per il genere l’abbiamo raccontata nel caso della sinensis.


La sorella bella delle piante del genere Wisteria (o Wistaria come forse sarebbe più corretto dire per motivi di etimo). Lo spettacolo aprilino della pianta fiorita giustifica pienamente l’affermazione. In città è meno frequente della sinensis, bella pure lei – se si volesse azzardare una citazione, un po’ frivola, si potrebbe pensare alle sorelle Bennet di austeniana memoria, dove naturalmente le nostre preferenze andrebbero alla volitiva Lizzy-sinensis piuttosto che a Jane-floribunda.

Giardino Margherita Hack, in una splendida giornata primaverile.
In realtà la pianta appartiene ad un giardino privato confinante, e per un lungo tratto fa da siepe divisoria.
Una vegliarda, che si potrebbe definire monumentale, abita un giardino privato all’incrocio tra Via Castelfidardo e Via Sorio.
Si trova sul lato del giardino che affaccia sulla prima delle due strade, e vi si estende per un buon tratto.
Gli incredibili grappoli meritano un primo piano.
Canale Santa Chiara, da Via Tiso da Camposampiero, avvinghiata ad un giovane Pioppo nero.
Naturalmente ce n’è una anche in Orto.
Fiori papilionacei e, come si è detto, in lunghissimi racemi. I colori possono essere vari, financo rosa.
Pedicello più lungo della sinensis. Il vessillo ha sovente la pagina superiore moto chiara, quasi bianca, e anche il calice tende ad assumere colorazione più chiara.
Dieci lunghi stami (nove saldati per i filamenti e uno libero, come la sinensis cui vi rimando) e pistillo un po’ più lungo. Per farli uscire tutti allo scoperto basta pizzicare la carena e spingerla verso il basso.
Foglie imparipennate un po’ più grandi della sinensis
Anche il numero di foglioline è maggiore, non meno di sette coppie per foglia.
Un altro carattere che aiuta a distinguerla è il bordo, liscio come quello della sorella, ma decisamente ondulato; a volte più altre meno.
Frutto in formazione, conserva ancora lo stilo e il calice. È il classico baccello come ci si aspetta da un fiore papilionaceo.
Poi crescendo si scurisce e assume toni marrone violacei
Vellutatissimo al tatto
Semi rotondi e grandi, superficie bitorzoluta ma liscia.
Corteccia marrone grigiastra, la superficie ha minuscole rughe che si distinguono alla vista e si percepiscono al tatto.
Dove si parla di un rampicante che fabbrica infiorescenze a grappolo di lunghezza incredibile.
Villa Cimbrone a Ravello (SA), Viale dell’Immenso, in giugno quando ormai tutto è consumato.
Viterbo (alle porte di Roma) Villa d’Este, presso la Fontana dell’Organo
Primo piano.

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