Bagolaro – Celtis australis

Aggiornato il 2 Aprile 2022

Fenologia minima
Areale di origine

Il Bagolaro (Celtis australis) è albero comunissimo e radicato nella tradizione popolare, a Padova è diffuso sia come individui singoli che in maestosi filari. La chioma raccolta e il fogliame compatto danno un senso di morbidezza che attenua l’austera maestosità degli esemplari adulti.

celtis australis
Via Rezzonico, una traversa di Via Gozzi
celtis australis
Via Venezia vista dal cavalcavia pedonale che lo attraversa in prossimità della Stanga. Un filare di celtis che sembrano formati da soffici cuscini.
celtis australis
Viale Codalunga, in fondo si intravede Palazzo Maldura
celtis australis
I poderosi esemplari di Via Fistomba in una smagliante giornata di Maggio. A sinistra una robinia in piena fioritura.

Il segreto della sensazione di sofficità o morbidezza sta nella fitta trama dei rametti terminali che si palesa solo quando l’albero è spoglio.

celtis australis
Via Venezia in inverno
celtis australis
Piazza Mazzini in una rigida giornata invernale. Il vento rende tanto pungente il freddo che persino i gabbiani ne soffrono, e cercano rifugio in terra ferma.
celtis australis
Ramificazioni su ramificazioni sembrano immagini frattali prodotte da un sofisticato software
celtis australis
L’entrata dei Giardini Treves
celtis australis
Il doppio filare di Via Diaz

Foglie e frutti molto caratteristici aiutano l’identificazione.

celtis australis
La foglia del Bagolaro dal bordo seghettato e punta pronunciata
celtis australis
In alcuni individui molto pronunciata, come nelle piante di Via Rezzonico
Celtis australis
Foglie a fine Ottobre

Il frutto è una drupa (un frutto carnoso con nocciolo) dalla pelle liscia e lucida, con forma e brillantezza di perla. Verde all’inizio e poi tendente al nero violaceo.

Il Bagolaro ha molti nomi comuni, uno di questi è Perlar (o Perler), ed è facile capire perché.
celtis australis
Frutti in Dicembre
celtis australis
I fiori sono piccoli e sfuggenti, occorre pazienza e tempismo per poterli ammirare. Qui, con giovanissime foglie, in una foto di metà Aprile.
Incontro ravvicinato a fine marzo. Infiorescenza a mazzolino. I fiori maschili sono alla base e quelli femminili o bisessuali in cima, dunque pianta poligama.
Il pistillo dal corto stilo ha stigma bifido e delicatamente pubescente.
Nella foto fiore bisessuale, ma dove sono gli stami?…
…scostando le strutture protettive (indecise fra petali e sepali, in questi casi si parla di ‘tepali’) si vedono le antere.
Due fiori maschili su lunghi peduncoli.

Anche la corteccia di quest’albero è fonte di meraviglia, resta perlopiù liscia perfino negli individui adulti, mentre nella forma e nel colore ricorda le possenti zampe dell’elefante.

Questo esemplare si trova al Giardino alla Rotonda, sul Bastione della Gatta presso Piazza Mazzini. Un po’ nascosto, per osservarlo bisogna salire e girare dietro la costruzione circolare, un vecchio serbatoio dell’Acquedotto.
In primo piano il caratteristico tronco del Bagolaro, in uno dei numerosi esemplari che ornano il Cavalcavia Chiesanuova.

Se la visione dei filari affascina per il colpo d’occhio, l’osservazione degli individui isolati impressiona per la maestà e l’eleganza.

celtis australis
Il Celtis che dimora l’area dedicata al Monumento ai Caduti dell’11 Settembre (purtroppo abbattuto nell’Inverno 2019). Sullo sfondo il campanile della Chiesa del Carmine.
celtis australis
Parco Giochi Città dei Bambini, il giardino ospita numerose conifere, gli alberelli che scortano il grande Bagolaro al centro sono due Pissardii.
Celtis australis
Una visione notturna del parcheggio di Prato della Valle. Sullo sfondo Santa Giustina con l’elegante campanile.
celtis australis
Qui in una domenica mattina all’arrivo di schiere di pellegrini.
Giardini dell’Arena dove abita una colonia imperdibile di celtis australis. Qui in una foto di inizio autunno. I Giardini ospitano anche un Celtis occidentalis, il cugino americano del nostro, ma di questo parleremo in un prossimo post.

Sistematica

Celtis australis L.
Il nome fu imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum

Le pagine 1043-44 del secondo tomo. Il vecchio nome ‘lotus’ diffuso nel Mediterraneo e in Europa, non ha nulla a che vedere col genere Lotus. Del resto il termine compare anche nel nome scientifico dell’Albero di Sant’Andrea e anche in questo caso il fior di loto non c’entra affatto.