Citrus x sinensis – Arancio dolce

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; spine; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli; spigolature

Citrus x sinensis (L.) Osbeck
Nome imposto da Pehr Osbeck naturalista svedese allievo di Linneo. Fece un viaggio in estremo oriente osservando miriadi di specie, e contribuì alla stesura dell’edizione del 1753 di Species Plantarum. A lui è riconosciuta la paternità del nome che compare in Reise nach Ostindien und China del 1765, anche se la specie fu descritta da Linneo in Species Plantarum.

Pagina 250. Distingue tra mandarino e arancio dolce, e quest’ultima specie la dice diversa dall’arancio amaro. Non una parola sui caratteri (sic!)

Fenologia minima. Interessanti sovrapposizioni tra fiori (bianchi), frutti maturi (arancione), frutti immaturi (verdi) .

Areale di origine (native range) – ibrido naturale

Piccolo albero dalla chioma fitta e arrotondata, proveniente dalla Cina e da sempre coltivato. Frutto di ibridazioni misteriose e chi sa quanto antiche, ad ogni buon conto i manuali danno come genitori C. reticulata mandarino e C. maxima pomelo (accento sulla prima o).

In città raramente è coltivato in terra, poiché teme il freddo. Lo si trova più spesso in vaso, ma con l’innalzamento della temperatura media le cose dovrebbero cambiare. Nella foto un giardino privato a Chiesanuova.

Riserva degli agrumi, Villa Pisani, Stra.
Cordova, Moschea. Alternati agli aranci, alcuni dei quali vecchissimi, cipressini e splendide palme da dattero (Phoenix dactilifera)
Il cortile-giardino di San Gregorio Armeno, un’oasi di pace e bellezza nel centro del centro storico di Napoli.
Uno dei chiostri della Certosa di Padula (SA).
Jardin du Luxembourg, Parigi. Rigorosamente in vaso. Sullo sfondo Phoenix canariensis.

Foglia allungata. Lamina larga, verde smeraldo, coriacea, se spezzata emana profumo fresco e pungente. Venature poco evidenti. Base tonda e vertice appuntito. Vistose ali lungo tutto il picciolo.

Pagina inferiore chiara e quasi opaca, meglio visibili le venature che tendono a formare ampi occhielli. Bordo intero o con timidi denti.
Giovani rametti irregolarmente appiattiti.
Spine piccole e sottili alle ascelle delle foglie.
Fiori isolati. A volte in piccoli mazzetti in cima ai rametti.
Rinomati tanto da avere un nome proprio, zagara; anche il profumo (una fragranza fresca e morbida) porta lo stesso nome.
Cinque petali, bianchi anche all’esterno (in ciò si distingue dal limone).
Calice a cinque sepali saldati alla base. All’interno una palizzata di stami sormontati da antere giallissime a maturità.
Gruppi di stami saldati fra loro (Polyadelphia icosandria)
Nell’ingrandimento il dettaglio della saldatura degli stili
Pistillo robusto. Nella foto si riconosce il calice a cinque lobi triangolari e acuminati.
Sezione longitudinale di stigma e stilo
Ovario supero, assume presto la forma del frutto che verrà. Lo sorregge un nettario giallognolo, sodo, madido di umori.
Placentazione con un asse centrale. Nella foto si distinguono numerosi ovuli.
Sezione trasversale. Non è difficile risalire al numero di spicchi (ogni spicchio un carpello)

Il frutto, come tutti sanno, è l’arancia. Una bacca (esperìdio).

Epicarpo sottile e ricco di ghiandole oleifere, mesocarpo bianco e spugnoso, endocarpo succulento.
Buccia (la parte esterna dell’epicarpo) increspata di ghiandole
Dettaglio
La polpa è fatta di vescicole ricolme di succo
avvicinandosi
Particolare del mesocarpo. Ho fratturato il tessuto in modo da evidenziarne la spugnosità.
La fioritura può cominciare anche in febbraio, così i primi frutti maturano già in settembre (tutto dipende dalla cultivar, naturalmente)
Inoltre i frutti possono restare a lungo sulla pianta, ben oltre la fioritura successiva. Insomma, un altro albero patriottico al pari del corbezzolo.
Alle piante l’uomo ne fa di tutti i colori, in questo arancio qualcuno deve aver innestato un ramo di limone, ma lo spettacolo cromatico non è sgraziato.
La corteccia, marrone aranciato, si screpola (ma non si fessura) formando stretti solchi neri. Nella foto è visibile l’innesto fatto quasi certamente sull’arancio amaro (Citrus aurantium L.)

Spigolature

Gentile da Fabriano, Fuga in Egitto – Predella centrale de Adorazione dei Magi, 1423, Uffizi. (Wikipedia-Gsimonov)
Cima da Conegliano, Madonna dell’Arancio, 1496-98, Galleria dell’Accademia. (Wikipedia)

Nelle due opere differenza di stile e gusto (le separa quasi un secolo), ma analogo il modo di trattare la materia vegetale come puro elemento decorativo. Nella prima i due alberelli coronano le ancelle in coda al breve corteo; nella seconda l’albero snello e elegante domina il secondo piano dell’opera riempiendo di sé la lunetta.

Grande cura nel riprodurre le foglie: forma, fillotassi, alette dei piccioli.

Joos Van Cleve, Sacra Famiglia, 1512, Metropolitan Museum of Art. Per i fiamminghi l’arancia nelle mani di Gesù (come del resto la mela) è simbolo di redenzione; in olandese ha nome sinaasappel, che, nel contesto cinquecentesco vale letteralmente mela cinese.

2 pensieri su “Citrus x sinensis – Arancio dolce

  1. Grazie Lorenzo, speriamo di averla fra gli abbonati: un modo per stare vicini anche se solo virtualmente.

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