Parrotia persica – Parrozia

Aggiornato nel Febbraio 2023

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; gemma; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; spigolature

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
L’areale di origine (native range) è la catena dei monti Alborz lungo la parte meridionale del Mar Caspio.

Il carattere più interessante di questo albero è il colore grandemente mutabile nel tempo delle foglie, sia da pianta a pianta, sia sulla stessa pianta. Mano a mano che avanza l’estate l’albero tende a diventare: giallo, arancio, rosso violaceo.

Maggio, giovani foglie dal colore verde tenue, alcune virano già al giallo e al violaceo.
Luglio, questa pianta ha tutte le foglie verde smagliante.
Ottobre
Dicembre
Quanto alla forma: foglia asimmetrica, nervature ben visibili e distanziate, bordo ondulato o accenno di denti, picciolo corto. Lieve peluria su entrambe le pagine.

In città la Parrozia non è molto comune e quelle presenti sono tutte molto giovani, segno che solo di recente i giardinieri del Comune han cominciato ad interessarsene. Nei giardini privati, che io sappia, è completamente assente.

Un esemplare notevole vive in Orto
Portamento arboreo, i rami crescono ad angolo acuto col tronco facendo assumere alla chioma aspetto raccolto quasi fastigiato.
Impressionante l’esemplare che vive nell’Orto Botanico di Napoli, lui cresce un po’ scapigliato.
Il possente tronco.
Via Piazzale Toselli, due giovanissime parrozie
Via Genova
Parco Europa, presso l’entrata da Via Pescarotto.
In Via Thaon de Revel (tratto fra Via Cadorna e Via Configliacchi) vive da qualche anno un gruppetto di parrozie che si dividono la strada con alcune Koelreuteria paniculata, queste ultime riconoscibili dai frutti.
Sulla sinistra l’esemplare all’angolo con Via Cadorna
Questo tratto di strada merita d’essere visitato periodicamente, poiché le due specie si danno un gran da fare per abbellirlo in tutte le stagioni. Qui in maggio la fioritura della paniculata.
Dicembre, è la volta della parrozia col foliage, si osservino anche i frutti della Koelreuteria che permangono a lungo sulle piante.
Fioritura delle parrozie, un fenomeno sfuggente, perché breve e discreto, tanto che i piccoli fiori possono risultare invisibili al passante distratto.
Fiori nudi (senza petali) che giocano a nascondersi
Si vedono solo le antere cremisi far capolino fra brattee scure e coriacee
Filamenti verde smeraldo
Due sacche polliniche per antera
Involucro elegante, ma complicatissimo intrico di brattee.
In realtà l’infiorescenza è un capolino e i singoli fiori han sepali minuscoli e pelosi.
Il fiore è bisessuale, spesso solo maschile, ma scovare i pistilli fra una selva di stami è un’impresa ardua.
Stigma biforcuto sin quasi alla base
Per vedere il pistillo bisogna sfrondare sepali e stami.
Altrimenti bisogna aspettare che gli stami si secchino e cadano. Allora finalmente appare, ma l’attimo è passato: il fattaccio è già avvenuto: il fiore è fecondato.
Aprile, frutti in formazione
Maggio, capsule biforcute.
Caratteristica la gemma: tomentosa e appuntita, di colore marrone nerastra.
Se lasciata crescere liberamente questa pianta tende a mettere i rami sin dalla base del fusto. Anche la corteccia è caratteristica: si desquama in grandi placche che cadendo lasciano impronte colorate sul tronco; in questo è molto simile al Platano.
Fenomeno molto meno evidente negli esemplari più giovani.

Spigolature
Gita virtuale con GoogleMaps dove ammirare grandi e splendide parrozie nel loro ambiente d’origine (Naharkhoran Park), è in vero sempre emozionante osservare le piante nel loro habitat.

Sistematica

Parrotia persica C.A.Mey.
Nome imposto da Carl Anton von Meyer in Verzeichniss der Pflanzen… (‘Elenco delle piante…’ insomma, un lungo titolo in cui compaiono le regioni esplorate, fra le altra Caucaso e Mar Caspio). Meyer fu un botanico tedesco naturalizzato russo, in questo paese ricoprì molti prestigiosi incarichi.  

Il frontespizio dell’opera del 1831.
Le pagine 46 e 47 dove compare una descrizione molto dettagliata del genere e poi il vecchio nome della specie.

Meyer annomò il genere in onore di Friederich Parrot, un fisico e botanico che capeggiò una spedizione scientifica sul Monte Ararat alla ricerca dell’Arca di Noè.