Il Bagolaro (Celtis australis) è albero comunissimo e radicato nella tradizione popolare, a Padova è diffuso sia come individui singoli che in maestosi filari. La chioma raccolta e il fogliame compatto danno un senso di morbidezza che attenua l’austera maestosità degli esemplari adulti.
Via Rezzonico, una traversa di Via GozziVia Venezia vista dal cavalcavia pedonale che lo attraversa in prossimità della Stanga. Un filare di celtis che sembrano formati da soffici cuscini.Viale Codalunga, in fondo si intravede Palazzo MalduraI poderosi esemplari di Via Fistomba in una smagliante giornata di Maggio. A sinistra una robinia in piena fioritura.
Il segreto della sensazione di sofficità o morbidezza sta nella fitta trama dei rametti terminali che si palesa solo quando l’albero è spoglio.
Via Venezia in invernoPiazza Mazzini in una rigida giornata invernale. Il vento rende tanto pungente il freddo che persino i gabbiani ne soffrono, e cercano rifugio in terra ferma.Ramificazioni su ramificazioni sembrano immagini frattali prodotte da un sofisticato softwareL’entrata dei Giardini TrevesIl doppio filare di Via Diaz
Foglie e frutti molto caratteristici aiutano l’identificazione.
La foglia del Bagolaro dal bordo seghettato e punta pronunciataIn alcuni individui molto pronunciata, come nelle piante di Via RezzonicoFoglie a fine Ottobre
Il frutto è una drupa (un frutto carnoso con nocciolo e un unico seme) dalla pelle liscia e lucida, con forma e brillantezza di perla. Verde all’inizio e poi tendente al nero violaceo.
Il Bagolaro ha molti nomi comuni, uno di questi è Perlar (o Perler), ed è facile capire perché.Frutti in DicembreI fiori sono piccoli e sfuggenti, occorre pazienza e tempismo per poterli ammirare. Qui, con giovanissime foglie, in una foto di metà Aprile.Incontro ravvicinato a fine marzo. L’infiorescenza e a mazzolino con i fiori maschili alla base e quelli femminili o ermafroditi in cima. Il pistillo dal corto stilo ha stigma bifido e delicatamente pubescente.Nella foto fiore ermafrodita, ma dove sono gli stami?……scostando le strutture protettive (indecise fra petali e sepali, in questi casi si parla di ‘tepali’) si vedono le antere.Due fiori maschili su lunghi peduncoli.
Anche la corteccia di quest’albero è fonte di meraviglia, resta perlopiù liscia perfino negli individui adulti, mentre nella forma e nel colore ricorda le possenti zampe dell’elefante.
Questo esemplare si trova al Giardino alla Rotonda, sul Bastione della Gatta presso Piazza Mazzini. Un po’ nascosto, per osservarlo bisogna salire e girare dietro la costruzione circolare, un vecchio serbatoio dell’Acquedotto.In primo piano il caratteristico tronco del Bagolaro, in uno dei numerosi esemplari che ornano il Cavalcavia Chiesanuova.Fenologia minimaAreale di origine
Se la visione dei filari affascina per il colpo d’occhio, l’osservazione degli individui isolati impressiona per la maestà e l’eleganza.
Il Celtis che dimora l’area dedicata al Monumento ai Caduti dell’11 Settembre (purtroppo abbattuto nell’Inverno 2019). Sullo sfondo il campanile della Chiesa del Carmine.Parco Giochi Città dei Bambini, il giardino ospita numerose conifere, gli alberelli che scortano il grande Bagolaro al centro sono due Pissardii.Una visione notturna del parcheggio di Prato della Valle. Sullo sfondo Santa Giustina con l’elegante campanile.Qui in una domenica mattina all’arrivo di schiere di pellegrini.Giardini dell’Arena dove abita una colonia imperdibile di celtis australis. Qui in una foto di inizio autunno. I Giardini ospitano anche un Celtis occidentalis, il cugino americano del nostro, ma di questo parleremo in un prossimo post.