Berberis thunbergii – Crespino di Thunberg

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; spine; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; B. t. Atropurpurea; B. t. A. nana

Berberis thunbergii DC.
Nome imposto da Augustin Pyrame de Condolle nel secondo volume del celeberrimo Regni vegetabilis systema naturale, Parigi 1821.

La pagina 9. Le spine più basse sui rami sono tripartite, quelle in alto semplici; foglie ovali con base che si restringe verso il picciolo, bordo intero; fiori in grappoli di pochi elementi più piccoli della foglia.
In nota c’è un riferimento alla specie Berberis cretica citata da Thunberg nel suo Flora japonica1 che a sua volta cita Linneo. Sembra di capire che Thunberg abbia visto in Giappone questa pianta identificandola come B. cretica e che Condolle si sia reso conto dell’errore. Forse per questo ha pensato di dedicare la specie al buon Thunberg.


Fenologia minima
Areale di origine (native range). Giappone

Piccolo arbusto dalle foglie aggraziate e chioma tondeggiante. Spesso se ne fanno siepi, ma è bello e attraente anche in esemplari isolati. Le foglie piccole lo fanno assomigliare al bosso, ma i rami non sono così fitti. Ne esistono molte cultivar fra cui una porpora scuro (Atropurpurea) che ha anche una variante nana. Poco comuni in città, le ho trovate solo in luoghi pubblici.

Cresce fitto e a chioma aperta, i sottili rami si allargano presto e in modo ordinato. Nella foto un capelluto al Giardino Botanico di Ginevra.
La cultivar Atropurpurea a Villa Taranto (Verbania), sullo sfondo il lago.
In città, che io sappia, ci sono solo le due cultivar. Nella foto Cimitero Maggiore, Chiesanuova.
Doppio filare della cultivar Atropurpurea nana. Piazza Rabin, dopo una pioggia marzolina.
Ha gli stessi caratteri della pianta madre solo in piccolo (ma i frutti son grandi uguale).
Foglia piccola, allungata; lamina più larga verso il vertice, che per questo motivo appare ottuso, mentre dalla parte della base degrada dolcemente restringendosi sul picciolo. Ricorda certi cucchiaini dalla forma ricercata.
Le foglie se ne stanno a ciuffi sui rametti.

Bordo intero, privo delle spine che contraddistinguono molti dei suoi fratelli (B. vulgaris, B. julianae). Una sola venatura al centro.

La pagina inferiore ha la nervatura in rilievo.
Il colore della pianta madre tende sempre a venir fuori, specie se le cultivar sono da seme. (Nella foto l’atropurpurea)
Fiori solitari, o in piccoli mazzetti, su lungo e sottile peduncolo. Sepali fortemente arrossati al centro, gialli ai bordi; petali più grandi e con gli stessi colori, ma le regioni rosse sono molto più piccole.
Le cultivar hanno fiori uguali alla pianta madre.
Pistillo verde, a volte rosso nelle cultivar.
Sei sepali, sei petali e altrettanti stami. Questi ultimi sono gialli, e le antere si aprono sollevando uno sportellino (la cosa è ben documentata nel post del julianae).
Pistillo voluminoso, occupato quasi totalmente dall’ovario (stilo brevissimo), stigma appiattito.
Due ovuli ellissoidali attaccati al fondo (placentazione basale). Nella foto si distingue l’ingrossamento del ricettacolo e il restringimento della giunzione tra questo e il pistillo, come in una tavola botanica.
I frutti sono piccole bacche rosse.
A forma di ellissoide molto allungato. Resti di stigma (a sinistra nella foto) e ricettacolo (a destra), perde il calice.
All’interno due semi allungati. Endocarpo farinoso.
Embrione diritto. A sinistra i due cotiledoni, dalla parte opposta la radichetta. Endosperma giallo come l’embrione.
Spine sui rametti, singole e sottili, ma robuste. Il legno è giallo come per tutti i crespini.
Rametti con scanalature longitudinali.
Corteccia solcata da poche e deboli fessure, colore giallo rossastro come i rametti (in effetti l’arbusto manca di un fusto principale).

1

La pagina 146 di Flora Japonica dove Thunberg descrive il cretica, la lettura è istruttiva. Thunberg ha studiato nei paesi di origine sia la flora africana sia quella giapponese, pubblicando numerosi volumi sulle specie di quelle regioni. Uomo dalla storia lunga e affascinante tanto che se ne potrebbe fare un film.

La pagina 331 di Species Plantarum dove Linneo descrive il cretica, e ci dice che viene da Creta, appunto.

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