Sui simboli dei pianeti in Species Plantarum

Linneo a partire da Species Plantarum (1753) usa i simboli dei pianeti come abbreviazioni per la durata della vita delle piante. Mentre in precedenza (a detta di alcune fonti) si era già servito dei simboli di Venere e Marte per indicarne il sesso.

Pagina non numerata all’interno della sezione ‘Al lettore’. Arbusti (simbolo di Saturno), Perenni (Giove), Biennali (Marte), Annuali (Sole)

Luna 1, Mercurio 2, Venere 3, Sole 4, Marte 5, Giove 6, Saturno 7. La simbologia risale al Medioevo, periodo in cui la teoria accreditata era quella tolemaica con la Terra al centro e il Sole, uno dei sette pianeti, in moto sul quarto cerchio (tecnicamente deferente). Naturalmente a metà Settecento erano ormai tutti copernicani convinti…

Simbolo pianetasessodurata della vitaesempio
Venerepianta femminileCeratonia siliqua
Martepianta maschile
Ficus carica
Solepianta annualeFumaria capriolata
Martepianta biennaleRicinus communis
Gioveerbacea perenneHelianthus tuberosus
Saturnoalbero o arbustoStaphylea trifolia
Durata della vita

Pianta annuale (simbolo del Sole) – Fumaria capriolata

La pagina 701. La durata della vita (in questo esempio il simbolo del Sole) compare sempre sulla riga intestata ‘Habitat’, l’equivalente del nostro areale di origine.
Pianta esile ma tenace
Dai graziosi fiori; bianchi macchiati di viola.
Un esempio di indicazione precedente in Hortus Upsalinesis, 1748, pagina 207: la cugina americana Fumaria sempervirens.

Pianta biennale (simbolo di Marte) – Ricinus communis

Pagina 1007. In fondo all’ultima riga, il simbolo di Marte
Infiorescenza, fiori femminili in alto, maschili in basso.

Pianta erbacea perenne (simbolo di Giove) – Heliantus tuberosus

La pagina 905. Dopo l’indicazione della provenienza (in realtà Nordamerica), il simbolo di Giove.
Infiorescenza. Una composita americana.

Alberi o arbusti (simbolo di Saturno) – Staphylea trifolia

Pagina 269. Dopo l’indicazione della provenienza, il simbolo di Saturno.
La capsula tricuspidata.

Riguardo ai motivi che hanno guidato Linneo nella scelta dei simboli, mentre per il sesso è piuttosto scontato, per la durata della vita è più complicato. Credo si sia rifatto al periodo di rivoluzione di ciascun pianeta sull’eclittica (anno sidereo). Il Sole, come tutti sanno, ci mette un anno per ritornare nello stesso segno zodiacale cioè per fare un giro completo dell’eclittica, circa due anni occorrono a Marte, Giove ne impiega dodici e Saturno ventinove. I periodi risultano molto precisi per le annuali e biennali, solo evocativi per le altre. Insomma, Linneo era proprio un fico!

Da sinistra, Giove, Saturno, Luna, Venere, singolarmente vicini, alle 17:39 del 7 Dicembre 2021, Padova. La linea ideale che li unisce è un tratto di eclittica. Giove in Capricorno si sta spostando verso l’Acquario, Saturno lentissimo in Capricorno, la Luna è prossima al primo quarto, Venere in Sagittario. La Luna la sera prima era a destra di Venere e due giorni dopo si troverà alla sinistra di Giove. Ci mette ventisette giorni a fare un giro completo dell’eclittica; un periodo così breve potrebbe essere utile per molti insetti, ma non va bene in generale per una pianta.


Sesso

Dei simboli di Venere e Marte si è già detto, le fonti parlano anche di Mercurio per le piante ermafrodite, ma non ho mai trovato questo simbolo in Species Plantarum (forse devo cercare meglio).

Un esempio di uso del simbolo di Venere si trova nella descrizione di Ceratonia siliqua (carrubo)

Pagina 1026. Alla quarta riga, prima del nome assegnato da Camerarius (1534-1598), troviamo il simbolo del pianeta. Linneo ci sta dicendo che il botanico tedesco descrive la femmina del carrubo (pianta dioica).

