Ginkgo biloba – Ginkgo

Aggiornato nell’ottobre 2025

Foglia 6

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametti; seme; embrione; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli 1; dove trovarli 2; spigolature

Ginkgo biloba L.
Nome imposto da Linneo nell’appendice de Mantissa Plantarum Altera, Stoccolma, 1771 – diciotto anni dopo Species Plantarum.

Le pagine 313 e 314. La specie è dettagliatamente descritta nell’Appendice. E classificata fra le piante Cryptogamae, cioè a fiori nascosti o appena visibili.

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range) – Cina sud orientale

Ginkgo biloba è albero affascinante e misterioso con particolarità veramente al di fuori del comune. Ha portamento severo e slanciato con lunghi e possenti rami che si protraggono un po’ in tutte le direzioni.

Portamento 3
Due splendidi esemplari abitano in Riviera San Benedetto presso Ponte dei Tadi
Portamento 7a
Qui visti dal ponte; sulla sponda opposta un enorme gelso.
Roseto di Santa Giustina, uno splendido individuo in Maggio. L’albero è visibile, anche se con qualche difficoltà, dall’adiacente Via Sanmicheli.
Portamento 4

Osservando l’albero da lontano si resta colpiti dagli ampi spazi fra un ramo e l’altro. (Foto, Parco Europa)

Brachiblasti 13
Ciò è dovuto alla scarsità di rami e rametti secondari, in luogo dei quali la pianta presenta numerose strutture tozze e robuste (brachiblasti), alle cime delle quali sono attaccati ciuffi di foglie.

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Le quali foglie han forma peculiare, le nervature si diramano  radialmente dal lungo picciolo facendole somigliare a ventagli, mentre una profonda incisione sembra dividerle a metà. Da questa cesura la pianta prende il nome della specie.

Le venature procedendo verso la periferia finirebbero col distanziarsi molto fra loro, per conservare una distribuzione uniforme si biforcano più volte (tecnicamente venature dicotomiche). Idealmente partendo da una singola venatura a ogni suddivisione se ne raddoppia il numero: due, quattro, otto, sedici, trentadue, sessantaquattro, secondo una progressione geometrica di base due.

Nell’ingrandimento si distingue bene il meccanismo, basta puntare l’attenzione sui punti di biforcazione. Con un po’ di pazienza si riesce a cogliere il passaggio da otto a sedici venature – non tutte le diramazioni dello stesso ordine sono alla stessa altezza e non tutte chiare allo stesso modo.

Ma questo si capisce, una foto non è un disegno, dove tutto è più ‘pulito’ e intelligibile.
Foglia 3

La bellezza e singolarità della forma è, se possibile, esaltata dal colore che la foglia assume in autunno, un giallo intenso che vira all’ambra col passare dei giorni.

Foglia 6
Origami 3
La forma della foglia ha ispirato orafi (collane, anelli, orecchini, …), tatuatori e ogni specie di decoratore (carta da parati, stoffe, …) Non potevano mancare, vista l’importanza di questa pianta nelle culture dell’estremo oriente, artisti di origami

Fiori maschili e fiori femminili sono portati da piante diverse. In realtà bisognerebbe parlare di ‘strutture riproduttive’ o ‘apparati riproduttivi’, ma, come spesso ricordato, Unalberoalgiorno si concede molte libertà…

Fiore 4
I fiori maschili sono riuniti in amenti, somigliano a quelli del gelso

Quelli femminili (ma da quello che si dirà si capirà quanto improprio sia parlare di fiori, sic!) hanno forma curiosa, un lungo peduncolo che alla sommità porta una sferetta gialla: l’ovulo ‘nudo’. Ovulo che il ginkgo impudicamente espone in bella vista. A volte gli ovuli sono due.

Incontro ravvicinato coll’ovulo. In cima ha un foro con annesso canale interno (micropilo), da lì entra il granulo di polline…
…aiutato da una gocciolina emessa dall’ovulo
Sezione longitudinale del cono. Si distingue la traccia della cellula sessuale femminile che diventerà l’embrione dopo la fecondazione.
In basso la sezione della cellula sessuale femminile; in alto la sezione del micropilo. La struttura fra i due, simile a una cupola, è la camera pollinica.

Il granulo di polline una volta entrato dal micropilo passerà nella camera pollinica. Lì rimarrà per un certo tempo fino a che la cellula sessuale femminile matura non sarà pronta a concedersi, allora si libereranno le cellule sessuali maschili che aiutandosi con ciglia mobili (un po’ come i nostri spermatozoi) faranno a gara per raggiungerla e fecondarla.

Fiore 1

La mancanza dell’ovario accomuna il ginkgo alle conifere e altre piante originatesi in ere geologiche lontane. Per il ginkgo i fossili indicano il Triassico. Qualcuno parla di “fossile vivente”, locuzione, dovuta a Darwin, e carica di risvolti epistemologici. Prima o poi ne dovremo parlare.

Frutto 1
I frutti (in realtà soltanto dei semi con tre strati di ‘pelle’, il più esterno carnoso) sono simili a prugne, e a maturazione hanno un odore nauseabondo.
Frutti 2.jpg
Tolto lo strato carnoso, se ne scopre uno coriaceo
E ancora più dentro uno strato cartaceo.

La fecondazione avviene quando il frutto è in terra. Nella foto un seme raccolto in settembre. Si riconosce l’embrione coi due cotiledoni circondato da tessuti di riserva (‘endosperma’).

La circostanza d’avere due cotiledoni avvicina il ginkgo alle angiosperme
Cotiledoni e radichetta (l’estremo più scuro).
Corteccia 1
La corteccia è grigia e con solchi alquanto distanziati fra loro
Corteccia 2

Pianta bellissima che merita ancora qualche altra foto.

Dietro l’abside della Cappella degli Scrovegni dimora un gruppo di notevoli biloba
Portamento 6
Qui osservati dal Viale Perlasca, Giardini dell’Arena
Portamento 8
Un giardino privato in Via Morgagni, sulla destra le colonne del pronao dell’edificio jappelliano di Largo Meneghetti, insomma il Selvatico.
Filari 1
Spesso è in filari, che contribuiscono alla scenografia dei luoghi; qui ai Giardini alla Rotonda.
Filare2
La vicina Via Fra Paolo Sarpi ospita un lungo filare di giovani ginkgo
Filari 3
qui in Autunno
Filari 6
Via Annibale da Bassano, all’Arcella.
Portamento 11
Giardini Treves
Il vecchio e splendido esemplare dell’Orto Botanico di Padova, messo a dimora nel 1750.

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