Hydrangea quercifolia – Ortensia a foglia di quercia

Aggiornato nel settembre 2025

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; diagramma fiorale; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; etimologia; dove trovarli

Hydrangea quercifolia W.Bartram
Nome imposto da William Bartran (1739-1823), botanico e magnifico esploratore. Il nome della pianta compare per la prima volta nel suo Travel Carolina, Filadelfia, 1791. Il titolo completo è lunghissimo: Viaggi attraverso la Carolina del Nord e del Sud, la Florida orientale e occidentale, il Paese Cherokee, gli estesi territori dei Muscogulges, o Confederazione Creek, e il Paese dei Chactaws, contenente un resoconto del suolo e delle produzioni naturali di quelle regioni, insieme a osservazioni sui costumi degli indiani.

Le pagine 380 e 381 dell’edizione del 1793 stampata a Dublino. La descrizione della pianta è accorata e al contempo minuziosa. Il libro è un vero racconto di viaggio con descrizioni geografiche, paesaggistiche, floreali e faunistiche nonché antropologiche. Non credo ci sia una traduzione in italiano, un vero peccato.

Bartram era anche un abile illustratore scientifico. Bellissimo il disegno di alcuni particolari della quercifolia.


Fenologia minima
Areale di origine (native range). Georgia, Florida, Carolina, le tappe del viaggio di Wiliam.

Arbusto elegante e attraente in ogni stagione, chi lo osserva per la prima volta è subito colpito per le sue fattezze ricercate. I fusti salgono lesti e sinuosi, ma alla fioritura ripiegano mollemente.

L’aitante esemplare dell’Orto, presso la Porta ovest. Le grandi foglie e i numerosi rami rendono la chioma folta, ma al contempo leggera per vasti spazi tra i lobi delle foglie.
In inverno si possono seguire le evoluzioni dei rami assurgenti.
I colori della corteccia abbelliscono la pianta.
Un grosso esemplare al Parco Europa, lui cresce in larghezza.
Si può coltivarlo anche in vaso. Nella foto una delle panchine preferite dai visitatori eliofili dell’Orto.
Anche d’inverno si possono ottenere interessanti composizioni, come questa al Parco Te, Mantova.
Foglie grandi e lobate (cinque o sette), verde tenero da giovani poi scure e smeraldine. I lobi han bordo dentato, con denti aguzzi e di varia grandezza.
Dalla venatura centrale si dipartono, ad altezze diverse e sempre prossime al picciolo, venature secondarie singolarmente diritte e culminanti nelle punte dei lobi. Le venature di ordine inferiore imitano le principali terminando in cima ai denti.
L’ultimo ordine di venature (visibile a occhio nudo) ha conformazione scalare o percorrente. Nella foto si distinguono filamenti biancastri, residui di peluria.
Picciolo lungo e flessibile. La foglia ha base piatta; del vertice si è già detto.
Pagina inferiore pallida,…
…alla formazione è villosa e conserva la peluria per lungo tempo.
Fillotassi opposta. Rametti e piccioli tomentosi.
Da novembre le foglie si vestono di mille sfumature di giallo, arancio, verde e porpora.
Frammento di autunno in Orto.
Peculiari le infiorescenze, grappoli conici di vistosi fiori sterili e schivi fiori fertili – più propriamente pannocchie (grappoli di grappoli).
In boccio si riconosce meglio la struttura a pannocchia.
E ci si può stupire delle diverse fattezze dei boccioli di fiori sterili e fertili.
I fiori sterili son posti agli estremi dei grappoli secondari così finiscono col rivestire il cono, come un mantello gettato su un mare di fiori fertili. Perfetto inganno per insetti sprovveduti.
Hanno quattro brattee biancastre a lamina larga, quasi circolare, e unghia sottile
Al centro aborti di organi sessuali.
Da secche le brattee diventano marrone e restano a lungo sulla pianta.
Fiori fertili piccolissimi (qualche millimetro), cinque sepali e altrettanti petali, dieci stami (lungo una sola circonferenza). Al centro un pistillo diviso nettamente in due stili, li percorrono curiosi stigmi nastriformi.
Antere bianche, sepali e petali tra verde e bianco. Petali ellittici coi bordi incurvati verso l’alto, triangoli equilateri per sepali, antere a due teche, lunghi e sottili filamenti.
Calice a forma di coppa (Hydrangea è parola formata da hydor=acqua e angos=vaso, vale a dire vaso d’acqua, dalla forma del calice appunto). Indimenticabili i boccioli dalla cima appiattita.
Un pistillo con stilo doppio, stigmi, come già detto, nastriformi.
Vale la pena esplorare il diagramma fiorale, anche come utile ripasso. Placentazione centrale angolare – due carpelli.
Il frutto è una capsula con dentro molti piccolissimi semi. Oggetto veramente piccolo, non sono riuscito ad aprilo senza distruggerlo.

Invece nel settembre 2025 ho potuto trattare meglio i campioni.

Parte dell’infruttescenza in settembre. Gli stigmi si presentano in numero di due o tre.
Singola capsula, residui dello strano stigma e dei lobi del calice.
Quando si secca completamente diventa marrone profondo e resta a lungo sulla pianta.
Sezione longitudinale di frutto non completamente maturo
Sezione trasversale. Due loculi e dentro semi piccolissimi e spigolosi.
La corteccia si stacca in grossi fogli cartacei, e poi ricresce bella e nuova l’hanno dopo. Il colore assume diverse tonalità fra marrone e ocra.

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