Citrus trifoliata L. Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753. Sinonimo Poncirus trifoliata (L.) Raf.
La pagina 1101. Bordo fogliare seghettato, picciolo membranoso, spine alle ascelle delle foglie, fiori solitari. Frutti con polpa appiccicosa, se capita di tagliarli e di non lavare subito il coltello, si fa non poca fatica a pulire poi.
Fenologia minima. Le foglie ingialliscono in parte e poi cadono velocemente, anche i frutti cadono presto, solo in pochi permangono per un paio di mesi sulla pianta.Areale di origine (native range). Cina sud orientale.
Alberello grazioso a chioma tondeggiante, dal fogliame compatto e dalle spine grandi e fitte su rami e rametti; se fatto crescere da arbusto, può formare siepi impenetrabili. Tra gli agrumi il più singolare, in ragione delle foglie composte (trifogliate appunto), ma fiori, frutti e spine, anche se di forma peculiare, gli danno comunque un’aria di famiglia.
Nessuno, che io sappia, vive in città. In compenso in Orto ce ne sono due. Uno abita presso le serre ottocentesche.L’altro vicino alla vecchia entrata fra cactacee (in estate) e palme cinesi.Un arzillo vecchietto (cresciuto a modo suo) vive nel giardino alpino del Jardin des Plantes Due giovinetti li ho incontrati invece all’Orto Botanico di Torino. Foglia composta da tre foglioline di cui la mediana decisamente più grande. Han forma tondeggiante, consistenza del cuoio, colore verde brillante sopra e sotto. Lamina a base acuta e vertice ottuso, bordo con denti piccoli, venature sottili ma ben visibili. Picciolo lungo e alato. Rami sottili, verdi e appiattiti. Foto in aprile.L’inverno è il periodo migliore per osservare rami e rametti con le loro grosse spine, come in un quadro astratto. L’albero è l’unico fra gli agrumi a perdere le foglie.L’attaccatura delle spine forma una specie di ala. Le foglie ingialliscono di tonalità scialbe e durano poco sulla pianta, anche rametti e spine sbiadiscono.Fiorisce tra marzo e aprile, inizialmente coi rami spogli, che cominciano a rinverdire,……poi compaiono le prime tenere foglie e l’aspro aspetto iniziale si addolcisce. Fiori bianchi a simmetria pentagonale, i più grandi fra gli agrumi. Petali lunghi, ben distanziati. Calice con cinque sepali appuntiti e ben visibili fra le unghie strette dei petali.Al centro una corona di stami (tipica del genere citrus) che racchiude un pistillo tracagnotto con stigma grosso e verdissimo.Nel bocciolo i lunghi petali sono ripiegati verso l’interno a formare un bottoncino ellissoidale. Tolti calice e corolla si distingue bene la formazione compatta dei filamenti……ma il carattere poliadelfo (tipico del genere Citrus) non sembra chiaramente riconoscibile1. Antere con due sacche polliniche ad apertura longitudinale. Stigma globoso, stilo spesso e peloso, ovario supero ricoperto anch’esso da fitta peluria. L’ovario poggia su un nettario giallo grondante umori.Sezione trasversale dell’ovario. Sette logge; in bella evidenza la placentazione assiale (gli ovuli sono attaccati a un asse centrale). Sezione longitudinale.Frutto in giugno. Manterrà la pelle feltrata fino a maturazione. Munito spesso di un piccolo capezzolo.Frutti di colore arancione, non molto grandi, e, come già detto, villosi. Profumano intensamente di una fragranza più grassa e agra di quella dei cugini.
Ricorda una piccola arancia. Nella foto dritto e rovescio.
Dentro la classica suddivisione in spicchi e tantissimi semi. Il frutto è una bacca (tecnicamente esperidio) Avvicinandosi si riconoscono le vescicole oleose sulla pelle e quelle della polpa all’interno. Una vescicola colma di succo.Nella foto uno dei cotiledoni con l’embrione.L’ingrandimento mostra due foglioline, l’apice e, a sinistra più scura, la radichetta. La macchiolina marrone sull’asse è la cicatrice dell’altro cotiledone.In questa pianta capita, spesso, di osservare semi che emergono dai frutti dopo che si sono fatti strada nella polpa e forato la buccia. Fulgido esempio della deiscenza (il frutto si apre e fa uscire i semi) nelle bacche, fenomeno raro e perciò istruttivo. Per le drupe del noce la cosa è ben nota, ma in quel caso il seme fuoriesce perché il mallo marcisce, e non è così spettacolare.La corteccia è un misto tra verde, marrone e grigio, si screpola ma non si fessura formando piccole creste scure e solchi chiari. Insomma, tipica degli agrumi.Credo meriti un primo pianoInvecchiando tende a torcersi e a formare fasci nervosi (che ricordano le scanalature del carpino bianco), ma sostanzialmente resta liscia.
1Constantine Rafinesque-Schmaltz botanico e archeologo statunitense, ma di origini europee, nel volume Sylva tellurana, Filadelfia, 1838, a pagina 143 sostiene che…
…i filamenti sono liberi, il frutto ha sette loculi e la foglia è trifogliata. Motivi che imporrebbero a suo avviso il cambiamento di genere (ivi, pag. 141).
Oggi, come già detto, Poncirus trifoliata Raf. è ritenuto un sinonimo del Nostro.