Vitex agnus-castus – Agnocasto

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli; Agnocasto storico Orto

Vitex agnus-castus L., 1753
Annomato da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum a pagina 638, secondo tomo, edizione del 1753.

La pagina incriminata. Specie collocata nella Classe 14. (Didynamia angiospermia). La breve descrizione di Linneo si appunta sulle foglie che dice digitate e sull’infiorescenza, una spiga con fiori in verticilli.
Un refuso indica la pagina 938, forse il ragazzo di bottega del tipografo ha ruotato il tassello della cifra ‘6’.


Fenologia minima

Areale di origine – Native range

Piccolo albero o arbusto dalla fioritura smagliante, famoso per il potere sedativo al quale sono associate le più inverosimili affermazioni e, in ogni tempo, salaci frizzi e lazzi.

La chioma si allarga presto per la presenza di rami e rametti ad angoli ampi.
Spesso compaiono diramazioni che partono dalla base del tronco, denunciando l’abitudine della pianta ad assumere aspetto arbustivo
La corteccia da giovane è liscia di colore grigiomarrone.
Con l’età mostra strette placche che sembrano sollevarsi dai tessuti sottostanti.
Foglia composta: cinque (o sette) foglioline si dipartono dal vertice del lungo picciolo (tecnicamente digitata, come le dita di una mano alla quale tuttavia manchi il palmo)
Le singole foglioline di grandezze diverse hanno bordo intero. Nervature poco evidenti, in specie le secondarie, piccioletto breve; pagina superiore verde e inferiore molto più chiara, e pelosa a detta dei manuali.
Fillotassi opposta. Le foglioline alla nascita han bordo ripiegato all’ingiù.
Anche i rametti hanno inserzione opposta, e quelli giovani sono verdi.
Ma presto assumono il colore canonico.
Minuscoli fioretti sono raggruppati in lunghe e sottili infiorescenze dalla struttura affascinante, purtroppo grandemente trascurata dai manuali.
Su un asse centrale si innestano, a distanze regolari, mazzolini disposti a verticilli (‘spicis verticillatis’ = spiga verticillata, spiega Linneo).
Ogni verticillo porta due micro rametti opposti che a loro volta si dividono in due e ognuno ancora in due (dunque, 2 alla 3 = 8), al vertice dell’ultimo rametto sono attaccati tre o quattro fiorellini. Difficile raccapezzarsi in questo proliferare di potenze di due, se non osservando i boccioli.
Singoli fioretti bellissimi dal colore viola intenso e uniforme all’interno, mentre l’esterno è ricoperto da un pulviscolo di macchioline bianche.
Corolla a tubicino nella parte bassa e in alto a simmetria bilaterale, un petalo più lungo che fa da vessillo e altri quattro disposti due per lato. Il calice ha invece simmetria pentagonale.
Quattro stami emergono dalla corolla a coppie di lunghezza diversa, il pistillo si erge quanto i due più bassi.
L’interno ha una fascia di peli lì dove i filamenti si innestano alla corolla.
Antere viola con due sacche polliniche ben separate
Stigma bifido. Di una bellezza commovente.
Ovario supero a forma arrotondata come il frutto che verrà.
La fioritura inizia a metà giugno ed è duratura, ma già a metà luglio i frutti prendono forma.
Drupe sferiche con mucrone (residuo dell’attaccatura dello stilo); anche da mature conservano il calice.
Settembre, già bell’è pronte. Una pregiata spezia.
Ottobre
Quattro cavità ognuna un seme.
Se nessuno le raccoglie, durano, più o meno integre, a lungo…
…muti ornamenti sulle piante spoglie.
Pianta molto ornamentale dunque. Nella foto due esemplari ai Giardini dell’Arena. Visibili purtroppo solo attraverso la recinzione poiché vivono nell’area archeologica, inaccessibile da tempo immemorabile .
Un’altra coppia vive ai Giardini della Biennale a Venezia.
Giovane esemplare in un orto didattico presso la Canonica dell’Abbazia di Carceri (comune omonimo della provincia di Padova). ‘Pepe dei monaci’, indica la targhetta, palese riferimento all’uso monacale.
In Orto ce n’è più d’uno, forse in ricordo di un severo patriarca che lo abitava sin dal 1550.
Morto a causa di un fungo micidiale nel 1984, dimorava a ridosso della Porta Nord sul lato esterno del recinto antico. A lungo un’Alberoalgiorno ha lamentato la mancanza di almeno una targa commemorativa. (Fonte del disegno: Cappelletti, Cassina, L’Orto dei Semplici dell’Università di Padova, edito a cura del Comune di Padova, 1995(?))  [Disegno modificato con siti e date delle piante storiche]
Poi nel recentissimo Museo è stato dato ampio risalto al Nostro, esponendone il tronco che evidentemente era stato riposto. Bella iniziativa!
Corteccia conservata parzialmente.
Foto dell’archivio dell’Università (Phaidra) risalente al Novecento.

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