Grazie alla pubblicazione di un agile e molto circostanziato libro (Michele Armelin, Il Cipresso del Canova agli Eremitani di Padova, Armelin Musica, 2024) ogni amante degli alberi in città è venuto a conoscenza di un vegliardo dalla storia straordinaria. Luogo Piazza Eremitani, più esattamente il piccolo giardino prospiciente l’abside della chiesa; anno 1803; evento, l’edificazione di un monumento sepolcrale alla contessa Ursula M. K. L. D. zun Fürstenstein nata von Callenberg eretto nientemeno che dal Canova.

La copertina del libro.
Nel seguito i numeri di pagina si riferiscono a questo volume.


La chiesa degli Eremitani e il Cipresso (Cupressus sempervirens L.) nel piccolo giardino dietro l’abside. La striscia verde chiaro vicino all’albero è un muro che separa la proprietà della chiesa da un giardino privato. (Foto Google Heart)

Nella foto una ricostruzione, basata su varie testimonianze scritte, del monumento funerario. Il disegno è opera di Andrea Dondi Pinton (confronta pag. 55). L’urna cineraria è al centro di una rosa di sette candelabri. L’albero, quasi certamente anteriore, era parte integrante dell’opera a motivo dell’alto valore simbolico.

Oggi il monumento non esiste più perché distrutto nel bombardamento dell’11 marzo 1944; lo stesso in cui sono andati perduti gli affreschi del Mantegna. Ma il cipresso è miracolosamente scampato al disastro. (Confronta pag. 57)

Il Nostro in una immagine del 1831 (Pietro Chevalier, Memorie architettoniche sui principali edifici della città, Fratelli Gamba Libraj, Padova 1831). Il Cipresso appare già alto e l’aspetto sembra confermare l’età stimata.

Delle tante immagini che possediamo, e che si possono trovare nel libro, la più bella è un acquerello di Bartolomeo Belzoni (nipote del più celebre Giovanni Battista). L’albero sembra ritratto dal vivo e mostra floridezza e buon umore.

L’opera, conservata nella Biblioteca Civica di Padova, è probabilmente della seconda metà dell’Ottocento. Così il Cipresso ha fra i sessanta e i settanta anni; ancora un giovanotto per i tempi di questa specie.

Eccolo in una foto del 1903. Oggi un alto muro, analogo a quello che compare nel quadro del Belzoni, nasconde il tronco della pianta. (Confronta pag. 54)

Il Cipresso come appare oggi. Sembra invecchiato precocemente ma non sofferente. La storia e l’età sono due importanti requisiti per farlo rientrare tra gli alberi monumentali del paese. Ho segnalato la cosa al Comune; non resta che aspettare fiduciosi che quest’ultimo e gli altri organi competenti (l’iter è alquanto lungo) facciano la loro parte.
Dopo la pubblicazione del post abbiamo potuto vedere il Cipresso da vicino e documentare come meglio si è potuto le osservazioni – in oltre abbiamo misurato la circonferenza del tronco, circa due metri, e l’altezza, circa 15 metri. Ma i tecnici del Comune eseguiranno certamente misure più precise.




Nel cipressi il tronco dritto e affusolato è ricoperto da un ritidoma rosso grigiastro finemente fessurato che si sfalda a strette strisce. Nel Nostro mancano del tutto le strisce.

