Rosa canina L. Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753.
Pagina 491. Fusto spinoso, piccioli senza spine, sepali frastagliati. Il nome dato da Bauhin è quasi poetico: rosa comune delle selve, fiore roseo e profumato. Linneo la colloca fra le piante a venti stami e molti pistilli.
Fenologia minimaAreale di origine (native range) – Europa e bacino del Mediterraneo, si estende fino a sud degli Urali e alla parte orientale dell’Himalaya.
Arbusto che può raggiungere un paio di metri in altezza e un po’ di più in larghezza, la chioma è ariosa, per rami sottili e fogliame leggero. Inutile cercarla nei giardini, ma in natura si trova sovente nei boschi e fuori. In città oltre che in Orto è presente nei parchi votati alle specie meno esotiche.
I fusti inizialmente salgono dritti, poi si piegano facendo allargare la chioma. Nella foto due esemplari nella zona degli orti al Parco MilcovichColli Euganei, Sentiero del Venda (segnavia 9)Via Appia, presso Fondi (Latina). Ha l’abitudine di arrampicarsi su altre piante; qui ha cercato di farlo a spese di un grosso lentisco, che però gli concede di mostrare solo i fiori.Riserva del Gariglione (Catanzaro), settembre. Frutti quasi maturi. Foglia composta da cinque o sette foglioline, dalla forma ovale a base e vertice arrotondati……o talvolta più acuti. Colore verde brillante. Piccioletto breve.Bordo a denti piccoli e non tutti uguali, si direbbe doppiamente dentato.
Pagina inferiore più chiara, quasi glauca. Venature delle foglioline evidenti su entrambe le pagine, le secondarie si staccano oblique e corrono equidistanti.
Stipole lungamente aderenti al piccioloStrette e ondeggianti, han bordo finemente dentato. Capita che lanci lunghi rami, verdi, glabri e spinosi, che usa anche (come già detto) per aggrapparsi a ogni genere di supporto.Le spine acute e appiattite, sono rivolte verso la base del ramo.Inizialmente verdi imbruniscono presto fino a diventare, talvolta, addirittura rosse. Sono un po’ dappertutto, financo sul rachide della foglia, ma non sulle venature delle foglioline.Fiori bellissimi, perlopiù solitari. Cinque grandi petali a due lobi, bianchi alla base e rosa tenero verso il vertice. Al centro un nugolo di stami gialli nei filamenti e nelle antere (queste poi scuriscono alquanto); il motivo creato dall’androceo prosegue con le venature dei petali in una specie di fuoco d’artificio. Il gineceo è una sorta di collinetta al sommo della quale stili sottili e pelosi terminano in stigmi appiattiti e lanuginosi anch’essi.Ovario infero, ma sarebbe meglio parlare al plurale… …ogni stilo termina in un ovario dentro il ricettacolo
Calice a cinque sepali col bordo frastagliatissimo e di colore verde. (Foto, una composizione dalla tavola 408, Elemens, Tournefort).
I resti del calice rimangono a lungo. Nella foto frutti in formazione in agosto.Ricettacolo ingrossato. Il colore aranciato presto muterà in rosso vivoUn ellissoide di rotazioneAll’interno acheni pelosi. Non è una capsula (l’involucro esterno non proviene dalla parete dell’ovario), il suo nome tecnico è cinòrrodo; ma tutti la dicono bacca.Sezione trasversale Singolo frutto, alla base una sorta di cordone ombelicale che garantisce il contatto col ricettacolo; poi cadrà.Al vertice residui di stilo.Dentro l’involucro coriaceo un unico seme.Inizialmente i fusti sono verdi, poi diventano marrone aranciato e infine grigi. Corteccia fondamentalmente liscia anche se con spine e lenticelle in abbondanza.
Spigolature La rosa nelle arti figurative è ricca di significati simbolici, qui la ricordiamo come attributo mariano. Molto spesso si incontrano rose a molte fila di petali, mentre la rosa di macchia è piuttosto rara. Pietro di Giovanni Tedesco la ritrae nella Madonna della rosa, in quel di Orsanmichele a Firenze.
Il lato su Via dei Lamberti. Ivi è posta una copia (l’originale all’interno), di grande impatto visivo sulla parete sobria e severa; Maria regge un mazzolino e lo lascia toccare a Gesù.Eccolo. Androceo e gineceo stilizzati con una semisfera; i petali, mossi, hanno accenni di lobi. (Foto, Treasures of Florence)Una volta tanto visi sereni. Il Bambino sorridente, poi, lo si vede molto raramente. (Foto, Treasures of Florence)Anche dai poeti è trascurata grandemente, ché vedono solo quelle ‘centofoglie’. (Nella foto Kew)
Ma Pascoli non delude mai e nella raccolta Myricae ci regala una poesia delicatissima, e assai consolatoria per la povera canina negletta.
Rosa di macchia, che dall’irta rama ridi non vista a quella montanina, che stornellando passa e che ti chiama rosa canina;
se sottil mano i fiori tuoi non coglie, non ti dolere della tua fortuna: le invidïate rose centofoglie colgano a una
a una: al freddo sibilar del vento che l’arse foglie a una a una stacca, irto il rosaio dondolerà lento senza una bacca;
ma tu di bacche brillerai nel lutto del grigio inverno; al rifiorir dell’anno i fiori nuovi a qualche vizzo frutto sorrideranno:
e te, col tempo, stupirà cresciuta quella che all’alba svolta già leggiera col suo stornello, e risalirà muta, forse, una sera.