Pseudocydonia sinensis – Cotogno cinese

Il caso ha voluto che pubblicassi il post nel giorno di Natale, faccio i migliori auguri a tutti voi e alle vostre famiglie!

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; tronco; seme; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli

Fenologia minima
Areale di origine (Native range). Pianta naturalizzata in Giappone e Corea.

Albero raro anche se pubblicizzato dai vivaisti. Forse col tempo grazie ai suoi molti pregi sarà ospitato in sempre più giardini.

Cresce alto e slanciato, coi rami che salgono lesti. La chioma è aperta e densa. Nella foto uno degli esemplari dell’Orto (vecchio arbusteto) al mettere delle foglie in marzo.
Un altro esemplare, in novembre, presso la Porta sud. Qui c’è più spazio e si distinguono alcuni dei rami più bassi con andamento ricadente.
Dicembre, la pianta esibisce un attraente foliage. Questo giovane esemplare, che vive presso la nuova entrata, diventa giallissimo.
Mentre il giovanotto dell’arbusteto si veste di rosso.
La foglia assume consistenza cuoiosa in autunno; da verde è agile e elastica.
Il bordo è finemente seghettato e l’apice varia da appuntito a leggermente smussato, anche la base è acuta. Il colore è verde brillante sulla pagina superiore, più chiara l’inferiore. Inserzione alterna.
Allo spuntare le foglie sono bronzee.
Fiore rosato a cinque petali e altrettanti sepali. Numerosi stami e pistillo che si divide in cinque stili.
Ricorda quello, bellissimo, di Cydonia oblonga.
Pure la fioritura è marzolina. Nella foto si distinguono i sepali triangolari.
Giugno, frutto in formazione
Uno caduto precocemente, forse per un temporale, per la gioia di Michelangelo.
A maturazione diventano grandi e gialli, somigliano a quelli del cotogno, anche se a guardar bene ricordano forse di più il genere Chaenomeles.
Pomo marmoreo, coi suoi bravi resti di calice (foto a destra).
Distinguibilissimo il torsolo; tagliarlo è stata un’impresa.
Numerosissimi i semi, piccoli e un po’ appiattiti.
I frutti cadono presto ricoprendo tutto lo spazio sotto l’albero.
Ma è sicuramente la corteccia ad esercitare la maggiore attrattiva. Inizialmente grigioverde si sfalda poi in placche irregolari lasciando scoperte ampie macchie coloratissime; a imitazione del platano.
Dal giallo all’arancio fino al rosso
E non mancano le diverse tonalità di verde. Il fusto è scanalato come nelle colonne dei templi greci o romani.
Le profonde scanalature nell’esemplare (già incontrato) presso la Porta sud.
La pianta è, come detto, piuttosto rara (a Padova conosco soltanto quelle dell’Orto). Ne ho trovato un gruppetto in un giardino privato in provincia di Vicenza.
Pur essendo giovani piante han presto fruttificato.

Sistematica

Pseudocydonia sinensis (Dum.Cours.) C.K.Schneid.
Il nome fu imposto nel 1906, praticamente ieri, da Camillo Karl Schneider botanico e architetto paesaggista tedesco. Viaggiò in Cina per alcuni anni.

La pagina181 del Repertorium specierum novarum regni vegetabilis, numeri 38/39, terzo volume, 15 Dicembre 1906. Schneider dichiara di essere sempre più convinto che la pianta non vada attribuita al genere Chaenomeles, poiché ricorda molto il genere Cydonia. Ma conclude che sulla base delle caratteristiche del germoglio l’albero debba essere collocato al difuori di questi due generi.
Purtroppo non compaiono i nomi precedenti, fra i quali figuravano: Cydonia vulgaris (1908), Chaenomeles sinensis (1890), Cydonia sinensis (1825) e (1821), Pyrus chinensis (1825), Pyrus sinensis (1816), Malus sinensis (1811). Il che la dice lunga sulla travagliata storia tassonomica di questa pianta.
I dettagli della descrizione compaiono alla pagina precedente quando Schneider impone il nome al genere.

Etimologia è fin troppo evidente: pseudo vale ‘falso’ o, nell’accezione più appropriata al nostro caso, ‘simile solo esteriormente’; mentre l’aggettivo fa esplicito riferimento all’origine della pianta.

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