Euonymus japonicus Thunb. Nome assegnato da Carl Peter Thunberg (allievo di Linneo all’università di Uppsala) nel volume del 1780 dei Nova acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis. Thunberg ha studiato nei paesi di origine sia la flora africana sia quella giapponese, pubblicando numerosi volumi sulle specie di quelle regioni. Uomo dalla storia lunga e affascinante tanto che se ne potrebbe fare un film.
Non ho potuto trovare la pagina del libro di Thunberg, ma posso mostrare la pagina 197 del Supplementum plantarum Systematis vegetabilium di Linneo figlio (Carlo) che è del 1782, e dove compare il tributo a Thunberg.
Fenologia minimaAreale di origine – Native range
Arbusto alto fino a tre metri ma che può vivere pure in piccole fioriere da esterno; si trova anche come alberello. La chioma è folta, ricca di foglie verde brillante e fittamente ravvicinate le une alle altre.
Folta formazione ai Giardini TrevesFazzoletto di giardino a Venezia sulla fondamenta della Chiesa di Sant’Andrea.Sotto il Salone (Palazzo della Ragione, Padova). Nella foto la cultivar E. j. LivorneseFoglia allungata, vertice ottuso o arrotondato, base acuta. Coriacea al tatto.Colore verde intenso, più chiara la pagina inferiore. Bordo intero alla base, seghettato in alto a denti quasi arrotondati.Fillotassi opposta con le coppie di foglie sfalsate ad angolo retto. Giovani rametti verdi.La corteccia comincia a ingrigire, quasi annerire, dalle creste, lasciando i solchi ancora verdi.Poi col tempo tutto si arrossa, ma il colore di base resta molto scuro. Difficile riprenderla tra i numerosi rami e il fitto del fogliame.In giugno la pianta si ricopre di fioretti gialloverde così fitti da fargli cambiare colore. Lido di Venezia, Via Hertz. Infiorescenza dalla particolare struttura posta in cima ai ramettiIl termine tecnico è cimosa bipara. Un fiore è posto, sul suo peduncolo, nella direzione dell’asse del rametto mentre dallo stesso punto partono due diramazioni laterali; il modulo si ripete poi uguale a se stesso su queste ultime; e poi ancora e ancora quasi come in una struttura frattale.I singoli fioretti, bisessuali, hanno simmetria quaternaria e quattro sono pure gli stami, alternati ai petali. Al centro un unico pistillo si erge turgido e diritto (anch’esso, come vedremo, si fa in quattro).I colori brillanti, la consistenza quasi gommosa, le superficie levigate danno al tutto parvenza di porcellana.Petali saldati alla baseAnaloga sorte per i sepali. Il colore del calice propende verso il verde chiaro.Ovario supero, corto stiloStigma quadripartito (quattro carpelli)Sezione trasversale dell’ovario; quattro loculiAntera con due sacche pollinicheFiore appena fecondato in luglio. Si distinguono le suture della capsula che verrà.La quale capsula in settembre comincia a scurirsi incerta fra il rosa e il marronePoi in dicembre emergono i semi ricoperti da una sorta di arillo rossissimo.Rimangono a lungo sulla pianta, facendola somigliare molto (e pericolosamente…) al pitosforo.E allora la chioma cambia ancora colore arrossandosi alquanto.La specie si è completamente naturalizzata. Foto: Murazzi al Lido fra pitosfori e canne.Verso la spiaggia, in competizione con dune in formazione.
Cultivar
Le cultivar sono numerose, tutte giocano colla differenza di colore (verde, giallo, bianco, rosa) tra margine e interno della lamina. Nella foto E. j. Auromarginatum.E. j. Livornese, scambiando i colori con una fiamma gialla all’interno. Di questa configurazione non ho trovato traccia in letteratura, forse è solo un esemplare che sta riassumendo il colore della pianta madre.