Sycopsis sinensis Oliv. Nome imposto da Daniel Oliver botanico britannico, bibliotecario e poi custode dell’Herbarium del Royal Botanic Gardens di Kew e anche professore di botanica all’UCL (University College di Londra). La specie è descritta per la prima volta con questo nome nel ventesimo fascicolo (1890) della rivista Icones Plantarum; or figures, with brief descriptive characters and remarks of new or rare plants, Londra. La rivista era organizzata in tavole corredate da una descrizione e un commento.
Testo associato alla tavola 1931. Descrizione accurata. Preziosa per quello che diremo nel seguito.
E ancora più utile la tavola. Rametto con frutti.
Brattea e fiore maschile 1, frammento del calice 2, antere 3; stigmi in crescita 4, pistillo intero 5, seme 7, embrione 8; infruttescenza 9.
Etimo Sykon in greco vale fico e una delle accezioni di opsis è aspetto, così il nome di genere suona simile al fico. A motivo delle foglie? non certo quelle del carica, ma per altre specie è possibile. Qualche fonte suggerisce che il fiore con tutte quelle antere affastellate in bella vista potrebbe ricordare un fico maturo aperto (figura 1 nell’illustrazione precedente). Quanto al nome di specie significato cristallino.
Fenologia minimaAreale di origine (Native gange) – Cina sud orientale e Formosa
Grosso arbusto con numerosi fusti ascendenti e slanciati, chioma fitta e affusolata. Ottimo per giardini. In città ne ho trovato un unico giovinetto in via Tirana. Questo esemplare in febbraio perde molte delle foglie sui rami più alti, pur essendo la specie segnalata come sempreverde.
La circostanza mi ha fatto sospettare che avrebbe potuto trattarsi dell’ibrido tra generi x Sycoparrotia semidecidua ottenuto (1968) dall’incrocio tra Sycopsis sinensis e Parrotia persica. Ma forma, colore e venature delle foglie non corroborano questa interpretazione, ché quello le ha troppo simili alla persica.
Foliage in gennaioCarico di fiori in febbraioVilla Taranto, Verbania. Foto di Andrea Moro.Foglie coriacee, allungate, apice e base acuti, pagina superiore verde profondo……e brillante (lucida di cera). Venature incassate, le terziarie reticolate. Pagina inferiore glauca e molto più chiara, venature in rilievo (ovvio dopo quanto si è visto per l’altra faccia). Picciolo breve e pelosetto.Bordo con piccoli denti radi, come bene si distingue in questo esemplare dell’Orto Botanico Reale di Madrid. Talvolta bordo intero e mosso.Fiorisce in febbraio in piccoli fioretti raccolti a mazzettiniAntere rossissime sbucano dall’infiorescenza. Ricordano molto quelle della parrozia (stessa famiglia, Hamamelidaceae)Infiorescenza protetta da brattee marrone e pelose Brattea con peli stellatiPeli ben distinguibili anche in questa foto, ottenuta scostando una brattea Antere inizialmente gialleSingolo fioretto con calicetto peloso. Non ha petali, solo sepali. Una mezza dozzina di stami e due stigmi a forma di nastrini ondulati. Ingrandimento del fiore ottenuto da due foto al microscopio. Si possono apprezzare in particolare il calice peloso e i filamenti lunghi, sottili e verdolini. Antera immatura; le macchie nere sono peli stellati.Sezione trasversale dell’antera. Due teche, quattro logge, e prolungamento del filamento al centro.I lunghi stigmi e il calicePistillo composto da un ovario (supero), due stili (brevissimi) e due stigmi. Insomma, due carpelli in tutto.Ovario in marzoSezione trasversale dell’ovario. Due loculi con dentro un ovulo ciascuno.In marzo, antere avvizziteInizio della fruttificazione. Gli stigmi, e anche il calice, permangono a lungo sulla pianta.La struttura che protegge l’infiorescenza. La foto consente di apprezzare le brattee vellutate che la compongono.Il frutto è una capsula marrone e pelosa che si apre in due valveSezione trasversale. All’interno degli alloggiamenti si distinguono i semi.La capsula sembra formata da più strati; quello più interno lignificatoQui di profilo. Al centro si intravvede un seme, purtroppo risecchito.Corteccia grigia, liscia, con numerose lenticelle.