Questo articolo è il riferimento della voce ‘Diagramma fiorale’ del Glossario. Ho dovuto ricorrere a questo espediente poiché non era possibile condensare in due o tre blocchi tutto quello che c’era da dire.

Se si proietta un fiore su un piano perpendicolare al suo asse in modo tale che tutte le parti principali diventino visibili in base alle loro posizioni relative, e se si designano le singole parti in base al loro carattere particolare mediante figure convenzionali, come quadrati e cerchi, archi aperti e chiusi, ecc. , si ottiene una planimetria o uno schema del fiore.
Così si apre (alla pagina 1) il libro di August Willelm Eichler (1839-1937) dal titolo Blüthendiagramme (Diagrammi fiorali), Lipsia, 1875. Dove l’autore parla della sua invenzione.
Ma è doveroso ricordare che il volume è soprattutto un testo di sistematica (sul quale prima o poi dovremo fare un post), dove l’autore espone il suo sistema che sarà alla base di tutta la tassonomia novecentesca (Engler, Wettstein). Mentre i diagrammi fiorali sono soltanto uno strumento di lavoro, ancorché potente, per il sistematico.
Un diagramma fiorale è dunque un disegno schematico di un fiore in sezione trasversale. Ogni parte del fiore è disposta su anelli concentrici secondo un ordine fissato per convenzione: procedendo dall’esterno verso l’interno si dispongono le sezioni di calice, corolla, stami, ovario.

Del calice e della corolla si riportano le sezioni di sepali e petali rispettivamente, degli stami le sezioni delle antere, dell’ovario una sezione ottenuta con un piano che passi anche per gli ovuli. (Diagramma fiorale di Hydrangea quercifolia)

L’ordinamento è dettato dalla disposizione più frequente delle inserzioni di questi organi sul ricettacolo (verticilli). Nel disegno la sezione longitudinale di un fiore con i verticilli numerati dal più esterno a più interno, calice (1), corolla (2), stami (3), pistillo (4).

Il piano incidente generalmente non è unico, ma quasi sempre ne serve più d’uno. Nel caso dell’ortensia a foglia di quercia si sono utilizzati quattro piani, in ordine di altezza: uno per sezionare le antere, uno per i petali, uno per i sepali, uno per l’ovario (non visibile in figura). Ma anche con questo accorgimento molte altre informazioni si perdono, ad esempio il fiore in esame ha un pistillo con due stili molto peculiari che non è stato possibile riprodurre.

Può capitare che manchi qualche elemento del fiore, come petali o sepali o che i due si riducano a tepali. In figura Celtis australis, con cinque tepali.


Un altro caso di fiore incompleto è, naturalmente, quello dei fiori unisessuali. Nella figura diagramma fiorale di Populus tremula. Sono presenti altri simboli convenzionali: la sezione di uno pseudo calice (5); le sezioni dei peduncoli (3); le sezioni di due brattee (1).



Se il fiore ha brattee (come nel caso precedente), queste vanno disposte lungo una circonferenza ancora più esterna, e per distinguerle da petali e sepali si aggiunge un mucrone. Se calice o corolla hanno i petali o i sepali saldati alla base, le rispettive sezioni vanno unite con una linea tratteggiata (o anche continua). (Biancospino scarlatto, tre brattee e calice gamosepalo – sepali saldati alla base).

Biancospino scarlatto, corolla a cinque petali separati (la lamina piuttosto larga li fa sovrapporre gli uni agli altri); dieci stami disposti in un solo giro; un pistillo composto da uno a cinque stili.

L’esempio appena portato del biancospino, mostra un pregio dei diagrammi fiorali: la possibilità di condensare in una sola immagine informazioni che ne richiederebbero più d’una.
Un difetto invece è che spesso non sono rispettate le dimensioni reciproche degli organi schematizzati. Quasi sempre ad esempio la corolla è più grande del calice,…


Diagramma fiorale del callistemo. Sepali e petali saldati alla base. Stami gialli di polline all’apertura e viola se immaturi. L’ovario è composto da tre carpelli con placentazione lungo l’asse centrale e una miriade di minuscoli ovuli bianchi e diafani.

Può succedere che i filamenti degli stami siano attaccati alla parete interna della corolla, in questo caso si uniranno i due organi con un segmento tratteggiato. Nel disegno Olea europaea.


Le combinazioni scelte da Madre Natura sono pressoché inesauribili, ecco un esempio stravagante di petali saldati alla base (corolla gamopetala). Labbro superiore diviso in quattro lobi, mentre quello inferiore è singolo. Lonicera japonica.

1 sezione sepali, 2 calice gamosepalo, 3 sezione lobi del labro superiore della corolla, 4 corolla gamopetala, 5 sezione del labro inferiore della corolla, 6 sezione antere, 7 filamenti saldati alla parete interna della corolla, 8 sezione carpelli (ovario), 9 sezione ovuli, 10 sezione brattea.

In alcuni casi l’ausilio di una spiegazione è necessario come per il diagramma del fiore femminile di Juglans nigra. Tre brattee esterne (1) e quattro tepali (2). Al centro un ovario a due carpelli ma con un solo ovulo sulla giunzione (3), in realtà le sezioni dell’ovulo e quella della giunzione sono fatte con piani ad altezze diverse.

Una strana situazione che si spiega procurandosi una sezione longitudinale dell’ovario. Due carpelli, al di sopra della giunzione tra i due si crea una camera con dentro un solo ovulo.

A volte i fiori possono essere molto complicati e un diagramma fiorale può risultare utilissimo. Nelle foto il caso di Cinnamomum camphora (canforo), che ha la particolarità d’avere due giri concentrici di stami.




Lungo il cerchio più esterno sono raffigurate le sezioni dei cinque sepali (1); seguono i petali le cui sezioni danno luogo alle strane forme a ‘C’ (2), all’interno delle quali sono tracciate le sezioni delle antere (3). Segue l’ovario (4), si distinguono le tre giunzioni dei carpelli; al mezzo della figura, infine, le sezioni dei tre ovuli. La regione gialla è il vasto nettario (5).