portamento; foglia; fiore; diagramma fiorale; frutto; corteccia; rametto; gemma; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli
Myrtaceae
Callistemon citrinus (Curtis) Skeels
Nome imposto da Homer C. Skeels (1873 -1934) botanico americano che lavorava nel Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti. Il nome compare per la prima volta in Bureau of Plant Industry, United States Department of Agriculture, Bollettino numero 282, 1913.

La pagina 49. Purtroppo non compaiono indicazioni sui caratteri, ma solo affermazioni perentorie (e non documentate) sulla necessità di cambiar nome alla pianta.
Etimologia
Callistemon è parola composta dal greco: kalòs=bello e stémon=stame. Il termine citrinus allude alle foglie che se stropicciate, odorano vagamente di limone.


Piccolo arbusto tra i più decorativi sia per la fioritura esuberante sia per il fogliame leggero e sempreverde. I rami salgono obliqui allargando la chioma e dandole un profilo tondeggiante. Può essere fatto crescere anche ad alberello.












Singolo fioretto. Colpiscono in primo luogo i lunghi stami rossissimi sormontati da piccole antere violacee, e le modeste dimensioni di calice e corolla. Il largo ricettacolo denuncia un ovario infero.






Diagramma fiorale. Sepali e petali saldati alla base. Stami gialli di polline all’apertura e viola se immaturi. L’ovario è composto da tre carpelli con placentazione lungo l’asse centrale e una miriade di minuscoli ovuli bianchi e diafani. Le rigide convenzioni per la costruzione dei diagrammi stravolgono spesso (ne abbiamo qui un eloquente esempio) le dimensioni relative dei singoli organi.



I frutti sono capsule (come già detto) a forma di coppa, con un tappo in cima; la disposizione a spiga è ereditata dall’infiorescenza. La foto riproduce un’immagine consueta poiché i frutti restano in eterno sui rami. Sono deiscenti, ma l’apertura avviene solo quando il rametto si secca, o viene staccato.

Come in questo caso, per un campione per il microscopio. L’infruttescenza è rimasta per un giorno e una notte sul mio tavolo, poi nel giro di poche ore il tappo si è aperto (come l’otturatore di una fotocamera) e sono emersi miriadi di microscopici semi.



