Aggiornato nell’ottobre 2025

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametti; seme; embrione; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli 1; dove trovarli 2; spigolature
Ginkgo biloba L.
Nome imposto da Linneo nell’appendice de Mantissa Plantarum Altera, Stoccolma, 1771 – diciotto anni dopo Species Plantarum.



Ginkgo biloba è albero affascinante e misterioso con particolarità veramente al di fuori del comune. Ha portamento severo e slanciato con lunghi e possenti rami che si protraggono un po’ in tutte le direzioni.




Osservando l’albero da lontano si resta colpiti dagli ampi spazi fra un ramo e l’altro. (Foto, Parco Europa)


Le quali foglie han forma peculiare, le nervature si diramano radialmente dal lungo picciolo facendole somigliare a ventagli, mentre una profonda incisione sembra dividerle a metà. Da questa cesura la pianta prende il nome della specie.

Le venature procedendo verso la periferia finirebbero col distanziarsi molto fra loro, per conservare una distribuzione uniforme si biforcano più volte (tecnicamente venature dicotomiche). Idealmente partendo da una singola venatura a ogni suddivisione se ne raddoppia il numero: due, quattro, otto, sedici, trentadue, sessantaquattro, secondo una progressione geometrica di base due.

Nell’ingrandimento si distingue bene il meccanismo, basta puntare l’attenzione sui punti di biforcazione. Con un po’ di pazienza si riesce a cogliere il passaggio da otto a sedici venature – non tutte le diramazioni dello stesso ordine sono alla stessa altezza e non tutte chiare allo stesso modo.


La bellezza e singolarità della forma è, se possibile, esaltata dal colore che la foglia assume in autunno, un giallo intenso che vira all’ambra col passare dei giorni.


Fiori maschili e fiori femminili sono portati da piante diverse. In realtà bisognerebbe parlare di ‘strutture riproduttive’ o ‘apparati riproduttivi’, ma, come spesso ricordato, Unalberoalgiorno si concede molte libertà…


Quelli femminili (ma da quello che si dirà si capirà quanto improprio sia parlare di fiori, sic!) hanno forma curiosa, un lungo peduncolo che alla sommità porta una sferetta gialla: l’ovulo ‘nudo’. Ovulo che il ginkgo impudicamente espone in bella vista. A volte gli ovuli sono due.





Il granulo di polline una volta entrato dal micropilo passerà nella camera pollinica. Lì rimarrà per un certo tempo fino a che la cellula sessuale femminile matura non sarà pronta a concedersi, allora si libereranno le cellule sessuali maschili che aiutandosi con ciglia mobili (un po’ come i nostri spermatozoi) faranno a gara per raggiungerla e fecondarla.

La mancanza dell’ovario accomuna il ginkgo alle conifere e altre piante originatesi in ere geologiche lontane. Per il ginkgo i fossili indicano il Triassico. Qualcuno parla di “fossile vivente”, locuzione, dovuta a Darwin, e carica di risvolti epistemologici. Prima o poi ne dovremo parlare.





La fecondazione avviene quando il frutto è in terra. Nella foto un seme raccolto in settembre. Si riconosce l’embrione coi due cotiledoni circondato da tessuti di riserva (‘endosperma’).




Pianta bellissima che merita ancora qualche altra foto.








