Cinnamomum camphora – Albero della canfora

La cima dell’albero di canfora
diventa pietra!
Luna d’inverno.

Yosa Buson
traduzione, Irene Starace

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; tronco; gemma; seme; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli

Cinnamomum campohra (L.) J.Presl
Nome imposto da Jan Svatopluk Presl naturalista ceco, autore di una importante opera tassonomica. Il nome della specie compare per la prima volta in O Prirozenosti Rostlin, Praga, 1825, pagina 36. L’opera vide diverse edizioni a partire dal 1820. Purtroppo non sono riuscito a trovarla. Il riferimento a Linneo (la lettera ‘L’ fra parentesi) rimanda alla pagina 369 di Species Plantarum, dove l’albero risponde al nome di Laurus cinnamomum.

La pagina in predicato. Linneo ci informa che le foglie sono trinervate con le nervature che si riuniscono (presso la base), la forma è un ovale allungato. La specie è collocata nella classe Enneandria, dunque una delle poche con nove antere; fra l’altro, come vedremo, singolarissime.


Fenologia minima
Areale di origine (native range) – Corea e Giappone.

Albero grande dalla chioma aperta, l’unico esemplare in città, che io sappia, è quello dell’Orto. Cresce bello e alto, ma niente a che vedere coi fratelli che abitano posti dal clima invernale più mite, dove può raggiungere e superare anche i quaranta metri.

Vive addossato al muro perimetrale della parte antica, esposto a sud. Pianta sempreverde, come molte lauracee, ma in inverno il fogliame schiarisce alquanto.
Un aitante giovanotto abita i Giardini Reali di Venezia (presso Piazza San Marco), è verdissimo, e ha rami bassi, dunque facile da osservare.
Reggia di Caserta.
Napoli, Giardini di Via Caracciolo. Il tronco si ramifica presto e le branche principali, se lasciate libere di crescere, si allargano fastosamente.
Giovane esemplare al Jardín Botánico La Concepción di Malaga.
La foglia ha forma allungata e presenta tre caratteristiche nervature (quelle ricordate da Linneo) che si dipartono dalla base e corrono fin quasi al vertice. Immediato il paragone con giuggiolo e marruca.
La lamina è lucida e coriacea. Pagina superiore verde profondo e brillante con venature chiarissime.
Pagina inferiore pallida e glabra. Base e apice acuti; bordo intero e mosso. Un contorno chiaro corre per tutto il margine della lamina. Nervature terziarie percorrenti (cosa piuttosto rara). Picciolo robusto e lunghetto.
Al risveglio vegetativo (aprile e maggio) le nuove foglie sono bronzee e persino rosse.
Gemme in febbraio, appuntite e dense di perule.
I fiori piccolissimi si raggruppano in pannocchie rade
Sei tepali riuniti a tre a tre, nove stami in due cerchi concentrici, tre staminodi e al centro il pistillo.

Non è facile orientarsi all’inizio, serve più che mai l’aiuto di un diagramma fiorale. Un bell’esempio di interpretazione e ‘realtà’, da una parte tutto è lindo e ordinato figurandovi solo le forme stilizzate, dall’altra i diversi elementi si accavallano in un intrico piuttosto confuso. Ma lo schema aiuta a discernere e a poco a poco l’opera della Natura diventa intellegibile.

Uno stame con due nettari.
Tolti tre tepali e qualche stame, è possibile distinguere al centro uno staminodio. Sono anche visibili due nettari e diversi altri stami, dietro lo stilo collo stigma appiattito.
Le antere si aprono in modo curioso: quattro sportellini lasciano fluire il polline da altrettante cavità. A sinistra un’antera immatura, quando è pronta si aprono gli sportellini come indicato nel disegno a destra.
Ora che sappiamo, siamo in grado di interpretare la foto presa una settimana dopo. Si distinguono bene gli sportellini sollevati e imbrattati di polline. Al centro lo stigma imbrunito. Il talamo è densamente villoso.
Come la parte interna dei tepali.
Sezione longitudinale del fiore, il taglio ha lasciato intero lo stilo e diviso, quasi esattamente, in due l’ovario. Si distingue financo lì dove l’ovulo si attacca alla placenta.
Frutti in luglio. Palline grandi quanto un pisello, lucide, verde smeraldo e puntellate di macchioline chiare, di certo sacche oleifere. Del resto la pianta ne è piena, qualunque sua parte stropicciata emana fragranza di… canfora.
Il ricettacolo ha il curioso aspetto di un cono rovesciato, alquanto allungato e a base ampia che sembra circondare il frutto. In cima resti di stigma.
Se sezionato, libera una sostanza oleosa intensamente profumata.
Il frutto è una drupa, ne siamo certi perché se sezionato, mostra senza ambiguità la traccia del nocciolo. A destra nella foto dall’esterno: nocciolo, tegumento del seme, interno del seme (sembra appaiano solo tessuti di cotiledoni). A sinistra l’esocarpo scuro racchiude un mesocarpo turgido e succulento.
Sezione longitudinale. A sinistra, lì dove il ricettacolo finisce e il frutto comincia.
Corteccia fessurata profondamente in creste allungate e piatte; colore prevalentemente grigio…
…ma con riflessi rossastri più o meno intensi.
Il tronco è possente, e non si dimentica facilmente l’impressione che se ne trae ammirandolo.

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