Davidia involucrata – Davidia, Albero dei fazzoletti

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; venature terziarie; gemma; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; Davidia monumentale di Villa Taranto

Davidia involucrata Baill.
Nome assegnato da Ernest H. Baillon botanico e medico francese e docente di Scienze naturali a Parigi. Prolifico scienziato pubblicò per dieci anni Adansonia, recueil périodique d’observations botaniques, nel decimo volume (1871) compare per la prima volta il nome della involucrata. Adansonia è il nome di un genere di piante africane; in particolare A. digitata è il celeberrimo Baobab.

La pagina 115 dove è descritta la specie. L’attenzione di Baillon si appunta sulla foglia che dice simile a quella del tiglio. Dei fiori ne parla in grande dettaglio nella descrizione del genere, qui si limita a segnalare ‘i fazzoletti’, dimenticando di specificarne il colore. Luogo di origine: Tibetia; forse il Tibet.

Il nome del genere fu assegnato in onore del sacerdote francese Armand David, una vita tanto avventurosa che se ne potrebbe fare un film. Un gustoso racconto a questo link. Il nome della specie è vocabolo botanico derivato dal sostantivo involucro, con chiaro riferimento ai fazzoletti.


Fenologia minima
Areale di origine (native range): Cina sud orientale.

Albero di altezza media, chioma inizialmente conica che poi si allarga in ogni direzione, le foglie lucide le danno particolare brillantezza. Ma il suo punto di forza sono i fiori dalla struttura singolarissima e avvolti da lunghe brattee candide simili a fazzoletti, da cui il nome volgare; per la verità di nomi comuni ne ha tanti e fantasiosi, ad esempio gli americani lo chiamano più poeticamente albero delle colombe.

Cartellino a Kew Gardens
In città è assente. Una davidia vive in Orto presso le serre nuove. Deve aver vita tormentata, non tutti gli anni fa fiori, e quando compaiono sono pochini; tuttavia lo scorso aprile è fiorita in abbondanza.
Ma ci deve essere qualcosa che non va poiché qualche settimana dopo l’ho veduta azzoppata alla base.
Il tronco si ramifica molto presto, bene si vede in questo maestoso esemplare di Villa Taranto a Verbania.
Avvicinandosi se ne può ammirare l’imponenza. Trattasi di albero monumentale.
Una targa spiega che fu messo a dimora dall’Infante di Spagna nel 1938, un anno prima dello scoppio della guerra. Una visita tra paesi amici ma dai destini diversi; l’Italia sarà condotta alla miseria e alla disperazione dalla follia bellica di un regime protervo e malvagio.
Giovane aitante a Kew. La specie non teme il freddo.
È piuttosto raro trovarne in giro. Nella foto, una scovata al Jardin des Plantes in compagnia di un Prunus maachii, a destra, e un rododendro a sinistra.

Foglia a lamina ampia (del colore si è già detto), apice lungamente appuntito e base con due lembi che si accostano delicatamente l’un l’altro (ma non la direi cordata). Bordo con denti grandi e acutissimi. Venature ben evidenti che spesso si dividono in due prima di raggiungere il bordo. È vero, ricorda quella del tiglio; anche nei denti che però sono molto più grandi.

La pagina inferiore è più chiara e ha le venature in rilievo. Nerboruto picciolo, che si stacca quasi perpendicolarmente dalla lamina.

La specie ha pagina inferiore pelosa, ma esiste una varietà (Davidia involucrata var.  vilmoriniana (Dode) Hemsl) che l’ha glabra o con radi peli lungo le venature principali. L’esemplare dell’Orto (nella foto) è di questo tipo, ma non quello a Kew; il colosso di Villa Taranto sembra collocato in posizione intermedia.

Perfetto esempio di venature terziarie del tipo percorrente o scalariforme.
Le giovani foglie sono colorate, come nel periodo del foliage in autunno, e profumate.
Gemma (da fiore?) in febbraio
Gemme (da foglia?)
Fiore portato da un lungo peduncolo al quale sono attaccate due candide brattee, la cifra della specie.
Le brattee imitano la foglia (nella teoria accreditata son foglie modificate) col lungo apice e le nervature dritte e parallele; ma il bordo è intero, e mancano di picciolo.
Cadono piuttosto presto, e sembra che il terreno sia ingombro di cartacce.
Di fiori ne ho trovati sia bisessuali sia maschili. Le antere dal colore amaranto se ne stanno tutte attaccate fra loro, poi si allontanano all’allungarsi dei filamenti (insomma, la sfera ideale che inviluppa le antere aumenta di raggio). Nella foto fiore maschile.
L’incredibile fiore bisessuale. La sporgenza verde, fuori asse col peduncolo, è il pistillo. In realtà solo stilo e stigma, poiché l’ovario è sprofondato fra gli stami.
La foto mostra l’articolazione della complessa struttura, dall’alto: peduncolo (con brattea sessile); ricettacolo; stami (quelli rimasti dopo la caduta dei più); pistillo (ovario verde, stilo e stigmi gialli). Ovario supero, ovviamente.
Il risultato dopo qualche settimana. Sul peduncolo si distingue la cicatrice di una delle brattee, seguono resti di ricettacolo, e più sotto il frutto (il fu ovario) con residui di stigma e stilo.
Un passo indietro per sbirciare all’interno. Si scopre che parte degli stami sono piantati sul pistillo (la linneana classe Gynandria, ricordate?) e che ovario e ricettacolo sono pressoché della stessa grandezza.
Lo stilo è rugoso e lo stigma si apre in un ciuffetto (da sei a dieci divisioni, otto nella foto).
Incontro ravvicinato
Sezione trasversale dell’ovario. Ogni alloggiamento porta un solo ovulo.
Antere e filamenti come in un quadro di Mirò
Sezione longitudinale del ricettacolo in un fiore maschile. Una foresta di filamenti a guisa di tronchi di pino, come in un ben noto quadro del Botticelli.
Il frutto è una drupa, dapprima verde poi marrone a maturazione.
Non avendone uno maturo da mostrare lo prendo in prestito da questo sito ben documentato. Foto del 2010, si riconoscono inferriata e casa del custode dell’Orto di Padova, ma questa pianta non c’è più.
La corteccia è marrone arancio e si screpola presto in placche irregolari.

La pagina 114 del decimo volume di Adansonia. La descrizione è riferita al genere, che però ha un’unica specie, la nostra involucrata. Molti i particolari. Ci limitiamo a ricordare che: i fiori maschili hanno innumerevoli stami inseriti direttamente sul ricettacolo; i fiori femminili sono infissi obliquamente sul ricettacolo, e hanno un solo ovulo per alloggiamento.

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