Malus domestica (Suckow) Borkh. Nome imposto dal botanico tedesco Moritz Borkhausen a pagina 1272 del secondo volume di Handbuch der Forstbotanik und Forsttechnologie del 1803.
Il nome del genere è il nome latino del melo; domestica sta per comune.
Fenologia minimaAreale d’origine (native range). Da tempi remotissimi si è disperso in tutta l’Asia e l’Europa e appena ha potuto nei nuovi mondi.
Non è facile orientarsi tra i meli, troppi sono quelli da fiore con le loro immancabili cultivar, molte delle quali dai frutti altamente ornamentali. Ma per fortuna identificare il Nostro è piuttosto agevole, almeno quando ha le foglie, il che accade per un lungo periodo.
Le quali foglie sono quasi abborracciate, come se la Natura si fosse presa una pausa dal suo consueto lavoro di cesello. La forma è indecisa fra arrotondata e allungata. Apice acuto o anche no, base arrotondata ma più spesso ottusa; il bordo è molto irregolare serrato in certi tratti, altrove semplicemente dentato e ovunque con denti di grandezza differente. Pagina superiore verde scuro e pubescente (foto a fine maggio); carattere prezioso perché lo distingue dal melo selvatico che gli è molto simile per altri motivi.La pagina inferiore è molto più chiara, specie le nervature...…e costantemente pelosa (foto in novembre). Fiori disposti in corimbi. Cinque petali ampi che si sfiorano appena.Unghie sottili, si intravvede il calice alla base della corolla.Una ventina di stami, antere gialle su robusti filamentiAll’interno cinque stili sormontati da stigmi tozzi.Calice peloso con cinque sepali stretti e triangolari. Tolti petali, sepali e stami si distinguono bene il ricettacolo peloso e il modo in cui lo stilo si quintuplica.Fiori costantemente visitati da insetti pronubi.Boccioli rossi, poi sbiadiscono e i petali diventano rosati o bianchi.Sezione longitudinale del fiore, in alto la base dello stilo, al centro gli ovuli e le logge che li ospitano. Perfetto esempio di ovario infero. Sezione trasversale, al centro i tessuti che daranno luogo al torsolo e all’esterno quelli che diventeranno la polpaIl frutto è un pomo (falso frutto), inizialmente giallo verdastro poi arrossisce. Sezione longitudinale. Polpa profumata. Semi marrone scuro e facili da aprire (due tre per loggia). La specie è da sempre coltivata come fonte di nutrimento. Le dimensioni del frutto sono molto maggiori di quelle delle specie ornamentali ed anche del suo cugino più stretto, il melo selvatico (Malus sylvestris).Il portamento è arboreo col tronco che cresce dritto ma presto si dirama a formare una chioma tondeggiante. Giardino del mio amico Paolo S. a Voltabarozzo.A volte può somigliare a un arbusto, con più rami che si dipartono assieme dal terreno. Lio Piccolo, Laguna nord (VE), un posto magico.Aprile, ancora un esemplare in fiore in un giardino limitrofo al Cimitero Inglese di Chiesanuova.Un melo dall’età veneranda in Orto, presso l’aiuola con le piante importate per prime in Italia o in Europa, da sempre senza cartellino identificativo. In compenso è sempre circondato da cartelli che segnalano la presenza di freatimetri (strumento che misura la profondità della falda freatica), tanto che verrebbe da chiamarlo Malus freatimetra.Vetusto esemplare al giardino del Petit Trianon a Versailles (il giocattolo personale di Maria Antonietta).La corteccia è grigia e liscia da giovane, costellata da lenticelleInvecchiando si screpola; a volte in piccole placche.Rametti bruni e lenticellemuniti.
Spigolature
Albero profondamente radicato nella cultura occidentale, il Cattabiani (Florario, Mondadori, 1998) ne parla per una decina di pagine intense e gustosissime; noi ci limitiamo a sfiorare un mito per tutti: quello di Eva e Adamo.
Durer, Adamo ed Eva, Museo del Prado. Due quadri in scala naturale; nel collage, a destra, particolare di Adamo con la sua brava mela completa di foglia dal lato dritto e rovescio. Colpiscono il tratto nitido e il realismo dell’artista de ‘La gande zolla d’erba’, opera particolarmente cara agli amanti del mondo vegetale. Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano, lo scultore ha immaginato i progenitori intenti ad ingegnarsi per raccogliere i frutti dell’Albero della Conoscenza. Verona, Arche scaligere, monumenti funerari presso Piazza dei Signori.