Sorbus torminalis – Ciavardello

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; gemma; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli

Sorbus torminalis (L.) Crantz
Nome imposto dal botanico (ma primariamente medico) Heinrich J. N. von Crantz nel secondo fascicolo de Stirpium Austriarum Fasciculus, Vienna, 1773. Egli era lussemburghese ma si trasferì presto in Austria e non la lasciò fino alla morte.

La pagina 45. Il Crantz appunta l’attenzione su foglie e frutti (‘foglia a sette lobi angolosi e frutto ovale e con due logge’, mia libera traduzione non senza l’aiuto della Professoressa Giuliana Z.), poi elenca i nomi precedenti, molti dei quali fanno riferimento alla forma delle foglie.

Seguono quasi due pagine in cui il Crantz confuta il tipo di frutto attribuito alla pianta da Linneo e dai linneani; le ho messe alla fine del post. Vi potrete trovare inoltre il luogo dove Linneo gli attribuisce un nome oggi non più valido. Insomma, una specie dalla lunga e articolata vicenda tassonomica.

Etimologia: il termine ‘sorbus’ era già in uso nella lingua dei romani, che conoscevano bene la specie e ne apprezzavano i frutti. Anche il nome della specie proviene dal latino (con in riferimento alla proprietà terapeutiche dei frutti): torminalis (-is, -e) vale infatti coliche, dolori intestinali.


Fenologia minima
Areale di origine (native range) piuttosto vasto: oltre alla regione mediterranea si estende a nord fino alla Scozia e a est fin oltre la Mesopotamia.

Albero di bell’aspetto con rami ascendenti e diritti, e chioma raccolta. Impossibile confonderlo con altri sorbi poiché ha foglia lobata; semmai può, a prima vista, essere scambiato per un acero. In città, che io sappia, non è presente se non nei recentissimi impianti del 2022, che sono tuttavia ancora troppo giovani e in pochissimi esemplari.

Abbazia di Carceri (territorio di Este), un giovane torminalis in agosto. Si distinguono la chioma raccolta e i rami ascendenti.
Qualche mese prima in piena fioritura. Il complesso monumentale di Carceri possiede un giardino ricco di belle piante delle specie più varie.
Anche in Orto vive un giovane aitante; addossato al recinto antico. Vicino a lui un Cornus sanguinea fatto crescere ad alberello.
Monumentale torminalis al giardino del Petit Trianon a Versailles (il giocattolo personale di Maria Antonietta).
Sentiero Lorenzoni sul Venda (segnavia 4), anche qui abita un esemplare di notevoli dimensioni. Difficile da fotografare. Suo è il grosso tronco leggermente inclinato al centro dell’immagine.
Si è già fatto cenno alla foglia. Sette lobi triangolari e appuntiti, due dei quali si staccano opposti. Lamina ampia, glabra, coriacea, verde scuro a maturità.
Inizialmente ha colore più brillante tendente al glauco per la peluria diffusa, financo sul picciolo. I lobi sono dentati, più o meno finemente.
Pagina inferiore molto più chiara e ricoperta di peli bianchi. Nervature in rilievo e pelose.
Gemme in aprile. Dentro c’è tutto: foglie e boccioli lanuginosi.
Infiorescenze in corimbi incerti
Le cui esitazioni si distinguono meglio coi fiori in boccio: nella foto sembra quasi un’ombrella.
Sì, decisamente corimbi composti di natura alquanto indecisa.
Fiori bianchi che ricordano quelli dei biancospini
Simmetria pentagonale. Petali concavi con unghia stretta. Numerosi stami dalle antere gialle, poi marrone da secche. Due o tre pistilli…
saldati in basso e dagli stigmi piatti.
Antere con due sacche polliniche e filamenti bianchi e diafani
Calice a coppetta (gamosepalo) con cinque lobi triangolari e appuntiti. Ricoperto da fitta peluria.
Nettario verdognolo e succulento.
In agosto maturano pomi ruggine. Dalle dimensioni di una grossa oliva…
e ricoperti di peluria e lenticelle; residui di calice in cima.
Anche loro, come quelli del domestico, per diventare commestibili devono ammezzire.
Affascinante il foliage di questo bell’albero. Un giovane esemplare lungo il fiume Tenna (versante orientale dei Monti Sibillini, Appennino Umbro-Marchigiano).
Varietà di colori e forme
La corteccia è grigia e si frattura in piccole placche poligonali.
Mentre nelle piante più giovani è liscia e di un bel colore grigioverde.

Di seguito la lunga confutazione di Crantz.

Dalle pagine 45 e 46 di Stirpium Austriarum Fasciculus.
Linneo (pagina 476 di Species Plantarun) lo aveva chiamato Crataegus torminalis – bisogna convenire che il fiore in effetti ricorda quello dei biancospini. Anche lui si concentra sulle foglie: ‘foglie cordate a sette lobi: lobi inferiori divaricati’. Mentre altri autori (Gaspard Bauhini, Historia Plantarum e Joachim Camerarius) lo chiamavano già sorbo.

Ma la storia tassonomica della specie non finisce qui, poiché nel recentissimo 2017 due ricercatori (Alexander Sennikov e Arto Kurtto) entrambi dell’Università di Helsinki l’hanno rinominata Torminalis glaberrima (Torminalis glaberrima (Gand.) Sennikov & Kurtto).

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