Phillyrea latifolia – Ilatro comune, Fillirea a foglia larga

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli

Oleaceae
Phillyrea latifolia L.
Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753.

La pagina 8. Classe II, due stami (e un pistillo), dunque il genere è alle primissime pagine. Linneo attira la nostra attenzione sulle foglie e con la sagacia che lo contraddistingue ci dice che ha lamina larghetta (ovata) a base cordata, e che il bordo è seghettato. A cosa pensa? ma è ovvio, alla sorella angustifolia (ilatro sottile) che ha foglia allungata e bordo quasi crenato. Ho faticato a lungo alla ricerca di caratteri che distinguessero le due specie, alla fine ne son venuto a capo semplicemente abbandonandomi all’illustre guida.


Fenologia minima
Areale di origine (native range) – area mediterranea.

Grande arbusto, talvolta un vero e proprio albero, dal fogliame fitto e verdissimo, le foglie son piccoline ma compensa con il numero. Affatto comune nei giardini come pianta ornamentale, in città, che io sappia, non ci sono esemplari. Uno grande e bello in Orto campeggia nell’aiuola della macchia mediterranea.

Nella foto ne ho evidenziato i contorni, assieme a quelli della specie sorella Phillyrea angustifolia. L’aiuola è stata di recente (pesantemente) sfoltita a più riprese.

Isola di Lussino, Quarnero. Nella macchia mediterranea al naturale; la pianta dalla chioma più scura.
Pineta degli Alberoni al Lido di Venezia, rari latifolia vivono pericolosamente vicini ai fratelli angustifolia; il Cacciatore di Alberi è avvisato.
Esemplari in forma arborea ne ho trovati alla Villa Gregoriana di Tivoli, un luogo di recente restituito al pubblico. Nella foto si distingue bene il tronco che sorregge la vasta chioma.
Poco più in là, nei pressi della cascata del fiume Aniene, un altro anziano signore.
Impossibile ignorare lo spettacolo che si gode oltre il parapetto della foto precedente.
La corteccia è marrone con riflessi grigiastri. Inizialmente appena screpolata si fessura, poi, in piccole placche regolari disposte in file verticali.
Corteccia di fusto e rametti nel folto del fogliame di un fitto arbusto.
Foglia a lamina larga, verde intenso e lucida, venature chiare, denti ben marcati, vertice acuto. La base è leggermente cordata o piatta, un carattere sicuro per distinguerla dalla angustifolia: Linnaeus dixit.
In alcuni esemplari i caratteri sono particolarmente accentuati. Qui la foglia dell’arbusto dalmata di qualche foto fa.
Pagina inferiore più chiara, ma non meno lucida.
A destra la pagina inferiore, le venature secondarie sono appena visibili e più scure del fondo, quasi il negativo dell’altro lato.
Disposizione opposta decussata (le coppie di foglie consecutive sono ruotate di novanta gradi).
Infiorescenza a grappolo di pochi fiori (meno di una dozzina)
I boccioli si palesano già in febbraio o anche prima.
L’asse del grappolo; molto contratto.
Non è facile distinguere i singoli fioretti dell’infiorescenza. Quattro petali colorati di fucsia, due stami (come tutte le oleacee) dalle antere gialle all’apertura, pistillo largo e verde alla base, stelo breve e dello stesso colore, stigma bifido e porporino.
Eccolo isolato.
Con le antere chiuse; incredibilmente voluminose rispetto al resto. I filamenti sono saldati ai petali.
Da diversa prospettiva
Vista zenitale, stigma bifido.
Calice a forma di coppa con quattro lobi triangolari.
Già alla fine di aprile si formano i frutti, con vistosi residui di stili e stigmi.
Drupe con polpa alquanto acquosa. Nella foto diversi gradi di maturazione di frutti colti dalla stessa pianta in settembre.
Il nocciolo immerso nel mesocarpo gelatinoso
Che sia una drupa lo testimonia la foto: il nocciolo è l’involucro esterno, rigido ma poco resistente, in parte rimosso; all’interno il seme.
Il quale seme è tondeggiante con pelle (episperma) marrone e sottile.
Endosperma (nutrimento del seme alla germinazione) granuloso e bianco diafano. Al centro l’embrione, con radichetta spuntata.
Dove si parla di una pianta della macchia mediterranea difficilmente distinguibile dalla sorella a foglia sottile. E se ne descrivono i caratteri dal portamento all'embrione.
Non sempre si riesce a isolare l’embrione, farcela è grandemente emozionante. Si distinguono a sinistra i due cotiledoni, a destra la radichetta.

5 pensieri su “Phillyrea latifolia – Ilatro comune, Fillirea a foglia larga

  1. Bene, grazie.
    Forse però sarebbe preferibile spedirla per posta (vedi ‘6. Contatti’)
    Bello ‘millemila’, era tanto che non lo sentivo: millemila (se interpreto correttamente) = mille di mille = 10^3 x 10^3 = 10^6 = 1 milione

  2. Sinceramente non ricordo dove di preciso,forse nei miei giri estivi sulle colline della Valdorcia o nelle pinete del litorale toscano.Se ne trovo traccia nelle millemila foto che ho fatto,la inserisco.

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