Camerarius, De Plantis Epitome utilissima, Francoforte, 1586, pagina 139 (vai alla nota 1). Nell’illustrazione compare la sola infiorescenza femminile.

Infiorescenza femminile di Ceratonia siliqua
Singolo fiore femminile. Calice lobato, petali appena accennati, nettario appiattito, lungo e goffo stilo sormontato da uno stigma a cappella di fungo.

Come si può immaginare gli esempi andranno cercati nelle classi 22 e 23 (piante dioiche e piante poligame). In realtà sono poco più di una mezza dozzina.

Un esempio di uso del simbolo di Marte lo troviamo nella descrizione di Ficus carica.

La pagina 1059. Alla quinta riga col simbolo del pianeta Marte che precede ‘Caprificus’ Linneo ci sta dicendo che Johann Bauhin (1541-1613) in Historia Plantarum Universalis, pagina 134, ha descritto il maschio di Ficus carica (più esattamente, per noi oggi, la varietà Ficus carica var. caprificus (Risso) Tschirch)

Fiori maschili compaiono in infiorescenze a fiori misti, e sempre presso l’orifizio. Nella foto si riconoscono le antere (spesso reniformi), le sferette più grandi e scure sono gli ovari dei fioretti femminili.
Linneo lo colloca in Polygamia Polyecia, ordine complicato.

Spulciando il libro di Linneo ci si imbatte in casi piuttosto interessanti, come la descrizione della canapa (Cannabis sativa).

La pagina 1027. Dalla quinta all’ottava riga è presente un vasto campionario di simboli. La confusione era grande per certe specie, ma non per Linneo che in fatto di sesso delle piante aveva capito molto; tanto è vero che (righe sei e otto) corregge Dalechamps (1513-1588).

Vale la pena parafrasare il contenuto della figura.
Linneo attribuisce il nome Cannabis sativa (riga 1) a una pianta che:
– lui stesso (in Hortus Cliffortianus e altri luoghi) e altri autori (Thomas Dalibard, Adrian Van Royen) avevano chiamato col polinomio: Cannabis foliis digitatis (righe 2, 3, 4);
– Gaspard Bauhin aveva chiamato la femmina di questa pianta Cannabis sativa, mentre al maschio aveva dato nome Cannabis erratica (righe 5, 7);
– Dalechamps aveva chiamato la femmina di questa specie Cannabis mas (mas vale maschio, sic!) mentre al maschio aveva dato nome Cannabis femina (righe 6, 8);
Pianta originaria dell’India. Pianta annuale (riga 9).

Una splendida tavola botanica che illustra i caratteri della canapa.

A proposito dell’errore di Daleschamps è doveroso (e anche divertente) ricordare che nella prefazione di Sponsalia Plantarum, Stoccolma, 1746, il professore di Uppsala denuncia la grande confusione che da sempre imperversava sulla questione, ed ha parole sprezzanti nei confronti di ogni genere di dotto.

[…] Non hanno [i dotti citati] alcun rispetto per gli organi genitali, non è infrequente che attribuiscano nomi femminili a piante maschili e viceversa. Porto ad esempio i generi Cannabis, Mercurialis [mercorella], Humulus [luppolo], […] a dimostrazione della loro crassa ignoranza.


Di solito non indico esplicitamente le fonti (per non appesantire i post e per conservare un tono più leggero al blog), ma in questo caso è doveroso ricordare W. T. Stearn, Botanical latin, Hardback edition, 2004, pag. 350.

Non è facile trovare opere di botanica tradotte dal latino, ma per Sponsalia Plantarum esiste una traduzione di Carlo Morello edita da Aboca, 2021.


nota 1
Il link non manda alla pagina in questione, ma alla fine del libro si trovano i rimandi.
Il libro in realtà è di Pietro Andrea Mattioli (1501-1578), ma Camerarius ci ha lavorato molto sopra.

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