Pittosporum tobira (Thunb.) W.T.Aiton Nome imposto da William Townsend Aiton botanico britannico direttore a Kew. Era succeduto al padre William Aiton, che veniva dalla Scozia. Il nome compare nella seconda edizione (1811) di Hortus kewensis, un catalogo delle piante di Kew la cui prima edizione (1789) si deve al padre.
La pagina 27. Nella parte superiore la descrizione del genere, che si concentra sui fiori e i frutti, sotto la specie la cui descrizione si accentra sulle foglie. Interessante il fatto che Aiton usi, ancora nel 1811, la sistematica linneana collocandolo come Pentandra monogyna. Stranamente non compare il riferimento a Thunberg. Ma rimediamo subito. La pagina 99 di Flora Japonica del 1784 (Lipsia). La descrizione e dettagliatissima, ne ho riportato solo una parte. Come si vede dall’intestazione del paragrafo Thunberg aveva attribuito la pianta al genere Euonymus.Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazioneAreale di origine (native range)
Un arbusto sempreverde dell’estremo oriente (Cina, Giappone) che si è tanto ben adattato da fare ormai parte del paesaggio mediterraneo.
Lido di Venezia, Murazzi. Un florido Pitosforo, fiorito, dalle notevoli dimensioni, domina questa macchia in cui compaiono sambuchi, ligustri, tamerici, pioppi e, in primo piano, un Pino marittimo (Pinus pinaster). Un altro ragguardevole esemplare ai Giardini Treves. MaggioDa diversa angolazione in marzo. La pianta fiorisce in aprile-maggio.Un bell’esemplare, gemellato con un Osmanto, all’Ospedale Busonera.Anche in Orto abitano esemplari degni di nota. Un vecchio Pitosforo addossato al muro di cinta dell’Orto antico sul lato nordovest. E il suo impressionante tronco. La corteccia del Pitosforo è scura, sottile e si fessura molto tardi. Alternanza di superficie nere e marrone; ruvida al tatto ma raramente fratturata. Le foglie sono verde scuro, lucide, coriacee, col bordo piegato verso il basso. Sembrano irradiarsi tutte da uno stesso punto del rametto, ma in realtà sono alterne. Sì, è proprio così. Un po’ disordinate forse ma decisamente alterne.La pagina inferiore è molto più chiara ma ugualmente glabra, e solcata da vistose venature. La forma della foglia è inconsueta ma non rarissima: sottile alla base si allarga verso l’estremità opposta. Il vertice è spesso inciso: una rientranza in corrispondenza della venatura principale.Fiori bianchi con cinque petali, saldati alla base, e cinque stami alternati. Il pistillo è pelosetto e sormontato da uno stigma rilucente. Incontro ravvicinato, anche lo stigma conserva la simmetria pentagonaleTolti i petali (corolla) si distinguono bene sepali (calice) e pistilloLevando un sepalo si vede bene lo stame dal filamento piatto. Le antere sembrano punte di frecce.Sezione longitudinale del pistilloSezione trasversale. Placentazione parietale (gli ovuli sono attaccati alla parete dell’ovario).La Natura commette spesso errori (è questa, in fondo, l’essenza della Selezione naturale): questo fiore ha quattro petali e altrettanti stami. Si notino anche i pistilli grandemente ingrossati alla base: tutti già fecondati. I fiori tendono ad ingiallire profumando vieppiù di zagara. I frutti sono capsule che si aprono in due o tre parti. I lunghi peduncoli sono riuniti all’origine. Parte del pistillo rimane visibile come succede ogni volta che l’ovario è supero. (Foto: settembre) All’apertura delle capsule compaiono rossissimi semi. (Foto: novembre) Una sostanza gelatinosa tiene incollati i semi fra loro. Da qui il nome del genere: parola composta (pitto-sporum) colle voci ‘pitta’ e ‘sporos’, pece e seme rispettivamente.I semi appiccitaticci sono poi trasportati inconsapevolmente dagli animali.Uno spicchio di capsula (valva). Nella foto si distingue bene il modo in cui i semi (gli ex ovuli) sono attaccati alla parete in terna della capsula (dell’ex ovario). Il filamento che assicura il contatto prende il nome di funicolo. Questa specie ci dà un’occasione ghiotta per osservarlo. I due smontati.
La pianta ha dimensioni ridotte, tanto da assumere portamento arbustivo; forse anche per questo il Centro ne è pieno.
Via Soncin in Ghetto La città cambia continuamente, il tobira deve essere morto ed è stato sostituito con un giovanissimo Ulivo. Via Dietro DuomoVia Gaspara StampaIl cortiletto della Scala del Bovolo a Venezia.‘Sopporta bene le potature’: locuzione elegante per dire che la pianta non muore subito. Ma la barbara pratica le accorcia notevolmente la vita. Esiste una cultivar a foglia verde tenue e dal bordo chiazzato di bianco (Pittosporum tobira Variegatum).Un bellissimo esemplare vive all’Orto.